Corriere del Mezzogiorno (Campania)
IL FILO SOTTILE DELLA VERGOGNA
Arischio di non essere compreso vorrei dire che c’è un filo che lega l’immane catastrofe di Genova e la minuscola condizione del verde nella Villa Comunale di Napoli. Vi prego, non dite che sono impazzito. Cerco di spiegarmi. Non mi riferisco alla mancata manutenzione, irresponsabile e clamorosa, del Ponte Morandi e a quella, ordinaria e colpevole, del nostro parco urbano, ma a chi ne porta, non so quanto doloso per non dire di più, il fardello. Troppo facile prendersela con la politica, quella che in questi anni ci ha consegnato un paese alla deriva, ripiegato su sé stesso, pervaso da rancori e odi crescenti, e, speriamo, non con quella che di recente ne ha provvisoriamente raccolto l’eredità ma che mostra già segnali a dir poco non rassicuranti. Sono cambiati, scomparsi, rinati i partiti o il loro improbabile simulacro, si è passati da un governo all’altro con frequenza ravvicinata, da una Repubblica ci si è trasferiti in quella successiva o in altre a seconda dell’autodefinizione di chi proclama pomposamente di aver avviato un nuovo corso della storia, ma c’è una costante che probabilmente lega fasi, periodi, epoche: l’inadeguatezza diffusa dei dirigenti della pubblica amministrazione a tutti i livelli, da Roma fino al più lontano comune. Ecco perché mi pare che ci sia qualcosa che tiene insieme le grandi tragedie (frane, smottamenti, crolli, terremoti e quant’altro) e la nostra ordinaria, banale vita quotidiana di cittadini.
Ora non mi avventuro in disquisizioni su Genova anche perché ne vedremo, sentiremo e leggeremo di belle e chissà che alla fine non ci siano, come al solito, molti colpevoli e nessun colpevole, ma mi calo, senza farla lunga, nella nostra realtà.
Sono mesi che vengono denunciate le falle diffuse senza più limiti nella manutenzione della città e nel funzionamento dei pubblici servizi. A Ferragosto Fabrizio Geremicca ci ha raccontato lo stato in cui versa la nostra Villa Comunale. Vergognoso, punto. E ha anche raccolto il pietoso balbettio di chi dovrebbe provvedere non una tantum ma con regolarità, ogni giorno a tutelare, verde, pulizia, decoro. È lo stesso sentito ogni volta, vuoi dal comandante dei vigili, vuoi dal funzionario dei trasporti, vuoi da chi si occupa dell’ufficio delle tasse, vuoi da chi dovrebbe controllare che alle fosse nelle strade non si aggiungano anche i dissesti dei tanti soggetti, pubblici e privati, che piazzano le loro reti, e dai tanti dirigenti di volta in volta chiamati inutilmente in causa: non ci sono risorse finanziarie, mancano gli uomini. Fine delle trasmissioni.
Dunque, noi alziamo le spalle, comprendiamo e, se siamo nella giornata buona, esprimiamo loro anche tanta solidarietà.
No, caro dirigente, tu devi fare il meglio ogni giorno con le forze che hai, non devi mandare i giardinieri, che dici non ci sono, a pulire la Villa se un giornale ti rompe un po’ le scatole. E se non sei in grado, deponi le armi e fatti da parte, può darsi che altri sia più capace di fare «miracoli». Ma, e qui siamo al punto più delicato, se non lo fai tu ci deve essere qualcuno, l’amministratore comunale, che deve chiedertene conto e decidere quello che è necessario in questi casi. Per inciso, si ricordi che un dirigente guadagna qualcosa in più di un operaio o di un impiegato, e di quei soldini deve rispondere con i fatti e non con il declinare puntualmente le responsabilità.
Parlo dei dirigenti comunali ma il discorso è più ampio. Solo un altro esempio. La stucchevole vicenda dell’Universiade. Sappiamo dei contrasti, della lite permanente tra sindaco e governatore, delle recenti decisioni che non mancano di code velenose e di scelte definitive, ma di grazia, dato il loro a de Magistris e a De Luca, qualcuno ha chiesto al prefetto che, se non sbaglio, per molti mesi ha avuto il compito di spianare la strada, trovare le soluzioni e garantire che Napoli non fosse a rischio di una figuraccia planetaria, se non ha qualcosa da rimproverarsi?
Come si dice, abbiamo un problema. E ci giriamo attorno da tempo. Una dirigenza degli apparati dello Stato e della pubblica amministrazione dal centro alle periferie inadeguata e che solo raramente paga gli eventuali errori e fallimenti. Un’efficiente pubblica amministrazione è assicurata da dirigenti validi. Non per fare miracoli, ci accontentiamo di una semplice, normale, quotidiana ordinaria amministrazione. Paghiamo le tasse per questo.