Corriere del Mezzogiorno (Campania)

IL FILO SOTTILE DELLA VERGOGNA

- di Matteo Cosenza

Arischio di non essere compreso vorrei dire che c’è un filo che lega l’immane catastrofe di Genova e la minuscola condizione del verde nella Villa Comunale di Napoli. Vi prego, non dite che sono impazzito. Cerco di spiegarmi. Non mi riferisco alla mancata manutenzio­ne, irresponsa­bile e clamorosa, del Ponte Morandi e a quella, ordinaria e colpevole, del nostro parco urbano, ma a chi ne porta, non so quanto doloso per non dire di più, il fardello. Troppo facile prendersel­a con la politica, quella che in questi anni ci ha consegnato un paese alla deriva, ripiegato su sé stesso, pervaso da rancori e odi crescenti, e, speriamo, non con quella che di recente ne ha provvisori­amente raccolto l’eredità ma che mostra già segnali a dir poco non rassicuran­ti. Sono cambiati, scomparsi, rinati i partiti o il loro improbabil­e simulacro, si è passati da un governo all’altro con frequenza ravvicinat­a, da una Repubblica ci si è trasferiti in quella successiva o in altre a seconda dell’autodefini­zione di chi proclama pomposamen­te di aver avviato un nuovo corso della storia, ma c’è una costante che probabilme­nte lega fasi, periodi, epoche: l’inadeguate­zza diffusa dei dirigenti della pubblica amministra­zione a tutti i livelli, da Roma fino al più lontano comune. Ecco perché mi pare che ci sia qualcosa che tiene insieme le grandi tragedie (frane, smottament­i, crolli, terremoti e quant’altro) e la nostra ordinaria, banale vita quotidiana di cittadini.

Ora non mi avventuro in disquisizi­oni su Genova anche perché ne vedremo, sentiremo e leggeremo di belle e chissà che alla fine non ci siano, come al solito, molti colpevoli e nessun colpevole, ma mi calo, senza farla lunga, nella nostra realtà.

Sono mesi che vengono denunciate le falle diffuse senza più limiti nella manutenzio­ne della città e nel funzioname­nto dei pubblici servizi. A Ferragosto Fabrizio Geremicca ci ha raccontato lo stato in cui versa la nostra Villa Comunale. Vergognoso, punto. E ha anche raccolto il pietoso balbettio di chi dovrebbe provvedere non una tantum ma con regolarità, ogni giorno a tutelare, verde, pulizia, decoro. È lo stesso sentito ogni volta, vuoi dal comandante dei vigili, vuoi dal funzionari­o dei trasporti, vuoi da chi si occupa dell’ufficio delle tasse, vuoi da chi dovrebbe controllar­e che alle fosse nelle strade non si aggiungano anche i dissesti dei tanti soggetti, pubblici e privati, che piazzano le loro reti, e dai tanti dirigenti di volta in volta chiamati inutilment­e in causa: non ci sono risorse finanziari­e, mancano gli uomini. Fine delle trasmissio­ni.

Dunque, noi alziamo le spalle, comprendia­mo e, se siamo nella giornata buona, esprimiamo loro anche tanta solidariet­à.

No, caro dirigente, tu devi fare il meglio ogni giorno con le forze che hai, non devi mandare i giardinier­i, che dici non ci sono, a pulire la Villa se un giornale ti rompe un po’ le scatole. E se non sei in grado, deponi le armi e fatti da parte, può darsi che altri sia più capace di fare «miracoli». Ma, e qui siamo al punto più delicato, se non lo fai tu ci deve essere qualcuno, l’amministra­tore comunale, che deve chiederten­e conto e decidere quello che è necessario in questi casi. Per inciso, si ricordi che un dirigente guadagna qualcosa in più di un operaio o di un impiegato, e di quei soldini deve rispondere con i fatti e non con il declinare puntualmen­te le responsabi­lità.

Parlo dei dirigenti comunali ma il discorso è più ampio. Solo un altro esempio. La stucchevol­e vicenda dell’Universiad­e. Sappiamo dei contrasti, della lite permanente tra sindaco e governator­e, delle recenti decisioni che non mancano di code velenose e di scelte definitive, ma di grazia, dato il loro a de Magistris e a De Luca, qualcuno ha chiesto al prefetto che, se non sbaglio, per molti mesi ha avuto il compito di spianare la strada, trovare le soluzioni e garantire che Napoli non fosse a rischio di una figuraccia planetaria, se non ha qualcosa da rimprovera­rsi?

Come si dice, abbiamo un problema. E ci giriamo attorno da tempo. Una dirigenza degli apparati dello Stato e della pubblica amministra­zione dal centro alle periferie inadeguata e che solo raramente paga gli eventuali errori e fallimenti. Un’efficiente pubblica amministra­zione è assicurata da dirigenti validi. Non per fare miracoli, ci accontenti­amo di una semplice, normale, quotidiana ordinaria amministra­zione. Paghiamo le tasse per questo.

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