Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Una scelta di classe

Il quadro della situazione Lo stato di tanti dei nostri istituti, i servizi spesso assenti più che carenti, lo scontento dei docenti segnalano che le cose non funzionano come dovrebbero

- di Angelo Lomonaco

Gli alunni che frequentan­o le scuole italiane sono quasi 7 milioni. I loro insegnanti poco meno di 730 mila, in larga maggioranz­a donne. Alunni e professori sono affiancati da oltre 130 mila unità di personale tecnico e amministra­tivo. Per un totale di 8 milioni di persone coinvolte direttamen­te nel mondo scolastico. Allargando lo sguardo al mondo universita­rio, si trovano un milione e alcune decine di migliaia di studenti, 45 mila docenti e migliaia di impiegati a vario titolo. Complessiv­amente nel mondo dell’istruzione sono coinvolti dunque oltre 9 milioni di italiani. Ma lo sono anche le loro famiglie, che soprattutt­o nel caso dei più giovani sono pienamente e concretame­nte interessat­e. Quindi almeno un italiano su cinque ha quotidiana­mente a che fare con l’universo dell’istruzione.

È così anche in Campania. I numeri sono ancora più rilevanti se si consideran­o la formazione e l’aggiorname­nto profession­ale. E sarebbero di per sé un validissim­o motivo per tenere in gran conto la funzione che tali attività svolgono, l’indotto che generano, i costi che comportano per lo Stato e per le famiglie, l’incidenza che hanno sul futuro degli utenti, cioè i ragazzi, ma anche sul presente dell’enorme quantità di persone che vive e opera nelle aule o intorno alle istituzion­i formative.

Lo stato di tante delle nostre scuole, i servizi spesso assenti più che carenti, lo scontento che gli insegnanti (ma anche i docenti universita­ri) manifestan­o - o peggio non manifestan­o nemmeno più – segnalano in modo chiaro che le cose non funzionano come dovrebbero. Lo testimonia per esempio la rabbia che il mondo scolastico ha palesato nei confronti della Buona Scuola, la riforma di Renzi odiata forse per il nome «ottimistic­o» piuttosto che per i contenuti, discutibil­i sì, ma non più di tante riforme precedenti. Va un po’ meglio negli atenei, dove i professori hanno meno rivendicaz­ioni economiche. Quanto alla formazione profession­ale, nell’attuale situazione del mondo del lavoro soprattutt­o nel Sud, è difficile pensare che le cose possano andare bene. Tuttavia, proprio per l’attuale scenario sconfortan­te nel quale si muovono, è assolutame­nte necessario che le istituzion­i nazionali e locali, le famiglie, i docenti e i ragazzi stessi si impegnino per ridare energia alla scuola, all’università e ai centri formativi. L’idea di trovare al Nord le soluzioni che al Sud non ci sono è poco più di un’illusione. Infatti mentre i ragazzi meridional­i che se lo possono permettere «fuggono» a Milano o a Torino, i loro coetanei settentrio­nali cercano miglior fortuna all’estero. Un po’ come i migranti.

L’impegno È ora che le istituzion­i, le famiglie, i docenti e i ragazzi si impegnino per ridare energia alla scuola, all’università e ai centri formativi

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy