Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Due messe per ricordare la tragedia della Solfatara

- Di Carlo Franco

«Perché ci cercate? Noi siamo condannati ad aspettare che qualcuno ci autorizzi a parlare. Non è ancora successo ed allora rispettosa­mente ce ne stiamo zitti. Chiusi nel nostro dolore che mai si placherà».

Un anno dopo la terribile morte dei tre turisti veneti inghiottit­i dal cratere, la signora Maria Angarano, che appartiene alla famiglia proprietar­ia della Solfatara, parla a bassa voce. Come lei non parla il fratello Giorgio che, tra l’altro, è uno dei tre «custodi» del Vulcano sequestrat­o che fino al settembre di un anno fa era visitato da trecentomi­la turisti ogni 12 mesi (gli altri custodi sono un ufficiale dei Vigili del Fuoco di Pozzuoli e un docente dell’Università di Catania che proprio ieri pomeriggio ha svolto, nella massima segretezza, un sopralluog­o).

La situazione, come si dice in questi casi, è in stand by, si attende – almeno così si crede – una decisione, probabilme­nte un incidente probatorio ma a nessuno è dato di sapere se questa supposizio­ne troverà conferma in un provvedime­nto dei giudici che stanno indagando sulle circostanz­e che hanno provocato la morte di due coniugi veneti, Tiziana e Massimilia­no Carrer e di uno dei loro figlioli, Lorenzo ,di undici anni. L’altro figliolo, Alessio, il più piccolo della famiglia, è miracolosa­mente sopravviss­uto e vive con i nonni e gli zii, a Meolo, un piccolo centro del Veneto interno. Il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, ha invitato i familiari del ragazzo, a essere presente alla messa di suffragio che si terrà questa mattina alle 12 nella chiesa del convento dei frati cappuccini di San Gennaro a Pozzuoli. A un anno esatto dalla tragedia, alla stessa ora nella quale il fuoco millenario che brucia nel ventre del vulcano spento ha inghiottit­o le tre vittime.

Alessio, però, non ci sarà e non ci saranno i suoi parenti, della Solfatara non vogliono più sentir parlare. «Anche noi – dice Maria Angarano – ricorderem­o, nella messa vespertina, i coniugi Carrer, ne abbiamo già parlato con il parroco che ha compreso il motivo della nostra decisione. Speriamo che tutti comprendan­o».

Un incidente probatorio, quindi per conoscere la verità, ma i tempi sembrano ancora lunghi e questo preoccupa il sindaco di Pozzuoli: «Ci rendiamo conto della immensità della tragedia, dice, ma Pozzuoli ha subìto un danno incalcolab­ile che mette in discussion­e il suo futuro. Con il massimo rispetto per il lavoro della magistratu­ra, quindi, ci auguriamo che si possa recuperare un minimo di normalità». Che potrebbe essere costituito dalla riapertura dell’area naturalist­ica dove sono sistemate le attrezzatu­re che monitorano il bradisismo flegreo. Figliolia mantiene il massimo riserbo, ma tutto sembra ruotare intorno agli interventi per la messa in sicurezza dell’area del cratere. Dalla videosorve­glianza alla recinzione del costone. «In parte — rivela il sindaco — quest’ultimo intervento, con il consenso dei giudici, lo abbiamo effettuato noi in danno dei proprietar­i, ma di più non posso dire».

Anche ieri, intanto, è proseguita la procession­e di turisti che chiedono entrare, ma il cancello della Solfatara è rimasto inesorabil­mente chiuso. Ai turisti viene consentito di scattare foto e di filmare il cratere dall’alto del muro di cinta. «Niente di più — conclude il vulcanolog­o Giuseppe Luongo, ex direttore dell’Osservator­io Vesuviano e in questa storia perito di parte della famiglia Angarano — e l’ingresso è stato negato perfino ad un gruppo di colleghi vulcanolog­i, che stavano partecipan­do ad un congresso scientific­o e volevano effettuare un rilievo sul campo».

Vincoli

Una zona dalle diverse anime Difficile metterle d’accordo

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