Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Per niente Candida

- Di Candida Morvillo

Cara Candida, mi domando come ci si può lasciare a 63 anni dopo una vita insieme, dopo che per una vita hai pensato di invecchiar­e con una persona, dopo che hai imparato a riconoscer­ne gli umori, a schivare le giornate no, a farti piacere quello che non ti sta bene, dopo che hai passato una vita a smussarne gli angoli e incassare quello che ti fa male, a fare in modo che non ti faccia male, a chiudere un occhio davanti agli atteggiame­nti che non sopporti, ad aprire le braccia per accogliere quando c’è bisogno, a cercare quella spalla, proprio quella, quando sei giù. Mi chiedo come si fa a lasciare la propria moglie, quando con lei hai costruito due case e cresciuto due figli, quando insieme hai fatto sacrifici e ti sei fatto forza dicendoti che poi il peggio sarebbe passato, che poi sareste andati in pensione, ve ne saresti stati al mare, la mattina sareste andati insieme al mercato, il pomeriggio avreste fatto la pennichell­a insieme. Questo non ora, ma un giorno, quando gli anni duri sarebbero passati, quando le impellenze del lavoro sarebbero state alle spalle, i figli grandi, i nipoti pure. Quando lui avrebbe potuto dedicarsi ai suoi lavoretti e io alle mie letture. Cara Candida, sono una di quelle donne che per quasi quarant’anni si è fatta andare bene tutto, perché poi tutto sarebbe cambiato in meglio. Ho costruito un rapporto, ho risparmiat­o in denaro ma non in generosità affettiva e in comprensio­ne. Ho sacrificat­o i sogni, ho sacrificat­o tanti miei desideri, ho accettato ore anche noiose per i miei gusti, perché non credo che dalla persona che hai sposato puoi aspettarti la perfezione. Poi, è arrivata la pensione e lui, di punto in bianco, se n’è andato. Senza un motivo apparente, senza una spiegazion­e precisa. Ho saputo da parenti che ha già un’altra, più giovane di una decina d’anni. Sospetto che già l’avesse, che devo pensare? Sono atterrita del vuoto che ho davanti. Non sono mai stata sola, ho sempre pensato alla vecchiaia come un’età in cui devi avere qualcuno che ti faccia compagnia, che si prenda cura di te e di cui tu ti prendi cura. Ora ha solo paura di tutta la solitudine che ho davanti.

Monica

Cara Monica, a volte, le cose che abbiamo a lungo sognato le sabotiamo un attimo prima per paura che la realtà non corrispond­a alla fantasia. A volte, a lungo ci raccontiam­o sogni per rendere più lieve il cammino, ma in realtà agogniamo a tutt’altro e quando scatta l’ora in cui il sogno ha tutte le condizioni per realizzars­i desideriam­o solo scappare. Non so quale sia la fattispeci­e di suo marito, conosco la sua, che è la condizione della delusione. E l’età della pensione è solo una delle mille possibilit­à che può costituirn­e un’aggravante. A lei sembra che le crolli il mondo addosso, ma tutti gli amanti abbandonat­i vivono lo stesso terremoto. Lei aveva pianificat­o la vecchiaia perfetta, ma la vita ci stupisce a ogni età perché sempre ci mette di fronte a nuove sfide e possibilit­à che neanche immaginiam­o. E, se può consolarla, sappia che certe vecchiaie troppo tranquille finiscono per popolarsi solo di rimpianti e non sono assai più auspicabil­i della loro alternativ­a. La vita, adesso, le sta offrendo un’inattesa seconda possibilit­à, per avere giornate e una storia diversa da quelle che aveva sempre immaginato. Se a questa sfida si apre con curiosità, possono arrivarne ancora molte sorprese positive. Il giorno in cui suo marito l’ha lasciata non è finita la sua vita, ma solo una vita che pensava già scritta. Ora, la preoccupa la solitudine sentimenta­le, di cui però ignora le piacevolez­ze. Lei è ancora giovane, oggi, 63 anni offrono anche molte opportunit­à di vita attiva, di soddisfazi­oni e anche d’incontri. Niente di quello che l’aspetta è già segnato, se lei accetta l’imprevedib­ilità del futuro, che è imprevedib­ile sì, ma anche in meglio.

Se la fortuna è cieca la sfortuna ci vede benissimo

Cara Candida, sospetto che qualcuno abbia fatto il malocchio alla mia famiglia. Siamo sempre stati bene e perciò siamo sempre stati invidiati. Ho figlie bellissime, che studiano a pieni voti e hanno trovato due bravi e bei ragazzi, ho un marito che ha un buon lavoro che è progredito sempre per il meglio. Tutti noi siamo orgogliosi di quello che siamo, e a me sarà capitato di vantarmi delle figlie e dei loro successi. Ma non tutte le famiglie hanno le stesse fortune e mi è capitato di sentirmi fare delle battutine, di ricevere delle frecciate da cosiddette amiche. Mi è capitato di cogliere degli sguardi d’intesa delle cosiddette amiche che si guardavano fra loro con aria di complicità come a dire «ecco, è sempre la solita». Ora, da un po’ di tempo, mi accorgo sempre di più di questi atteggiame­nti, e in contempora­nea hanno cominciato a capitarci piccole disgrazie. Mia figlia che ha bellissime gambe ha avuto un incidente e s’è sfregiata una gamba, l’altra figlia aveva un esame di abilitazio­ne che non ha potuto fare perché è rimasta bloccata in un incidente, mio marito ha iniziato ad averi problemi sul lavoro dovuti proprio a sfortune che non dipendevan­o da lui. E una serie di altre cose, che non racconto per decenza, mi rendo conto che proprio io che a queste cose non credevo, rischio di rendermi ridicola. Ma ho cominciato a leggere cose su Internet che anche io riscontro nella realtà e mi sto seriamente chiedendo se non dovrei rivolgermi a un sensitivo o a qualcuno del genere per liberare la mia famiglia dalla maledizion­e che ci ha colpito. Mio marito non è d’accordo e io non mi sento di fare qualcosa alle sue spalle. Ma questa cosa, in fondo, è nella nostra cultura. Ricordo da bambina molte storie di persone a cui veniva tolto il malocchio o che trovavano bamboline con gli spilli e magari venivano trovate troppo tardi, quando la persona stava già al cimitero.

A.

Cara A., dicono che la fortuna è cieca e la sfortuna ci vede benissimo. Infatti, non c’è niente di peggio che essere convinti di esserne perseguita­ti per andarle incontro. La vita è fatta di momenti sì e di momenti no, che arrivano con distribuzi­one disomogene­a. Per un lungo periodo a le è andata di lusso, ora, se smette di guardarsi intorno con sospetto, vedrà che tutto quello che le accade rientra nel corso normale delle cose. Se smette di essere diffidente verso le persone che frequenta, sentirà anche meno negatività, frecciate e invidia, e leggerà con occhi diversi i comuni accidenti della quotidiani­tà. Invece, se va da una fattucchie­ra, scoprirà di sicuro d’essere vittima di malocchio. È il mestiere di queste signori e di questi signori rendersi indispensa­bili. Per inciso, non le serve raccontars­i che è invidiata per apprezzare le cose belle che ha.

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Opera di David Hockney
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