Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Una scelta di classe
Il quadro della situazione Lo stato di tanti dei nostri istituti, i servizi spesso assenti più che carenti, lo scontento dei docenti segnalano che le cose non funzionano come dovrebbero
Gli alunni che frequentano le scuole italiane sono quasi 7 milioni. I loro insegnanti poco meno di 730 mila, in larga maggioranza donne. Alunni e professori sono affiancati da oltre 130 mila unità di personale tecnico e amministrativo. Per un totale di 8 milioni di persone coinvolte direttamente nel mondo scolastico. Allargando lo sguardo al mondo universitario, si trovano un milione e alcune decine di migliaia di studenti, 45 mila docenti e migliaia di impiegati a vario titolo. Complessivamente nel mondo dell’istruzione sono coinvolti dunque oltre 9 milioni di italiani. Ma lo sono anche le loro famiglie, che soprattutto nel caso dei più giovani sono pienamente e concretamente interessate. Quindi almeno un italiano su cinque ha quotidianamente a che fare con l’universo dell’istruzione.
È così anche in Campania. I numeri sono ancora più rilevanti se si considerano la formazione e l’aggiornamento professionale. E sarebbero di per sé un validissimo motivo per tenere in gran conto la funzione che tali attività svolgono, l’indotto che generano, i costi che comportano per lo Stato e per le famiglie, l’incidenza che hanno sul futuro degli utenti, cioè i ragazzi, ma anche sul presente dell’enorme quantità di persone che vive e opera nelle aule o intorno alle istituzioni formative.
Lo stato di tante delle nostre scuole, i servizi spesso assenti più che carenti, lo scontento che gli insegnanti (ma anche i docenti universitari) manifestano - o peggio non manifestano nemmeno più – segnalano in modo chiaro che le cose non funzionano come dovrebbero. Lo testimonia per esempio la rabbia che il mondo scolastico ha palesato nei confronti della Buona Scuola, la riforma di Renzi odiata forse per il nome «ottimistico» piuttosto che per i contenuti, discutibili sì, ma non più di tante riforme precedenti. Va un po’ meglio negli atenei, dove i professori hanno meno rivendicazioni economiche. Quanto alla formazione professionale, nell’attuale situazione del mondo del lavoro soprattutto nel Sud, è difficile pensare che le cose possano andare bene. Tuttavia, proprio per l’attuale scenario sconfortante nel quale si muovono, è assolutamente necessario che le istituzioni nazionali e locali, le famiglie, i docenti e i ragazzi stessi si impegnino per ridare energia alla scuola, all’università e ai centri formativi. L’idea di trovare al Nord le soluzioni che al Sud non ci sono è poco più di un’illusione. Infatti mentre i ragazzi meridionali che se lo possono permettere «fuggono» a Milano o a Torino, i loro coetanei settentrionali cercano miglior fortuna all’estero. Un po’ come i migranti.
L’impegno È ora che le istituzioni, le famiglie, i docenti e i ragazzi si impegnino per ridare energia alla scuola, all’università e ai centri formativi