Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Il welfare in due o tre anni sarà smantellato»
L’allarme giunge dall’assemblea del Terzo settore. D’Angelo (Gesco): molti i progetti a rischio
NAPOLI Il welfare non è un lusso. Sono passati quasi 10 anni da quando gli operatori che si occupano di sociale a Napoli e in regione si erano mobilitati per garantire i servizi ai cittadini e il proprio posto di lavoro. E ora si ritrovano, nuovamente, in un’assemblea promossa da Gesco con la partecipazione di numerose organizzazioni sociali, sui temi dell’integrazione tra pubblico e privato sociale e della crisi del sistema dei servizi sociali e socio-sanitari.
A testimonianza che poco o niente è cambiato c’è il rischio concreto, secondo gli organizzatori dell’assemblea, che in due-tre anni l’intero sistema di assistenza socio-sanitaria in Campania si smantelli, che 10 mila operatori restino senza lavoro e circa 30 mila famiglie senza sostegno e cura. «Stiamo assistendo a un progressivo depauperamento del welfare e del settore socio-assistenziale — ha spiegato il presidente di Gesco Sergio D’Angelo — in particolare dal punto di vista culturale, sociale ed economico. In nome della necessaria e condivisa riorganizzazione della sanità regionale, le Asl sono concentrate soprattutto sui presidi ospedalieri e sul numero dei posti letto, trascurando l’importanza del ruolo del territorio, del valore dell’integrazione socio-sanitaria e della funzione assicurata in questi anni dal terzo settore, mettendo in crisi le esperienze migliori e i progetti che, più di altri, avevano contribuito a creare quel poco di innovazione presente nel territorio regionale».
A gravare sulla situazione c’ è anche un rapporto con le Istituzioni non più costruttivo e che vive uno dei suoi momenti più difficili. «Oggi le professioni sociali diventano altamente specializzate e specialistiche — racconta Angelica Viola, presidente della Cooperativa “L’orsa Maggiore” —. Il terzo settore si è fatto carico per vent’anni di garantire servizi essenziali per le fasce fragili, penso ai bambini, alle periferie, alle donne, alle vulnerabilità e alla disabilità. La nostra richiesta è quella di riattivare il dialogo interistituzionale». Il campanello d’allarme suona anche e soprattutto per i servizi offerti ai cittadini. «C’è il rischio concreto della perdita dei diritti — conclude Antonio Nocchetti, presidente dell’associazione “Tutti a Scuola” —. Molti alunni disabili hanno perso assistenza scolastica e trasporto. Abbiamo perso diritti che un tempo venivano considerati essenziali».