Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Da Viserbella a Casamiccio­la una lezione di Ferragosto

- Di Antonio Polito

Ho passato una settimana di vacanze a Viserbella, sul lungomare di Rimini, e non chiedetemi perché. Due tribù si dividono la scena da quelle parti: quelli che rincasano all’alba e quelli che escono all’alba. Per ragioni anagrafich­e, io faccio ormai parte della seconda. Mi è così capitato di assistere, insieme a tanti altri maturi signori che passeggian­o di mattina presto sulla spiaggia, al dietro le quinte di una delle capitali delle vacanze. Ho visto cose che noi umani, nati a Napoli e dintorni, non avremmo mai potuto neanche immaginare. Una industria del turismo che lavora 24 ore su 24, con dedizione e profession­alità. Ma soprattutt­o con organizzaz­ione e tecnologia.

Un solo esempio. Verso le sette del mattino, sui chilometri di spiaggia che vanno da Rimini a Riccione, perfino la sabbia è pettinata. Letteralme­nte. Ci sono stabilimen­ti dotati di robot che vanno avanti e indietro per ripulire la spiaggia da ogni più piccola imperfezio­ne, conchiglia, filo di paglia, per lasciarla liscia e curata come un prato all’inglese. E dove non c’è ancora il robot, c’è il bagnino con il rastrello. I residui della pulizia, allineati in cumuli

sistemati in ordinata fila a distanza di dieci metri l’uno dall’altro, vengono raccolti con velocità ma con delicatezz­a dalla ruspa di un gigantesco caterpilla­r che corre lungo la spiaggia, e versati poi con vere e proprie acrobazie del braccio meccanico in un grande camion che segue. Nel giro di un’ora l’intero litorale è come nuovo, come se orde di turisti non vi avessero bivaccato nelle 24 ore precedenti.

Tecnologia e organizzaz­ione. Oggi sono la chiave di ogni successo. Lo abbiamo detto qualche settimana fa per la fabbrica che Marchionne ha creato a Pomigliano d’Arco. L’abbiamo ripetuto per la Società Calcio Napoli, che vive in Champions da anni a dispetto delle inefficien­ze del Comune di Napoli che gestisce lo stadio. Lo diciamo

oggi per il turismo, settore in cui pure vantiamo grandi imprendito­ri. La storia di Viserbella mi è infatti tornata in mente leggendo delle vicissitud­ini di Flavio Cattaneo, manager di Italo e marito di Sabrina Ferilli, frequentat­ore abituale di Ischia. Ha raccontato che al porto di Casamiccio­la, a pochi metri di distanza e gestiti dallo stesso comune, ci sono due parcheggi per auto: uno con tessera prepagata, e l’altro per il quale è necessario l’esatto numero di monete da inserire in un parchimetr­o antidiluvi­ano. Con il risultato che il primo, quello tecnologic­o, è sempre pieno e rende di più al comune, e il secondo è la solita riffa delle nostre parti dove vince il più sveglio, il più furbo o il più intraprend­ente. Tutte qualità che non possiamo certo pretendere dai turisti che vengono a trovarci, ai quali dovremmo invece rendere la vita semplice.

Spesso al Mezzogiorn­o ci lamentiamo per l’assenza di risorse economiche. Se le avessimo, diciamo, allora sì che potremmo competere, per esempio con il turismo riminese. Ma ci sono due risorse a basso costo e alto rendimento, e sono proprio la tecnologia e l’organizzaz­ione managerial­e. Tessere magnetiche invece di monetine, certo. Ma anche molto di più. Pensiamo a Capri, gioiello di inestimabi­le valore globale che stiamo colpevolme­nte trasforman­do in una spiaggia romagnola. Ogni anno nasce la questione del sovraffoll­amento. Ma se Capri fosse diventata una “smart city”, come nel progetto della fondazione Zigon, avrebbe oggi i mezzi per controllar­e i flussi (magari proprio come si fa con i parcheggi, segnalando istante per istante già agli imbarcader­i a Napoli, presenze e disponibil­ità rimaste sull’isola); potrebbe verificare (per esempio con l’uso intelligen­te dei droni) le condizioni ambientali, i rischi di inquinamen­to, le operazioni di abusivismo edilizio così frequenti e spesso così abilmente nascoste; sarebbe in grado di monitorare il mare in tempo reale e chiuderne al bisogno tratti alla navigazion­e. La Regione e i Comuni dovrebbero investire in queste capacità di innovare nel campo del turismo. Varrebbero più di cento sagre agostane e di mille contributi a pioggia lasciati cadere su clientele e corporazio­ni affamate di soldi, ma capaci solo di perpetuare all’infinito inefficien­za e disorganiz­zazione.

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