Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Danza, arte e scatti d’autore: a Ravello la cultura si moltiplica
Mostre di Paolini e Mulas. In scena omaggi a Duncan e Nureyev firmati Cenere, Solisti della Scala e di Los Angeles
Arte, fotografia e danza si intrecciano a Ravello in una visione sempre più trasversale e unificante. La serata conclusiva della sezione Danza del Festival (che comprende anche formazione, mostre, tendenze e nuovi linguaggi) diretta da Laura Valente si accompagna infatti all’anteprima a Villa Rufolo (alle 19) di due esposizioni: Giulio Paolini-Ravello nella Cappella a cura della stessa direttrice artistica e di Gianluca Riccio, e Venezia, 1968: La Biennale dell’impegno, tra contestazione e immaginazione di Ugo Mulas, nel Chiostro, sempre a cura di Valente, visitabili fino al 16 settembre.
Alle 21.30, poi, sul palco del Belvedere in scena Rudy e Isadora, l’omaggio alla Duncan di Luna Cenere e a Nureyev dei Solisti della Scala, ospiti i colleghi di Capitole e Los Angeles Ballet. La presenza di Paolini, protagonista dalla fine degli anni ’60 dell’Arte Povera ideata dal critico Germano Celant, si concentra sulla sua produzione «teatrale», in particolare sui bozzetti realizzati per il San Carlo di due opere di Wagner, La Valchiria nel 2005 e
Parsifal nel 2007, a cui si aggiungono i quattro ispirati al mito di Narciso e una scultura del 2017 intitolata Lohengrin (andata e ritorno), un manichino trascinato da due cigni contrapposti in plexiglas, che asseconda la leggenda del figlio di Parsifal. «Non sono uno scenografo, anche se mi piacerebbe molto — spiega Paolini —, ma il mio lavoro evoca spesso suggestioni teatrali. E qualche volta ho finito per farlo davvero lo scenografo, in particolare con Wagner. È accaduto grazie a Gioachino Lanza Tomasi, quando era sovrintendente del Massimo napoletano, che mi affidò le scene di Valchirie e Parsifal. Esperienze che ritrovano vita passando dalle mura del teatro per abitare ora lo spazio bianco di un luogo wagneriano per eccellenza». La mostra si conclude poi con una sele- zione di foto di Luciano Romano.
Legato invece alle ricerche sull’archivio Rumma, che porteranno nei prossimi mesi ad appuntamenti teorici ed espositivi, fra l’Università di Salerno, gli Arsenali di Amalfi e il Museo Madre, è invece il ciclo di scatti veneziani di Mulas. Che pochi mesi prima della tre giorni amalfitana, in cui grazie all’impegno di Marcello Rumma nel giugno del 1968 fu inaugurata Arte Povera più Azioni Povere, immortalò gli artisti che avevano contestato la Biennale di Venezia. E Quindici fra quelle immagini provenienti dall’Archivio di Ugo Mulas — che intedeva la fotografia come missione, quella di «fornire una testimonianza critica della società» — grazie alla collaborazione con la Galleria Lia Rumma, saranno proiettate in anteprima nel Chiostro di Villa Rufolo.
Una testimonianza dello sconfinamento dell’arte che diventa performance e happening, e che si ritroverà anche nell’omaggio a Isadora Duncan di Luna Cenere, che aprirà (stasera alle 21.30) lo spettacolo site specific Rudy e Isadora sullo scenario del Belvedere di Villa Rufolo. «È un progetto a cui tengo molto — spiega la coreografa napoletana — perché mi ha consentito di approfondire l’idea rivoluzionaria di danza di Isadora Duncan, che avevo già toccato per frammenti in altri lavori. Ho studiato i suoi scritti e visionato i suoi filmati e da qui è scaturito Natural Gravitation, un’espressione della danzatrice americana che sottolinea la sua idea di relazione libera fra il corpo, lo spazio e la natura. Assecondando quel richiamo alla cultura greca e all’importanza del gesto, non più imprigionato in scarpette e tutù, ma avvolto solo da veli».
Un modo per evitare lo scandalo della nudità che oggi non preoccupa più Luna. «È vero danzerò per 15 minuti completamente nuda. Ma la cosa non mi imbarazza affatto. Perché in quei momenti la centralità è il fisico e il gesto. Io come soggettività non esisto più. D’altra parte i primi imbarazzi li vissi qualche anno fa posando come modella per pagare gli studi, ma oggi è tutto diverso». Infine l’omaggio al grandissimo Nureyev affidato ai Solisti e Primi ballerini di Scala e Los Angeles Ballet. «Ci hanno chiesto — spiega l’étoile Beatrice Carbone — alcuni brani di Nureyev, che peraltro alla Scala iniziamo a studiare sin da ragazzini e che quindi ci è molto familiare, con brani relativamente più agili tratti da Il lago dei cigni, Lo Schiaccianoci, Don Chisciotte e Bella Addormentata. Aggiungendo anche coreografie neoclassiche di autori come Bigonzetti — Caravaggio e Cantata — e Pelle — Libera! — questa in prima italiana».
Paolini
Non sono scenografo ma lo sono diventato e lo racconto in questo luogo wagneriano
Mulas
Fotografia è missione, quella fornire una testimonianza critica della società
Cenere
Ballo nuda ma non mi imbarazzo perché sul palco come soggettività non esisto più
Carbone
Abbiamo scelto alcuni brani di Nureyev, che alla Scala studiammo da ragazzini