Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Da Viserbella a Casamicciola una lezione di Ferragosto
Ho passato una settimana di vacanze a Viserbella, sul lungomare di Rimini, e non chiedetemi perché. Due tribù si dividono la scena da quelle parti: quelli che rincasano all’alba e quelli che escono all’alba. Per ragioni anagrafiche, io faccio ormai parte della seconda. Mi è così capitato di assistere, insieme a tanti altri maturi signori che passeggiano di mattina presto sulla spiaggia, al dietro le quinte di una delle capitali delle vacanze. Ho visto cose che noi umani, nati a Napoli e dintorni, non avremmo mai potuto neanche immaginare. Una industria del turismo che lavora 24 ore su 24, con dedizione e professionalità. Ma soprattutto con organizzazione e tecnologia.
Un solo esempio. Verso le sette del mattino, sui chilometri di spiaggia che vanno da Rimini a Riccione, perfino la sabbia è pettinata. Letteralmente. Ci sono stabilimenti dotati di robot che vanno avanti e indietro per ripulire la spiaggia da ogni più piccola imperfezione, conchiglia, filo di paglia, per lasciarla liscia e curata come un prato all’inglese. E dove non c’è ancora il robot, c’è il bagnino con il rastrello. I residui della pulizia, allineati in cumuli
sistemati in ordinata fila a distanza di dieci metri l’uno dall’altro, vengono raccolti con velocità ma con delicatezza dalla ruspa di un gigantesco caterpillar che corre lungo la spiaggia, e versati poi con vere e proprie acrobazie del braccio meccanico in un grande camion che segue. Nel giro di un’ora l’intero litorale è come nuovo, come se orde di turisti non vi avessero bivaccato nelle 24 ore precedenti.
Tecnologia e organizzazione. Oggi sono la chiave di ogni successo. Lo abbiamo detto qualche settimana fa per la fabbrica che Marchionne ha creato a Pomigliano d’Arco. L’abbiamo ripetuto per la Società Calcio Napoli, che vive in Champions da anni a dispetto delle inefficienze del Comune di Napoli che gestisce lo stadio. Lo diciamo
oggi per il turismo, settore in cui pure vantiamo grandi imprenditori. La storia di Viserbella mi è infatti tornata in mente leggendo delle vicissitudini di Flavio Cattaneo, manager di Italo e marito di Sabrina Ferilli, frequentatore abituale di Ischia. Ha raccontato che al porto di Casamicciola, a pochi metri di distanza e gestiti dallo stesso comune, ci sono due parcheggi per auto: uno con tessera prepagata, e l’altro per il quale è necessario l’esatto numero di monete da inserire in un parchimetro antidiluviano. Con il risultato che il primo, quello tecnologico, è sempre pieno e rende di più al comune, e il secondo è la solita riffa delle nostre parti dove vince il più sveglio, il più furbo o il più intraprendente. Tutte qualità che non possiamo certo pretendere dai turisti che vengono a trovarci, ai quali dovremmo invece rendere la vita semplice.
Spesso al Mezzogiorno ci lamentiamo per l’assenza di risorse economiche. Se le avessimo, diciamo, allora sì che potremmo competere, per esempio con il turismo riminese. Ma ci sono due risorse a basso costo e alto rendimento, e sono proprio la tecnologia e l’organizzazione manageriale. Tessere magnetiche invece di monetine, certo. Ma anche molto di più. Pensiamo a Capri, gioiello di inestimabile valore globale che stiamo colpevolmente trasformando in una spiaggia romagnola. Ogni anno nasce la questione del sovraffollamento. Ma se Capri fosse diventata una “smart city”, come nel progetto della fondazione Zigon, avrebbe oggi i mezzi per controllare i flussi (magari proprio come si fa con i parcheggi, segnalando istante per istante già agli imbarcaderi a Napoli, presenze e disponibilità rimaste sull’isola); potrebbe verificare (per esempio con l’uso intelligente dei droni) le condizioni ambientali, i rischi di inquinamento, le operazioni di abusivismo edilizio così frequenti e spesso così abilmente nascoste; sarebbe in grado di monitorare il mare in tempo reale e chiuderne al bisogno tratti alla navigazione. La Regione e i Comuni dovrebbero investire in queste capacità di innovare nel campo del turismo. Varrebbero più di cento sagre agostane e di mille contributi a pioggia lasciati cadere su clientele e corporazioni affamate di soldi, ma capaci solo di perpetuare all’infinito inefficienza e disorganizzazione.