Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Alessio Figalli e le sue origini «Tornare a Napoli? La adoro, ma non è possibile»

- di Natascia Festa

Quando meno di tre anni fa, Alessio Figalli venne a Napoli ospite di «Futuro remoto», in pochi avrebbero pronostica­to che in un futuro molto meno remoto questo geniale matematico di padre napoletano, avrebbe ricevuto la Medaglia Fields ovvero il «Nobel della matematica». È successo ieri a Rio de Janeiro e l’Italia si appunta sulla giacca della ricerca un nuovo blasone ma solo «di nascita». Figalli in quell’occasione raccontò al Corriere del Mezzogiorn­o perché, dopo essersi fatto due conti — del resto è un matematico e gli riesce sempre bene — lasciò l’Italia per l’America e a 27 anni era già ordinario ad Austin, University of Texas.

Qualcuno aveva creduto in lui. «Sono stato supportato da varie persone — disse —. Quando ero ancora studente alla Normale di Pisa, conobbi Albert Fathi. Quell’incontro fu molto importante perché il professore mi propose una residenza all’Ecole Normale di Lione per un semestre. Iniziai poi un dottorato con Luigi Ambrosio e Cédric Villani. Quando avevo già un posto permanente in Francia, un altro incontro segnò il cambiament­o successivo: durante un periodo di ricerca a Los Angeles, Luis Caffarelli mi invitò per un mese in Texas e, in quell’occasione, mi fu proposta una cattedra da associato che accettai subito».

La paralisi della ricerca in Italia ha fatto di lui l’ennesimo cervello in fuga senza tentazioni di rientro. «Tornare in Italia? Magari a Napoli? Sarebbe magnifico, adoro Napoli. Con rammarico però dico no: nel nostro Paese manca ogni tipo di programmaz­ione e l’istruzione non può seguire le leggi dell’economia».

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