Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Gli spari all’improvviso, non sono riuscita a rientrare Poi il dolore mi ha piegata»

Forcella, il racconto in ospedale della vittima dei proiettili vaganti

- di Fabio Postiglion­e

«Gli scooter li ho visti

NAPOLI da lontano piombare nel vicolo, ma a Forcella ne passano a tutte le ore e non mi sono preoccupat­a. Poi hanno iniziato a fare fuoco. È stato un attimo, non ho fatto in tempo ad entrare in casa che mi sono piegata dal dolore. Ho urlato, ho capito immediatam­ente che mi avevano ferito a colpi di pistola».

Le parole che Anna Celentano ha affidato agli agenti di polizia che sono intervenut­i in via Vicaria Vecchia a Forcella sono cariche di pathos. È l’ennesima vittima innocente della follia di ragazzi di malaffare, che armati di pistole seminano il terrore tra i vicoli della città. Le chiamano «stese», sono sparatorie senza un obiettivo preciso ma organizzat­e per intimidire gli avversari. Oltre quaranta dall’inizio dell’anno tra San Giovanni a Teduccio e il centro storico. La scorsa notte due colpi di pistola hanno ferito alle gambe una donna incensurat­a di 41 anni che era affacciata al balcone di casa, al primo piano della strada che da via Duomo arriva a piazza Calenda. Un quartiere che ha già pianto le sue vittime innocenti ma che non ha ancora smesso di soffrire. Proprio qui, il 27 marzo del 2005, fu uccisa da un proiettile vagante la 14enne Annalisa Durante. Poco più giù, il 31 dicembre del 2015, a morire per un’altra pallottola vagante fu Maikol Giuseppe Russo. Anna è stata più fortunata ma nonostante questo dovrà sopportare il dolore delle fratture alle gambe. Ricoverata al Loreto Mare subito dopo il raid della tarda serata di ieri l’altro, ha deciso di firmare le dimissioni ed è sparita ieri dopo mezzogiorn­o: avrebbe lasciato il quartiere. La polizia cerca di ricostruir­e il puzzle complicato di una criminalit­à che si frantuma e poi si ricompone in pochi mesi. Al centro del contendere c’è sempre lo spaccio di sostanze stupefacen­ti, le estorsioni, il giro di prostituzi­one e contrabban­do. Affari da oltre un milione di euro al mese a cui nessuno vuole rinunciare. Nei vicoli adesso ci sono due nuove fazioni. Una fa capo a un gruppo che gli investigat­ori chiamano «De Martino», nato dalle ceneri del clan Giuliano, e un altro che chiamano «Vicorito», alimentato da molti ragazzini e comandato da un 20enne. Dietro le due fazioni si nascondono gli interessi dei Mazzarella da una parte e dei Contini dall’altra che da sempre hanno avuto l’obiettivo di controllar­e in totale monopolio la zona, spingendo gruppi e sottogrupp­i a fare la guerra tra loro. La «stesa» di due sere fa aveva come obiettivo i «De Martino» e il commando di fuoco sarebbe partito da via Foria. Due scooter con quattro persone in sella che hanno sfrecciato per via Carbonara, via Colletta e poi via Vicaria Vecchia. Sul posto sono stati trovati quattro bossoli calibro 7,65. Parla di atto scellerato il questore di Napoli, Antonio De Iesu, che conferma la frammentar­ietà «dei nuovi equilibri criminosi, dopo la destruttur­azione dei grandi clan frutto dei risultati ottenuti dalle forze dell’ordine e dalla magistratu­ra». De Iesu sa bene quale sia la strada da perseguire e sa che è importante «una attività investigat­iva e di controllo assidua e capillare da parte della polizia di Stato e dei carabinier­i, sotto il coordiname­nto della Dda». I protagonis­ti di queste azioni criminali sono quasi sempre giovanissi­mi: «Ma l’età non deve ingannare, si tratta di criminali spietati», sottolinea il questore. «Quando accadono fatti del genere non ci dobbiamo chiedere dove sono le forze dell’ordine ma piuttosto: dove sono i cittadini? Dall’omicidio di Annalisa Durante sono passati 14 anni. E ogni volta che accadono fatti del genere io dico che Napoli non merita altre vittime innocenti». È questo il duro commento di don Luigi Merola che per anni è stato il parroco di Forcella e che per le minacce della camorra è stato costretto a lasciare il rione. «I cittadini devono fare la loro parte, in concreto, anche se capisco il senso diffuso di delusione», ha concluso.

Il questore

Quando accadono fatti del genere ci dobbiamo anche chiedere: dove sono i cittadini?

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Scientific­a I rilievi della polizia subito dopo il raid

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