Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Cardarelli, l’assalto dei falsi pazienti è costato oltre 15mila euro di esami
L’azienda ospedaliera quantifica i numeri dell’emergenza: in un giorno fornite più di tremila prestazioni dai camici bianchi
NAPOLI Saltare una lista d’attesa e risparmiare i soldi di accertamenti ed esami: dietro il super afflusso di questi giorni al Cardarelli potrebbe esserci anche questo. A suggerirlo ci sono i dati diffusi dalla direzione generale: in 24 ore (solo per il pronto soccorso) sono stati fatti ben 3.237 esami tra analisi del sangue, risonanze, radiografie eco-doppler, scintigrafie e tac.Lecito chiedersi se l’ondata di pazienti sia legata ad altrettanti malori, tutti reali, guarda caso arrivati all’unisono nei giorni immediatamente successivi alle vacanze.
Non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma la vicenda incuriosisce. Il sospetto che tra i tanti accessi di questi giorni ci siano anche dei furbetti delle liste d’attesa aleggia anche negli uffici della direzione strategica dell’ospedale, che (dati alla mano) punta il dito sugli accessi inappropriati. Questo significa che al di là delle emergenze, che ad onor del vero sono comunque molte e molto complesse, è probabile che una larga parte di quanti si sono presentati in pronto soccorso hanno approfittato per fare accertamenti ed esami che altrove avrebbero dovuto pagare di tasca propria. Ma soprattutto fingendo un malore hanno saltato giorni, a volte anche settimane, di lista d’attesa nelle varie strutture pubbliche non solo cittadine.
Andiamo con ordine. Analizzando la giornata di ieri l’altro, la direzione dell’ospedale ha messo in evidenza sin da subito una questione: il 59% dei pazienti trattati aveva un codice verde, quindi avrebbe potuto evitare di ingolfare il pronto soccorso con un «accesso improprio». In particolare, dei 224 accessi di martedì ben 131 sono stati classificati verdi, 81 gialli e 12 rossi. Sul totale, i ricoveri sono stati 43. Per assistere questi pazienti è stato necessario eseguire ben 2.881 esami del sangue, 121 tac, 153 radiografie, 75 eco doppler, 1 scintigrafia cardiaca e 3 risonanze. Esami che fatti privatamente sarebbero costati grosso modo 26mila euro. Il che significa che con un 59% di accessi impropri, i furbetti di turno hanno fatto a spese di tutti i cittadini (evitando ogni attesa) esami per circa 15mila 300euro. Tutto questo mettendo in grave difficoltà i medici e facendo rischiare la pelle a quel 41% di pazienti arrivati al Cardarelli in gravi condizioni.
Qualcuno potrebbe parlare di medicina difensiva ma, d’altro canto, in condizioni di lavoro tanto difficili quale medico potrebbe in coscienza limitarsi ad una semplice occhiata per una diagnosi? No, scaricare la responsabilità sui medici che in pronto soccorso danno l’anima per riuscire ad assistere tutti non sarebbe corretto. Si potrebbe, e si dovrebbe, far pagare un ticket salato a quanti usano il pronto soccorso come un ambulatorio privato, riprendendo in questo senso una proposta lanciata qualche tempo fa dal consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, componente della Commissione sanità, per il quale «soprattutto nei momenti di super afflusso, andrebbe applicata alla lettera la norma che prevede il pagamento di un ticket sanitario quando ci si presenta a un pronto soccorso con un codice bianco, senza averne una reale necessità».
Intanto, dal momento dell’attivazione dell’unità di crisi, la situazione del Cardarelli è andata migliorando anche se l’emergenza è tutt’altro che cessata.
«I dati che arrivano in tempo reale grazie al nostro sistema informatico ci confermano una situazione incredibilmente complessa – dice il direttore generale Ciro Verdoliva -. Nonostante tutto stiamo tenendo l’emergenza sotto controllo e prevediamo, se il trend resterà questo, di poter riportare al situazione alla normalità entro questa settimana. L’attenzione resta altissima, ma voglio ribadire che anche quest’ennesima emergenza ci ha rafforzato nella convinzione di essere riusciti a migliorare e, ancor di più, che i pronto soccorso del Cto e dell’Ospedale del Mare devono andare a regime quanto prima».