Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Chiaia, paline verde-acido La «rivolta» delle griffe L’architetto Barbato: tradito lo stile del quartiere
NAPOLI Il colpo d’occhio è spiazzante. Le strutture per i cartelloni pubblicitari verde acido, che sostituiscono quelle tradizionali scure e sobrie, non sono passate inosservate nelle strade di Chiaia. In via Calabritto, via Filangieri, via dei Mille il nuovo mood green si sta diffondendo a macchia d’olio, con un effetto spiazzante e antiestetico. Protestano i direttori delle boutique dei grandi brand internazionali, che da tempo sono tese nello sforzo di rendere il quartiere omogeneo nel nome di una immagine uniforme ed elegante. «E invece pare che ogni sforzo sia vano» nota l’architetto Gian Barbato, che sta lavorando ad un progetto che prenderà forma entro il mese di dicembre. Una iniziativa realizzata con la municipalità di zona, oltre che con una cordata di negozi dall’allure inossidabile. «Spiace vedere questo verde acido che invade gli spazi fra un negozio e l’altro e che mal si adatta alla sobrietà di un quartiere che ha bisogno di ben altre novità e di ben altro stile» sottolinea l’architetto.
Se lo scopo era quello di rendere più evidenti i messaggi pubblicitari è stato centrato: gli impianti verdi non passano inosservati, ma restano un pugno nell’occhio nelle strade di un quartiere dove ci sono comunque molti vincoli che imbrigliano i proprietari di stabili dove è difficile procedere ad interventi di manutenzione e restauro senza incappare nelle ire della soprintendenza. Un quartiere evidentemente con due pesi e due misure. Dove si incomincia a ragionare anche sugli arredi e sulle luci di Natale. Difficile mettere insieme le diverse anime di una zona che ha una tradizione legata alla presenza di negozi blasonati ma che sta cedendo fin troppe posizioni ai pubblici esercizi. Un quartiere dove brand come Dior, Chanel o Dolce&Gabbana non sono mai approdati: i servizi sono poco efficaci, i canoni di locazioni altissimi, l’immagine generale sempre meno interessante.