Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Torre del Greco piange i suoi figli: «Stato colpevole, li ha ammazzati»
Torre del Greco Accuse dei familiari dei 4 giovani rimasti schiacciati nel crollo del viadotto a Genova
«Vogliamo giustizia, devono pagare tutti». Tantissima rabbia ai funerali dei quattro ragazzi di Torre del Greco morti nel crollo del ponte Morandi a Genova. Il papà di Giovanni Battiloro: me lo hanno ammazzato.
TORRE DEL GRECO Lo Stato sotto accusa. Senza sceneggiate e senza violenza, ma con l’autorevolezza di chi con dignità e compostezza sta piangendo un pezzo di futuro che non c’è più. Per gli oltre cinquemila presenti ai funerali, la morte di Giovanni Battiloro, Matteo Bertonati, Gerardo Esposito e Antonio Stanzione, i quattro torresi non ancora trentenni inghiottiti dal ponte Morandi a Genova mentre erano diretti in vacanza, sono «omicidi di Stato». Le parole di Roberto, il padre di Giovanni, incalzato dai cronisti, interpretano il convincimento diffuso. «Mio figlio - ripete il dipendente del Centro di produzione Rai di Napoli - non è morto, ma è stato ucciso insieme con gli altri».
Intorno alle 13,30 all’arrivo delle auto con le bare in piazza Santa Croce, dove si staglia l’omonima Basilica pontificia, era stato esposto uno striscione eloquentissimo. «In uno stato strafottente, vittime innocenti». Poi è stato rimosso. Così come è stato rimosso un altro striscione affisso all’uscita dell’autostrada. «Antonio, Matteo, Giovanno e Gerardo... non è stato il fato ma lo Stato». Tra i parenti delle vittime, rabbia sotto traccia. È uscita fuori solo per un attimo, una valvola di sfogo comprensibile, quando prima dell’inizio del rito funebre la mamma di uno dei ragazzi ha cominciato a inveire verso il settore riservato alle autorità. «Qui non ci sono autorità, questo non è un funerale di Stato», ha gridato la donna. E infatti erano pochissimi i politici presenti.
Strano il destino del sindaco di Torre del Greco Giovanni Palomba. Anche lui, poco dopo l’elezione, come capitò un anno fa al suo collega di Torre Annunziata, Vincenzo Ascione, è toccato l’ingrato compito di seppellire dei concittadini vittime di un tragico incidente. Nell’estate 2017 il palazzo crollato sulla litoranea oplontina, oggi il ponte Morandi nel capoluogo ligure. Per Palomba, che si è adoperato affinché i funerali si svolgessero a Torre del Greco, solo elogi, abbracci, strette di mano. A rendere omaggio ai ragazzi scomparsi anche i primi cittadini di alcune città vicine, come per esempio Ciro Buonajuto di Ercolano. Presenti, con discrezione anche il presidente del Consiglio regionale Rosa D’Amelio accompagnata dal consigliere regionale torrese Loredana Raia.
La cerimonia funebre è stata officiata dal cardinale Crescenzio Sepe, affiancato tra altri sacerdoti come il parroco della Basilica pontificia Giosuè Lombardo, successore del beato Vincenzo Romano che nel prossimo autunno sarà santo. Arcivescovo di Napoli è stato durissimo. «C’è chi sostiene che nel momento del dolore e del lutto non bisogna pensare alle cause del disastro. Ma questo è un discorso fuorviante, elusivo e di comodo. Dobbiamo chiederci perché tutto questo è accaduto, Occorre una risposta. È accaduto per negligenza, incuria, incapacità, burocratismo. Siamo di fronte a una violenza contro la persona, la società e l’umanità. I ragazzi non sono morti perché l’ha voluto il destino, ma sono stati vittima della violenza della mano dell’uomo che si è sostituita a quella di Dio».
Giovanni Battiloro, videomaker, era conosciuto e apprezzato nell’ambiente giornalistico. Folta la delegazione Rai, guidata dal direttore del centro di produzione di Napoli Francesco Pinto e dal redattore capo Antonello Perillo a partecipare al rito. La Rai, insieme con l’Ordine dei giornalisti della Campania, rappresentata ieri dal presidente Ottavio Lucarelli, istituirà in accordo con la famiglia un premio annuale per ricordare la giovane vittima.
All’uscita delle quattro bare dalla chiesa un nugolo di palloncini bianchi che salivano al cielo sulle note di «Knockin’ on heaven’s doors». Difficile trattenere le lacrime.