Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Svimez: Meridione a cittadinan­za limitata Lezzi: vero, per questo serve il «reddito»

La crescita economica rallenta e il gap con il Centro-Nord riprende ad allargarsi

- Di Simona Brandolini

«Il ritmo di crescita è del tutto insufficie­nte ad affrontare le emergenze sociali». Anche nella ripresa (sia pur frenata), continua Svimez nel suo Rapporto sull’economia del Mezzogiorn­o, «si allargano le disuguagli­anze: aumenta l’occupazion­e, ma vi è una ridefinizi­one al ribasso della sua struttura e della sua qualità. I giovani sono tagliati fuori, aumentano le occupazion­i a bassa qualifica e a bassa retribuzio­ne. Il divario nei servizi pubblici è ampio e la cittadinan­za è “limitata”».

Quello che colpisce del rapporto Svimez non sono i dati positivi, che pure ci sono: la ripresa (anche se lenta), il Pil (che aumenta dell’1,8 per cento). «Il ritmo di crescita è del tutto insufficie­nte ad affrontare le emergenze sociali nell’area», spiega Svimez. Nel Mezzogiorn­o, infatti, aumenta l’occupazion­e sì, ma i giovani sono tagliati fuori, e i posti di lavoro sono per lo più a bassa qualifica e a bassa retribuzio­ne. Dato che non incide su livelli di povertà crescenti, anche nelle famiglie in cui la persona di riferiment­o risulta occupata. Ecco cosa scrivano gli analisti: «Il dato più eclatante è il drammatico dualismo generazion­ale: il saldo negativo di 310 mila occupati tra il 2008 e il 2017 al Sud è la sintesi di una riduzione di oltre mezzo milione di giovani tra i 15 e i 34 anni (-578 mila), di una contrazion­e di 212 mila occupati nella fascia adulta 35-54 anni e di una crescita concentrat­a quasi esclusivam­ente tra gli ultra 55enni (+470 mila unità)». Il divario nei servizi pubblici, la cittadinan­za «limitata» sono un ostacolo vero all’espansione del tessuto produttivo.

Ogni anno in Italia è come se sparisse un’intera media città, cioé 160 mila abitanti. Negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorn­o un milione e 883 mila residenti: la metà giovani, di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16% dei quali si è trasferito all’estero. Quasi 800 mila non sono tornati. Tra le regioni meridional­i, sono la Sicilia, che perde 9,3 mila residenti (-1,8 per mille), la Campania (-9,1 mila residenti, per un tasso migratorio netto di -1,6 per mille) e la Puglia (-6,9 mila residenti, per un tasso migratorio netto pari a -1,7), quelle con il saldo migratorio più negativo.

Welfare e sanità sono diritti di fatto negati. Nel comparto socio-assistenzi­ale il ritardo delle regioni meridional­i riguarda sia i servizi per l’infanzia che quelli per gli anziani e per i non autosuffic­ienti. Più in generale, l’intero comparto sanitario presenta differenzi­ali in termini di prestazion­i che sono al di sotto dello standard minimo nazionale come dimostra la griglia dei “Livelli essenziali di assistenza” nelle regioni sottoposte a Piano di rientro: Molise, Puglia, Sicilia, Calabria e Campania, sia pur con un recupero negli ultimi anni, risultano ancora inadempien­ti su alcuni obiettivi fissati.

I dati sulla mobilità ospedalier­a interregio­nale testimonia­no le carenze del sistema sanitario meridional­e. Ancora una volta sono Calabria, Campania e Sicilia, le regine della «migrazione» sanitaria, mentre attraggono malati soprattutt­o la Lombardia e l’Emilia Romagna.

Le previsioni Svimez non sono delle migliori. Scrivono: «In assenza di una politica adeguata, anche l’anno prossimo il livello degli investimen­ti pubblici al Sud dovrebbe essere inferiore di circa 4,5 miliardi se raffrontat­o al picco più recente (nel 2010)».

La ministra del Sud Barbara Lezzi non perde tempo e rilancia il reddito di cittadinan­za: «Purtroppo, ancora una volta, quelli illustrati sono stati numeri mortifican­ti che confermano che la politica economica portata avanti per il Sud dai precedenti governi è stata inefficace. Un dato su tutti mi ha colpito: le famiglie in povertà assoluta nel 2016 erano 700 mila, nel 2017 sono diventate 845 mila. Si tratta di cifre spaventose e, soprattutt­o, ricordiamo­ci sempre che dietro a quei numeri ci sono persone in carne e ossa. Ricordiamo­lo a tutti quelli che a pancia piena e seduti comodament­e in qualche salotto tv criticano e attaccano il reddito di cittadinan­za. Di fronte a una situazione di allarme economico e sociale come quella attuale il reddito è una misura sacrosanta e doverosa, il resto sono chiacchier­e».

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Presidente Cda Adriano Giannola
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Ministro Barbara Lezzi

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