Corriere del Mezzogiorno (Campania)
FONDI UE E ZES I NODI POST FERIE
Fate presto. L’appello del ministro per il Sud Barbara Lezzi a spendere rapidamente i fondi europei è un forte monito alle regioni meridionali. I dati dell’Agenzia per la Coesione a fine luglio 2018 sono preoccupanti: la Campania deve utilizzare entro fine anno un totale di 560 milioni tra Fondo europeo di sviluppo e Fondo sociale. Dall’ultimo monitoraggio emerge che sono state certificate a Bruxelles spese per poco più di 255 milioni, ne mancano ancora 305 circa, da effettuare nei prossimi quattro mesi, per evitare di perderle. Intendiamoci, ad agosto qualche passo avanti ci sarà stato, inoltre nel rush finale tradizionalmente si spende di più, ma anche scontando queste opportunità, il pericolo di perdere soldi è dietro l’angolo.
E anche la Puglia non va meglio: su circa 545 milioni tra Fesr ed Fse ne ha utilizzati 336, ne restano da spendere 210 entro dicembre.
Questa volta, nonostante la buona volontà del ministro Lezzi di provare a chiedere una mini proroga agli uffici comunitari, c’è il fondato rischio che ci sbattano la porta in faccia. Il contenzioso tra Italia ed Europa è sempre più aspro, dai migranti alle minacce di non versare i contributi dovuti, ai margini di flessibilità strettissimi per impostare una manovra di bilancio 2019 che avvii almeno le proposte su flat tax, pensioni e reddito di cittadinanza, con inevitabile sfondamento dei tetti di deficit pubblico.
In questo contesto non è affatto da escludere che ci rispondano un sonoro no a ogni richiesta di proroga, con la conseguenza di perdere una prima fetta di fondi europei del periodo 2014–2020. Lo scenario non è rassicurante, il ritardo di certificazione di alcuni Programmi, spiegano al ministero per il Sud e all’Agenzia per la Coesione, è anche conseguenza delle complessità organizzative e operative legate ad alcune regole introdotte dalla Ue, ma persiste un forte deficit di capacità amministrativa nelle regioni meridionali, in particolare nella gestione dei fondi comunitari.
«Un danno che il nostro Mezzogiorno non può assolutamente permettersi per ragioni di necessità e credibilità», commenta Barbara Lezzi, secondo la quale «siamo in forte ritardo ma non ho il tempo adesso di fermarmi a indicare i responsabili, che pure ci sono, perché il 31 dicembre è troppo vicino». A settembre il ministro per il Sud incontrerà tutte le Regioni, per verificare, attraverso tavoli tecnici, lo stato dell’arte, cosa sta procedendo e cosa no, e soprattutto monitorare chi è in grado di camminare sulle proprie gambe, chi, invece, non ce la fa e in quel caso verrà supportato dall’Agenzia per la Coesione.
Il cronoprogramma, prevede, dopo la prima tappa di venerdì 31 agosto a Potenza per la Basilicata, il 10 settembre incontro con la Regione Puglia, il 14 con la Sardegna, il 17 con il Molise, il 24 con la Campania e il 26 con l’Abruzzo.
Negli ambienti ministeriali preoccupano, alla ripresa dopo le ferie, non solo il ritardo nella spesa dei fondi ma anche le Zes, al punto che fonti vicine alla Lezzi fanno sapere che «già la settimana prossima dovrebbero partire le lettere di convocazione delle Regioni per capire quale sia lo stato di maturità per la presentazione della domanda per le Zone Economiche Speciali», in particolare interregionali, «per le quali da oltre un anno non sono state trovate ancora soluzioni condivise». Prima tra tutte la Zes Puglia-Basilicata. Invece, per Campania e Calabria, per le quali l’iter è stato completato, mancano ancora le designazioni del premier Conte e del ministro Toninelli dei propri rappresentanti nei due comitati di indirizzo delle Zes nonché il decreto di semplificazione amministrativa e burocratica per le imprese.