Corriere del Mezzogiorno (Campania)
In strada tra le bambine prostitute
Da via Argine al Centro direzionale: 10 euro a cliente. Per i ragazzini si sale a 25 e c’è la fila
Comincia oggi l’inchiesta del Corriere nel mondo della prostituzione a Napoli. Nelle strade intorno al Centro direzionale una vasta gamma di schiavi del sesso. Comprese le bambine che si vendono per 10 euro a cliente. Tantissimi anche i ragazzini, adolescenti per lo più nordafricani. Per loro il prezzo è di 25 euro. E c’è la fila.
La notte non è mai troppo buia per chi è in cerca di ragazzine in strada. Esiste un apposito girone infernale lungo cinque chilometri e 470 metri. È questa la distanza della via della vergogna che di notte prende forma sotto i tunnel del Centro direzionale, fino al ponte «Russo» (così soprannominato per una pubblicità che lo avvolge) di via Galileo Ferraris a Ponticelli.
I tunnel della vergogna
Un reticolo di strade buie dove ragazzine poco più che adolescenti vendono la loro giovinezza a uomini in cerca di sesso facile e sporco. Proprio come sono sporche tutte le strade che il Corriere del Mezzogiorno ha deciso di percorrere per guardare i volti di quelle baby prostitute, per denunciare un fenomeno che non può non indignare. Chi vuole abbordare le piccole schiave del sesso sa già dove cercarle, perché altrimenti sarebbe impossibile riuscire a trovarle e soprattutto troppo rischioso. La situazione nella zona orientale di Napoli non è facile in questi giorni. I ras della prostituzione sono stati arrestati due settimane fa e le «vedette» che controllano la zona si fanno sempre più pressanti.
Le sentinelle dei clan
In scooter, senza casco, percorrono in continuazione quei cinque chilometri e mezzo. Avanti e indietro, si fermano al cospetto di ogni ragazza per controllare che tutto fili liscio. Vengono avvisate se c’è qualcuno di sospetto: un’auto civetta delle forze dell’ordine, i servizi sociali, o anche giornalisti ficcanaso con le telecamere. Basta un sms, corredato il più delle volte dal numero di targa, e comincia la caccia all’intruso. Ma anche quando il cliente di turno tentenna nella ricerca della preda, le sentinelle dei clan spuntano da qualche viale laterale, arrivando con gli abbaglianti sparati negli occhi dell’automobilista. Il messaggio è fin troppo chiaro: qui si fa sesso e nient’altro. Poche chiacchiere, non c’è tempo da perdere. Così anche per i clienti di questo turpe mercato il rischio è alto, ma chi conosce le strade, chi ha desiderio di sfogare i propri istinti animaleschi non ci mette tanto a trovare le ragazze giuste.
La prima tappa è al corso Meridionale, angolo via Taddeo da Sessa. Strada poco illuminata che costeggia il confine nord del Centro direzionale. Tre scalinate laterali e un sottopassaggio con diramazioni senza uscita. È lì, nelle viscere della cittadella di giorno animata dalla vita degli uffici, che si nascondono ragazzi nord africani, quasi tutti minorenni. Si prostituiscono per 25 euro con uomini che sono pronti ad attendere pazientemente in fila il proprio turno. Quei ragazzi sono difficili da avvicinare perché molto guardinghi, ma in quella zona arrivano quasi sempre gli habitué del sesso maschile a pagamento e sono riconoscibili. Per la seconda tap-
pa basta fare inversione di marcia e proseguire in direzione di Ponticelli per scovare giovani prostitute lungo i marciapiedi. Sul lato destro, in via Galileo Ferraris, ci sono le ragazze dell’Est Europa, quasi tutte ventenni, in prevalenza bionde con gli occhi chiari, si muovono in gruppo per evitare di essere avvicinate dai malintenzionati. Loro sono molto visibili: si posizionano sotto i lampioni, le insegne delle concessionarie, le fermate dell’autobus. Non sono per tutti, ma solo per chi può arrivare a spendere 50 euro.
Il nascondiglio delle «bambine»
Via Ferrante Imparato, direzione Poggioreale. Qui le ragazze hanno colori diversi. Volti tristi, sguardi persi nel vuoto. Ben vestite, con pettinature curate, trucco e rossetto, sedute su sgabelli di fortuna. Sono nigeriane e maggiorenni. Le più piccole invece vengono ben nascoste. Infatti dopo circa 150 metri c’è un viale sulla sinistra, via Giliberti. Altri 100 metri e si incrociano tre strade. La prima a destra è l’ingresso per la Tangenziale, quella centrale è senso vietato, quella di sinistra a stento si vede ed è via Generale Sponzillo. Non ci sono segnali stradali, è buia e taglia una terra incolta dove sono accumulati rifiuti di ogni genere. La puzza è insopportabile ma è proprio lì che si nascondono le bambine di via Argine. Sono cinque e quando da lontano vedono avvicinarsi i fari dell’auto si alzano da sedie in legno facendo segno di avvicinarsi. Come se fosse un copione recitato mille volte iniziano a mostrare il loro corpo, si alzano le gonne e provano a simulare gesti che riproducono l’atto sessuale. Sono piccole e, nonostante i vestiti appariscenti, i rossetti e i gli ombretti color argento, non riescono a mascherare la loro tenera età. Passiamo altre tre volte e ogni volta lo stesso rituale per vendere sesso. Dieci euro: questo è il tariffario uguale per tutti. Sono invisibili al mondo intero ma non a chi le carica sull’auto. In dieci minuti si contano tre clienti, ed è così fino all’alba.
Così le costringono a mentire
Le ragazzine, quando sono arrivate in Italia dall’Africa, hanno avuto istruzioni ben precise da chi gestisce la tratta delle schiave del sesso. In occasione dei controlli hanno dichiarato di avere 17 anni e 6 mesi e che avevano perduto i documenti. Così, dopo 180 giorni, sono «diventate maggiorenni» e quindi libere di prostituirsi in strada senza correre rischi. Inoltre c’è un altro escamotage che viene loro imposto dal «sistema». Ogni qual volta vengono fermate per controlli e accompagnate in ospedale per l’esame auxologico, ovvero la radiografia delle ossa per poter stabilire l’età, oppongono ai medici la possibilità di essere incinte. Ovviamente non è vero. Ma a quel punto l’esame diventa proibito per legge. Così le piccole schiave del sesso possono tornare al marciapiedi. La loro età rimane incerta, ma chiunque le guardi negli occhi si accorge che sono tutt’altro che maggiorenni.
Cinque chilometri e mezzo, tanto misura il girone infernale Lì immigrate adolescenti si vendono per pochi euro
Le più piccole evitano l’esame radiografico che rivela l’età, raccontando ai medici di essere rimaste incinte