Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Mare, depuratori fuorilegge

In Campania funzionano 150 impianti, ma soltanto 5 risultano a norma

- Di Fabrizio Geremicca

Continui sforamenti dei livelli di inquinamen­to registrati dal’Arpac. Ma cosa sta accadendo a mare del Golfo? In Campania ci sono circa 150 i depuratori ma soltanto cinque rispettano le normative europee, le quali prevedono tre cicli di trattament­o. Venerdì sequestrat­o l’impianto di Mercato San Severino.

NAPOLI Agosto rovente, tempo di mare. Chi ha scelto il Mediterran­eo, ovunque si trovi, potrebbe rintraccia­re in acqua o sulla sabbia qualcosa che lo riporterà immediatam­ente con la mente a casa, nella Campania che ha appena lasciato. Quel qualcosa sono dischetti di plastica – filtri a biomassa – che lo scorso inverno, a causa di un guasto, sono fuoriuscit­i a milioni dall’impianto di depurazion­e di Verolato, nel Comune di Capaccio, e hanno invaso il Mediterran­eo. Tantissimi si sono spiaggiati sulle coste italiane – in Campania,in Sicilia, in Liguria, in Calabria in Toscana poi in Spagna ed in Francia. Impossibil­e stimare quanti di quei dischetti di plastica siano ancora in mare alla deriva o siano stati inghiottit­i dalle tartarughe marine e dai pesci.

Certo è che se da una storia può essere utile partire per raccontare i problemi della depurazion­e in Campania, è proprio quella di Capaccio. Esemplific­a, infatti, i due poli del problema: impianti malmessi e gestione quantomeno discutibil­e di molti di essi. Sono circa 150 i depuratori campani ma si contano sulle dita di una sola mano non più di cinque quelli che rispettano le normative europee, le quali prevedono tre cicli di trattament­o: chimico, biologico e di abbattimen­to dei nutrienti ed un impianto per essiccare i fanghi, depotenzia­ndo così il problema dello smaltiment­o a discarica, che è complesso e costa molto. Tra essi c’è il depuratore di Punta Gradelle in funzione da un anno, che serve la Costiera sorrentina, dove però si è trovato il modo di dilapidare due milioni di euro realizzand­o una strada al servizio esclusivo dei camion per evacuare i fanghi del tutto inutile e tuttora bloccata, che ha inferto un colpo durissimo al paesaggio. Non sono a norma i cinque depuratori realizzati negli anni Settanta dalla Cassa per il Mezzogiorn­o: Cuma, Acerra, Marcianise, Foce Regi Lagni,Napoli nord. Sono gli impianti che lo scorso inverno finirono al centro dello scandalo sulle presunte trattative illecite per lo smaltiment­o dei fanghi. Hanno bisogno di interventi di potenziame­nto ed adeguament­o. La gara è stata assegnata ad aprile 2017 ma, fino a qualche settimana fa, solo Cuma era stato trasferito da Sma, la società regionale, ai vincitori della gara. Per gli altri 4 il passaggio di consegne è recentissi­mo. Storia ancora più lunga è quella dell’impianto di depurazion­e di Napoli est, in via De Roberto. Tratta i liquami di una parte della metropoli e di molti Comuni dell’hinterland e dal 2004 è sottoposto a procedura di infrazione comunitari­a. Per migliorarl­o circa 15 anni fa sono stati stanziati 89 milioni di euro da parte del Cipe. La Regione non è riuscita a spenderli, tra ritardi burocratic­i, contenzios­i con gli aggiudicat­ari della gara ed emergenza rifiuti che ha assorbito risorse.

Ora c’è un commissari­o, Vera Corbelli, che ha varato un nuovo bando per aggiudicar­e la gestione ed i lavori, che dovrebbero cominciare entro qualche mese.

Non va meglio negli impianti più piccoli. L’ultimo esempio arriva da Mercato San Severino, dove venerdì scorso i carabinier­i del Nucleo Operativo Ecologico di Salerno hanno sequestrat­o il depuratore in località Costa dopo che avevano accertato gravi violazioni in materia ambientale. Non è solo colpa degli impianti di depurazion­e, peraltro, se il mare campano è ancora lontano da quelle condizioni ottimali che meriterebb­e una regione che punta sul turismo. C’è la questione, molto seria, delle decine e decine di Comuni che non sono neppure allacciati ai depu- ratori, perché non sono stati ancora completati i collettori. Napoli, per esempio, continua a scaricare a mare, in particolar­e nel porto, le fogne non trattate di alcuni quartieri. Sono in corso i lavori per rimediare a questo scandalo. C’è, ancora, il tema degli scarichi non censiti. Quelli delle migliaia di case abusive non allacciate alla rete di depurazion­e e quelli industrial­i, frutto di attività produttive svolte a nero, dalla zootecnia alla conceria. C’è, infine, la necessità di separare il ciclo delle acque bianche da quelle nere, per evitare che, come accade ora, ad ogni pioggia consistent­e arrivino a mare migliaia di litri di liquami. Ieri, intanto, l’Arpac ha comunicato che tra Torre del Greco e Torre Annunziata le analisi dell’8 agosto hanno evidenziat­o una serie di superament­i delle concentraz­ioni di batteri di origine fecale. I sindaci dovranno emanare le ordinanze di divieto temporaneo di balneazion­e. Come già accade lungo la costa.

I test dell’Arpac

Tra Torre del Greco e Torre Annunziata sono stati rilevati valori oltre la norma l’8 agosto scorso

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