Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il «Luigino d’oro» come nel principato di Seborga

- Di Giuseppe Mariconda

Tra Ospidalett­i e Bordighera, a un passo da Sanremo, in Liguria, esiste una minuscola entità territoria­le (poco meno di cinque chilometri quadrati), che era autonoma fino al 31 gennaio 1729, governata dall’abate dell’abbazia di Lerino, nell’isola di Sant’Onorato, di fronte a Cannes. È il principato di Seborga.

E, come racconta Wikipedia, a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso la piccola comunità (meno di cinquecent­o abitanti) rivendica un’indipenden­za dalla Repubblica italiana in virtù di un presunto antico status di Principato di cui avrebbe goduto, ritenendo non valida l’annessione al regno di Sardegna. Di qui la decisione di scegliersi un principe, con funzioni evidenteme­nte simboliche. Questo ruolo è stato svolto dal 14 maggio 1963 fino al 25 novembre 2009 (giorno della sua morte) da Giorgio Carbone con il nome di Giorgio I, e dal 25 aprile 2010 da Marcello Menegatto (Marcello I).

Il principe è coadiuvato da un consiglio di 9 ministri, privi di potere legale. Il principato conia una moneta, chiamata Luigino (nome ispirato forse a quello delle monete - Luigi d’oro - del XVII secolo dalla vicina Francia), senza alcun valore legale, ma utilizzata come buono spendibile in città; al cambio di 6 dollari statuniten­si (poco più di 5 euro) Seborga ha anche proprie «targhe automobili­stiche» che, però, non possono essere utilizzate se non in aggiunta di quelle

italiane. Vengono poi distribuit­i ai richiedent­i «passaporti» e «patenti di guida» recanti l’effigie e i timbri del principato che hanno unicamente funzione folklorist­ica e di promozione turistica. La pretesa indipenden­za del principato sarebbe, secondo molti, soltanto una trovata pubblicita­ria per attirare turisti e investitor­i.

Il principato di Seborga, ovviamente, non è riconosciu­to dalla Repubblica Italiana che ha de jure e de facto la reale giurisdizi­one sul territorio. I sindaci che si sono alternati negli ultimi trent’anni erano esponenti di partiti tradiziona­li: Dc, poi del Psi, e dall’elezione diretta (anni Novanta) del centro sinistra. Attualment­e primo cittadino è Enrico Ilariuzzi della lista civica «per Seborga». È al secondo mandato e come tutti gli altri non potrà ricandidar­si. Toccherà ad un altro dialogare con il «principe»…

Perché, con ricerca su Wikipedia, questa brevissima ricostruzi­one storicofol­k loristica? Beh per proporre un «gemellaggi­o» quando Napoli avrà ottenuto - con le delibere proposte dalla giunta de Magistris - la stessa «indipenden­za ed autonomia» del piccolo comune ligure. Resta il nodo del nome da dare alla moneta, ma quale migliore scelta se non quella dei seborghini? Ultimo nodo da sciogliere: l’elezione, la nomina, o la scelta di un «principe» e del nome da dare alla nuova entità autonoma... E visto, che a differenza del piccolo territorio ligure, un ricorso alla storia suggerireb­be «Repubblica partenopea», ma non finì nel migliore dei modi, come buon augurio non resta che «Regno delle Due Sicilie», ma qui bisogna fare i conti con Orlando, che non è il paladino di Francia, quello che raccontano i cantastori­e …

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