Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I valori di Seneca Tra le blatte e l’immondizia
Caro direttore,«Si ad naturam vives, numquam eris pauper; si ad opiniones, numquam eris dives»: se vivi secondo natura – rispetto delle regole e dell’ambiente - non sarai mai povero ma se vivi secondo i tuoi capricci - ambizioni demagogiche e autoreferenziali di varia natura non sarai mai ricco. Così scriveva Seneca e sicuramente noi napoletani capiamo, impossibilitati a muoverci per l’inefficienza dei trasporti e per i cumuli di spazzatura che inondano le strade cittadine.
E travolti dai topi e dalle blatte, in situazioni di illegalità permanente, riconosciamo chiaramente i destinatari di queste riflessioni del filosofo latino, applicate a categorie di giudizio di natura politica.
Se poi leggiamo che l’assessorato al Welfare del Comune di Napoli si propone di estendere ai comuni limitrofi le attività di supporto e sostegno rivolte ai cittadini senza dimora, perché come amministrazione – «vogliamo valicare ogni tipo di confine che impedisce di aiutare il prossimo, soprattutto ogni essere umano in difficoltà» - non possiamo trattenere indignazione e sarcasmo. Fermo restando la giusta attenzione al disagio sociale, ci chiediamo se i diritti dei cittadini residenti, dei cittadini diversamente abili e dei cittadini «normali» non debbano essere ugualmente tutelati. E invece leggiamo, dalle relazioni che periodicamente ci informano degli interventi della polizia locale, l’assenza di controlli nel centro storico e nelle strade limitrofe, che pure offrono un ventaglio di comportamenti sanzionabili:
dall’occupazione illegale di suolo pubblico alla presenza pervasiva ed arrogante dei parcheggiatori abusivi; dall’assordante inquinamento acustico al costante attentato al decoro delle nostre testimonianze storico-artistiche.
Sarà perché, come ci suggerisce qualche mente contorta, in questo territorio ci sono alcuni dei centri sociali a cui questa amministrazione ha elargito ben 16 immobili con delibere specifiche? Come dimenticare il trenino del nostro sindaco a Mezzocannone occupato. Allora ci soccorre Quinto Capitolino: «Discordia ordinum venenum est urbis»:la discordia fra le classi dei cittadini è il veleno che uccide la città. Infine apprendiamo dagli organi di informazione che lo sviluppo del turismo cittadino arranca, le prenotazioni diminuiscono come le presenze straniere. Dopo anni di fagocitazione incontrollata della città all’insegna dell’illegalità e del pressapochismo, restano sul territorio cumuli di immondizia – reale e metaforica - a testimonianza di un consumo della città che, inevitabilmente, ci presenta il conto. Conto salatissimo in termini di recupero di rispetto delle regole, che sono state sostituite dall’anarchia in salsa partenopea e dalla cultura dell’effimero e dell’immediato che sono anche, e soprattutto, categorie dello spirito e, in quanto tali, lasceranno tracce indelebili nella nostra comunità.