Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Due messe per ricordare la tragedia della Solfatara
«Perché ci cercate? Noi siamo condannati ad aspettare che qualcuno ci autorizzi a parlare. Non è ancora successo ed allora rispettosamente ce ne stiamo zitti. Chiusi nel nostro dolore che mai si placherà».
Un anno dopo la terribile morte dei tre turisti veneti inghiottiti dal cratere, la signora Maria Angarano, che appartiene alla famiglia proprietaria della Solfatara, parla a bassa voce. Come lei non parla il fratello Giorgio che, tra l’altro, è uno dei tre «custodi» del Vulcano sequestrato che fino al settembre di un anno fa era visitato da trecentomila turisti ogni 12 mesi (gli altri custodi sono un ufficiale dei Vigili del Fuoco di Pozzuoli e un docente dell’Università di Catania che proprio ieri pomeriggio ha svolto, nella massima segretezza, un sopralluogo).
La situazione, come si dice in questi casi, è in stand by, si attende – almeno così si crede – una decisione, probabilmente un incidente probatorio ma a nessuno è dato di sapere se questa supposizione troverà conferma in un provvedimento dei giudici che stanno indagando sulle circostanze che hanno provocato la morte di due coniugi veneti, Tiziana e Massimiliano Carrer e di uno dei loro figlioli, Lorenzo ,di undici anni. L’altro figliolo, Alessio, il più piccolo della famiglia, è miracolosamente sopravvissuto e vive con i nonni e gli zii, a Meolo, un piccolo centro del Veneto interno. Il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, ha invitato i familiari del ragazzo, a essere presente alla messa di suffragio che si terrà questa mattina alle 12 nella chiesa del convento dei frati cappuccini di San Gennaro a Pozzuoli. A un anno esatto dalla tragedia, alla stessa ora nella quale il fuoco millenario che brucia nel ventre del vulcano spento ha inghiottito le tre vittime.
Alessio, però, non ci sarà e non ci saranno i suoi parenti, della Solfatara non vogliono più sentir parlare. «Anche noi – dice Maria Angarano – ricorderemo, nella messa vespertina, i coniugi Carrer, ne abbiamo già parlato con il parroco che ha compreso il motivo della nostra decisione. Speriamo che tutti comprendano».
Un incidente probatorio, quindi per conoscere la verità, ma i tempi sembrano ancora lunghi e questo preoccupa il sindaco di Pozzuoli: «Ci rendiamo conto della immensità della tragedia, dice, ma Pozzuoli ha subìto un danno incalcolabile che mette in discussione il suo futuro. Con il massimo rispetto per il lavoro della magistratura, quindi, ci auguriamo che si possa recuperare un minimo di normalità». Che potrebbe essere costituito dalla riapertura dell’area naturalistica dove sono sistemate le attrezzature che monitorano il bradisismo flegreo. Figliolia mantiene il massimo riserbo, ma tutto sembra ruotare intorno agli interventi per la messa in sicurezza dell’area del cratere. Dalla videosorveglianza alla recinzione del costone. «In parte — rivela il sindaco — quest’ultimo intervento, con il consenso dei giudici, lo abbiamo effettuato noi in danno dei proprietari, ma di più non posso dire».
Anche ieri, intanto, è proseguita la processione di turisti che chiedono entrare, ma il cancello della Solfatara è rimasto inesorabilmente chiuso. Ai turisti viene consentito di scattare foto e di filmare il cratere dall’alto del muro di cinta. «Niente di più — conclude il vulcanologo Giuseppe Luongo, ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano e in questa storia perito di parte della famiglia Angarano — e l’ingresso è stato negato perfino ad un gruppo di colleghi vulcanologi, che stavano partecipando ad un congresso scientifico e volevano effettuare un rilievo sul campo».
Vincoli
Una zona dalle diverse anime Difficile metterle d’accordo