Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’anno del rispetto
Colpi di teatro e sfide insidiose «Il momento è importante perché tanti e incisivi sono i cambiamenti e quasi nessuno è di agevole interpretazione»
In mezzo a questa strana estate, attonita al cospetto di tragedie che meriterebbero maggior rispetto e qualche silenzio in più, per fortuna qualcosa di effimero sopravvive e quindi eccoci all’inizio del campionato di calcio, oppio dei popoli ma anche salutare distrazione. Un campionato che per una volta non si sovrappone al mercato, rendendo liquide le squadre e provvisorie le prime partite, come se non contassero tre punti come le ultime.
Per il tifoso del Napoli il momento è catartico, come dice il poeta, perché tanti e importantissimi sono i cambiamenti e quasi nessuno di facile lettura o di agevole interpretazione. Manico nuovo, e che manico: il più vincente di tutti, il condottiero calmo che tanto ha trionfato a ogni latitudine, il colpo di teatro della società, che peraltro si confronta con una delle sfide più insidiose di una magica carriera, perché il Napoli operaio di Sarri, Reina e Jorginho ha chiuso con un sacco di record, un secondo posto e soprattutto un torneo conteso alla corazzata bianconera fino all’ultimo respiro. Il paradosso è che il nuovo allenatore è indiscutibile, la rosa è stata obiettivamente rinforzata e tuttavia non sono molti quelli che ritengano il risultato dello scorso anno facilmente replicabile; ciò per i massivi e tecnicamente ineccepibili interventi di Milan, Inter e Roma che si sono oltremodo rafforzate.
Il tutto si innesta sul momento più difficile nei rapporti tra società e tifoseria. La voglia di palcoscenico, l’abilità maieutica di alcuni interlocutori della comunicazione e la naturale attitudine a calamitare su di sé attenzione e riflettori hanno giocato qualche brutto scherzo, e i riferimenti ad alcuni comportamenti di ristrette frange di sedicenti tifosi sono stati estesi alla totalità degli appassionati, creando comprensibili malumori e giustificatissime reazioni. Oggettive mancanze, condivise con le istituzioni, e costanti scaricabarile propongono a inizio stagione il triste spettacolo di un San Paolo più indecente del solito, semidistrutto e senza abbonati. Per di più il destino, mai così cinico e baro, propone pronti via due sfide che probabilmente alla resa dei conti potrebbero pesare molto più dei tre punti in palio, essendo Lazio e Milan tra le più agguerrite concorrenti all’irrinunciabile posto Champions, obiettivo credibile dell’annata. Il clima è importante, e a queste latitudini ancora di più. La compattezza dell’ambiente, squadra, tecnici, società, stampa e tifoseria ha portato l’anno scorso ai vertici una compagine oggettivamente meno forte di altre, lasciate indietro di molti punti. Se non altro questo dovrebbe essere d’insegnamento: il Napoli ha la fortuna di essere l’unica squadra della città e di poter contare sulla torcida più folta e appassionata. Perdere questa forza motrice sarebbe un vero suicidio, molto più che scommettere su un centravanti o su un centrocampista centrale.
È per questo che ci vuole rispetto. Da parte degli appassionati per il lavoro di una società che fa investimenti possibili, certo; ma anche, e forse soprattutto, da parte di una società che non può dimenticare che i tifosi sono i clienti dell’impresa. E il cliente, si sa, ha sempre ragione.
Il nuovo corso
Che sia vicendevole, tra società e tifoseria, perdere questa forza motrice sarebbe follia