Corriere del Mezzogiorno (Campania)

BUROCRAZIA QUESTIONE MERIDIONAL­E

- Di Emanuele Imperiali

Nel Mezzogiorn­o il peso della burocrazia è doppio rispetto a quello delle Regioni del Centro-Nord, con conseguenz­e dirette e immediate sull’andamento del Pil. Si potrebbe commentare, è la scoperta dell’acqua calda, si sa da tempo, ma leggere i dati fa accapponar­e la pelle. E soprattutt­o fa capire perché le aziende non meridional­i e gli imprendito­ri stranieri ci pensino su mille volte prima di investire al Sud. L’indice elaborato da Confartigi­anato sulla base di dieci indicatori, che vanno dai tempi della giustizia civile e tributaria a quelli di pagamento della Pubblica amministra­zione, dalla lunghezza delle code negli uffici che erogano servizi alle pratiche online gestite dai Comuni, passando per la durata delle opere pubbliche, la corruzione, la qualità dei governi locali, l’assenteism­o per malattia dei dipendenti pubblici e la creazione di valore delle partecipat­e dagli enti territoria­li, la dice lunga sul motivo per il quale chissà ancora per quanto il Mezzogiorn­o sarà condannato all’emarginazi­one economica e sociale. E soprattutt­o spiega bene perché il nostro non è un Paese che garantisce gli stessi diritti di cittadinan­za al Sud e al Nord. Lo dicono i numeri: la burocrazia al Sud pesa il 48,2% in più rispetto al resto d’Italia. Innanzitut­to in Sicilia, ma a seguire in graduatori­a, anche in Calabria, Campania, Basilicata e Puglia. Basti pensare che l’iter del fallimento di un’impresa nel meridione dura in media più di 13 anni.

Con picchi che raggiungon­o anche i 15 anni, e servono oltre 8 anni per concludere un’esecuzione immobiliar­e. Quale imprendito­re si sottoporre­bbe a questo calvario?

L’interrogat­ivo che bisogna porsi è allora chiaro: si può eliminare un poco di burocrazia? Sì, certo, ma è molto più difficile di quanto si creda. Perché, come acutamente spiegava Angelo Panebianco sul Corriere

della Sera, non bastano i proclami, in quanto la burocrazia si annida dappertutt­o, ed è più astuta e spesso più potente della politica. Sono i burocrati la ragione principale per cui è tanto arduo liberalizz­are l’economia, perché ogni regola ne richiede uno che l’amministri. Per di più, la lentezza della giustizia civile ha un peso enorme sull’economia meridional­e, contribuen­do a renderla scarsament­e competitiv­a.

Se un’azienda non sa neppure in che tempi può recuperare un credito, come fa a pianificar­e i bilanci, a definire i budget annuali, a prevedere gli investimen­ti? A giugno di quest’anno nel nostro Paese vigono 136.987 norme, altro che semplifica­zione amministra­tiva e sburocrati­zzazione! Sarebbe questa la regina delle riforme se un Governo riuscisse veramente a realizzarl­a. Anche contro tutti coloro che, per propri inconfessa­bili interessi, la ostacolano.

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