Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ecco dove i bimbi si vendono
Vico della Pace, si offrono tra nigeriane seminude per meno di dieci euro
Lo sussurrano sorridendo ma silenziosamente, quasi senza farsene accorgere, in un italiano stentato: «Vieni?». Come se fosse un gioco. Hanno al massimo 10 anni. Accanto a loro c’è un vico della Pace, una discarica a cielo aperto. Aspettano impazienti davanti ai «bassi» e per 10 euro invitano i clienti.
o sussurrano sorridendo ma silenziosamente, quasi senza farsene accorgere, in un italiano stentato: «Vieni?». Come se fosse un gioco, come se lo avessero detto per errore. Fischiettano e saltellano da una parte all’altra del vicolo. I capelli ordinati, jeans lunghi e magliette che gli stanno troppo corte. Hanno al massimo 10 anni e prendono a calci quello che si ritrovano sotto ai piedi: un pezzo di carta, una lattina di birra, una scatola di tonno. Accanto a loro c’è un vicolo che è una discarica a cielo aperto e la puzza nauseabonda si mischia all’afa di questi giorni di metà agosto, rendendo l’aria irrespirabile. Aspettano impazienti davanti ai «bassi». Quando qualcuno passa davanti a loro, senza neanche alzare lo sguardo, sussurrano: «Vieni?».
La richiesta oscena
È un invito a fare sesso, qualcuno li costringe a dirlo, ma senza urlare perché chi vuole comprare le loro prestazioni sa che quei bambini che sembrano annoiarsi sono lì esattamente per quel motivo. Sono due, forse sono fratelli, si assomigliano molto. Uno è poco più alto dell’altro. Sono dell’est Europa e tra loro parlano in lingua straniera, forse arrivano dalla Bulgaria come i cinque bambini salvati proprio nello stesso vicolo dalla polizia Municipale due settimane fa. Conoscono pochissime parole in italiano e tra esse ripetono come una cantilena ogni volta che qualcuno si avvicina loto: «Vieni?». Nella terza e ultima tappa dell’inchiesta sulla prostituzione minorile a Napoli, il Corriere del Mezzogiorno ha deciso di entrare nel vicolo che la camorra è riuscito a sradicare dal ventre della città per renderlo invisibile agli occhi di tutti. Vico della Pace, una strada che dalla centralissima via dei Tribunali porta in via Giudecca Vecchia a Forcella, è come se non facesse parte della città, dell’Italia intera. Lì lo Stato non esiste, non ci sono regole. In 300 metri di vicolo sudicio ci sono ventuno case che affacciano in strada, dove nigeriane seminude si offrono
ai clienti anche per meno di 10 euro.
Bambini in gabbia
Tra loro ci sono due bambini che assistono alle scene di sesso 24 ore al giorno e loro stessi «accarezzano» per pochi spiccioli, così da compiacere i genitori, o chi li tiene in gabbia. Uomini dal vocione grosso che urlano dall’interno delle case ogni
qualvolta i bimbi alzano la voce. Nel vicolo c’è un silenzio surreale. Per tre volte e in orari differenti siamo passati in vico della Pace ed erano lì: nello stesso punto, agli ingressi dei «bassi». Così come le ragazze nigeriane sedute sulle sedie. Quella è terra di camorra e non si scherza: i clan fanno accordi con la mafia nigeriana. Le ragazze schiave, tra loro anche moltissime minorenni, vendono il loro corpo nei «bassi» al miglior offerente, pagando per stare lì e in cambio quelle case diventano le «basi» per nascondere armi, droga e merce contraffatta. Gli allacci alla linea elettrica sono tutti abusivi e non si sa chi alloggi in quegli spazi angusti, dove neanche il sole caldo di agosto riesce ad entrare. Negli anni Novanta vico della Pace era la strada più «sicura» di Napoli perché proprio alla fine del vicolo, al quarto piano, in un attico con vista sull’intero centro storico abitava la famiglia di Luigi Giuliano detto il Re, per anni il boss più temuto della città, in grado di mettere sotto Raffaele Cutolo il professore che pure era a capo di un esercito di mille affiliati. In quella casa, sorvegliata a vista da sentinelle armate, c’era una vasca da bagno a forma di ostrica dove Maradona negli anni degli scudetti del Napoli fu immortalato in una foto mentre beveva champagne. Adesso le cose sono cambiate, a Forcella la mattina comanda un clan, la sera un altro e proprio quel vicolo che era il centro del potere dell’impero dei Giuliano è diventato il simbolo dell’Antistato, per dispetto a chi, proprio tra quei vicoli, comandava come se fosse stato un re. E lo ricorda una vetrina in frantumi di un circolo ricreativo, colpita da un proiettile durante una sparatoria, meno di sei mesi fa, proprio sotto la ex casa dei Giuliano.
Le vedette dell clan
Da via Pietro Colletta, si imbocca la prima strada sulla sinistra e si sale per Forcella. Le vedette del clan sono nigeriane e stazionano sedute su un muretto proprio di fronte all’ingresso del vicolo che è la seconda strada sulla destra. Scrutano chi entra e chi esce e tutti hanno cellulari in tasca e auricolari alle orecchie. Quando entra qualcuno dalla faccia sospetta avvisano chi è a metà del vicolo che a sua volta lancia un segnale alle ragazze, che rientrano nei «bassi» o nascondono meglio ciò che è stipato in casa. Stessa scena è dall’altro ingresso del vicolo, nella zona dei Tribunali. Anche qui una vedetta nigeriana, ben vestita e con l’auricolare avvisa tutti in caso di pericolo. In vico della Pace ci passa chi vuole fare sesso. Oppure ci arrivano i turisti perché, non si comprende bene per quale congettura astrale, i navigatori satellitari indicano proprio quella via come la migliore per arrivare alle pizzerie di piazza Calenda. E quindi, incerti, scendono in quella “porzione” di cuore della città, senza anima. Al centro del vicolo, quando ormai è troppo tardi per tornare indietro e bisogna solo proseguire salendo di fretta fino ad arrivare ai Tribunali, ci sono i due bambini che si riescono a notare solo se ci si addentra nella strada stretta e buia. Poco prima di loro si deve passare tra undici nigeriane che quando si accorgono di una persona in strada fischiano per attirare l’attenzione. Basta infatti alzare lo sguardo da terra per diventare un possibile cliente. Superate loro ci sono i due bambini. Giocano lanciandosi sguardi e guardinghi aspettano la fine del loro incubo. «Vieni?».
In 300 metri di strada sudicia ci sono ventuno case. Le donne schiave vendono il proprio corpo al miglior offerente
I minori forse sono fratelli, si somigliano molto. Sono dell’est Europa e probabilmente arrivano dalla Bulgaria