Corriere del Mezzogiorno (Campania)
LA STAGIONE DEL TURISMO SELVAGGIO
Prima che sbarcassero in massa a Napoli, sia lode al sindaco de Magistris, l’indice Mibtel dell’affluenza dei turisti veniva registrato dall’organizzazione degli albergatori. Soltanto loro potevano dire una parola sul successo o l’insuccesso di un’estate. La percentuale di occupazione delle camere era un oracolo interpretabile solo da sacerdoti di lungo corso come Ettore Cucari, decano degli agenti di viaggio, o da un paio tra gli imprenditori veramente importanti del settore. Perché era, quel numero, un verdetto senza appello. Oggi, come tutti i corpi intermedi della società postpolitica, anche albergatori e agenti di viaggio se la vedono brutta. I calcoli su cui hanno vissuto di rendita non dicono più niente di significativo. Negli ultimi anni, sia ancora lode a de Magistris, all’affare napoletano dell’ospitalità si applica un altro indice di misurazione che é come il Nasdaq dei tempi eroici: qualcosa che sale e scende per il capriccio di tizio o di caio, senza ragioni chiare, magari per delibera sindacale. Poiché investitori stranieri ancora non se ne vedono e quei pochi che ci sono si arrangiano per conto proprio, questo indice tutto partenopeo si sollazza e si gonfia di code alle stazioni e all’aeroporto, risse agli imbarchi, folle disorientate alla ricerca di un bar dove depositare resti di un’umanità ridotta allo stato liquido. D’altro canto é cosa nota che servizi pubblici a Napoli ce ne devono essere pochi e malfunzionanti, altrimenti si guasterebbe il fascino dell’unica città nordafricana senza terrorismo.
E poi volete mettere il gusto per i turisti più avventurosi di trovare finalmente tra vicoli, traversine e portoncini, dopo lunghi battibecchi con la signorina di google maps, il B&B che piú nascosto e abusivo non si può.
Un tempo si diceva che gli stranieri dalle nostre parti fossero solo di passaggio sulla via di Pompei o verso le spiagge e i mari di Capri, Ischia, Sorrento e Positano. Oggi sembra che i nuovi barbari dell’industria turistica trionfante, sia sempre lode a de Magistris, abbiano trovato il modo di catturare quei passeggeri distratti, avviluppandoli nella melassa di residenze improvvisate ma pittoresche e di bar e trattorie dal fascino etnico, tra il sordido e il folcloristico. Il caos che ne deriva rende piacevole la novella flaneurie degli abitanti del centro storico, dove le case sfitte abbondano e perciò ci sono divertimento e affari per tutti.
Non come a Sorrento, per esempio, dove il sindaco Cuomo, con la buona intenzione di combattere la concorrenza sleale dei B&B abusivi conquista i media per una multa di 3000 euro inflitta a un «esercente», reo di avere fornito carta igienica a un cliente. Il malcapitato non avrebbe potuto erogare quel servizio, dato che la sua licenza per contratto di affitto turistico non contempla forniture di servizi alla persona. Una tale notizia però si confina subito da sola nella rubrica strano ma vero. È chiaro che un Comune, anche e soprattutto un Comune di eccelsa fama turistica come Sorrento, avrebbe modi più seri e strutturali per risolvere la questione. Se non lo fa, è per comodità elettorale di Cuomo, clientelare e un po’ destrorsa, mentre il caso napoletano di de Magistris ha una più chiara connotazione ideologica libertaria, nel segno del potere al popolo.
Di carattere ancora diverso il sindaco Ferrandino di Ischia, uomo del centrosinistra perbene, che invece emana un’ordinanza contro i cafoni (questa volta grazie al De Luca di Crozza), al solo scopo di finire sui giornali e salvare le apparenze. Un’estate al mare senza tette, peli e culi al vento, un’estate senza disprezzo del decoro e delle buone maniere non sarebbe la vacanza, non sarebbe la villeggiatura italiota. Non potendo essere lunga e soddisfacente sia almeno scollacciata e turbolenta, tanto la notizia ghiotta, quella eccitante e altolocata, proviene prima o poi da Capri. Lì, infatti, anche la brutta storia di uno stupro dell’imprenditore americano ai danni della manager francese in una suite a cinque stelle si colora di giallo e fa scandalo quanto basta per capire che, nonostante le malinconie del mitico Peppino, Capri resta sempre un posto diverso, anche nello squallore. Insomma i problemi della Napoli d’estate all’improvviso, tra disorganizzazione, caos, e abusi, nel solito agosto da dimenticare, si spostano nella provincia balneare come quelle tipiche piogge improvvise che non portano alcun sollievo al caldo. Tutti gli affanni, le polemiche, il degrado e i mali se ne vanno a zonzo tra Sorrento, Ischia e Capri per poi ritornare con gli interessi uno per uno alla città. D’altronde, come dice il poeta, settembre è il mese dei ripensamenti. E a Napoli di poeti, anche tra gli amministratori, ce ne cadiamo.