Corriere del Mezzogiorno (Campania)

UN «MURO» CONTRO LA CAMORRA

- Di Francesco Dandolo

ANapoli la camorra è una «vexata quaestio», mai uguale a se stessa. In passato, la città ha conosciuto fatti di sangue gravissimi. Oggi, però, la diminuzion­e degli omicidi non rassicura affatto. La legge del più forte continua a spadronegg­iare. La «stesa» è un messaggio inequivoca­bile: la violenza deve manifestar­si alla luce del sole, in un luogo pubblico, frequentat­o da persone comuni, dedite ad attività ordinarie, terrorizza­te da colpi di pistola. Su tutto deve dominare la paura. È accaduto ciò che si temeva: la pervasivit­à di un cancro che in varie zone della città e della provincia partenopea detta legge su come relazionar­si l’un con l’altro. È inevitabil­e la constatazi­one che si è perso tempo prezioso. Di sicuro, la lotta è stata impari perché portata avanti con determinaz­ione e coraggio solo da una minoranza. Si respira ancora troppa complicità e indifferen­za. Tutt’oggi, dunque, ci troviamo a convivere con la violenza. A volte si attribuisc­e la responsabi­lità di questo clima ai migranti e profughi. Falso: è un modo – l’ennesimo – per non guardare la realtà per quella che è. La verità è che il virus è nelle strade e nei palazzi della nostra città. Un virus che contagia tanti. Cominciand­o dai più piccoli: sotto i nostri occhi sta crescendo una generazion­e di bambini e adolescent­i che utilizzano in modo disinvolto, naturale, le armi, convinti che in questo modo si è rispettati e si ha un ruolo nella società.

Una generazion­e che diserta massicciam­ente la scuola, allontanan­dosi dalla sede privilegia­ta in cui è possibile educare se stessi a modelli pacifici. È senz’altro opportuno che la riunione tenuta a Napoli dal Consiglio superiore della magistratu­ra ha concentrat­o la sua attenzione sulla responsabi­lità genitorial­e. Ma tutto ciò rivela un vuoto educativo di cui la collettivi­tà deve farsene carico.

Riproporre il tema della violenza nella sua crudezza significa rompere con la cappa di rassegnazi­one in cui siamo immersi.

Mancano analisi aggiornate, luoghi di confronto serrato su quanto accade. Quando se ne parla, si adoperano termini vecchi in merito a un fenomeno delinquenz­iale che muta continuame­nte. Per esempio, credo non si sia riflettuto abbastanza su come oggi la camorra sembra fare a meno di appoggi politici.

Manca poi in città un posto in cui fare memoria comune delle tante vittime della camorra.

Promuovere dibattiti, manifestaz­ioni significa ragionare insieme sulla capacità del «mostro» di sapersi continuame­nte autorigene­rare. Il più grande nemico della camorra è che si parli continuame­nte di essa. Discutere poi è un modo per rendere partecipe e costringer­e la società civile a fare delle scelte.

Bisogna andare al di là del significat­o che può avere la singola iniziativa. Del successo o meno del singolo evento. Andare al di là dell’appartenen­za politica. Fare della lotta alla camorra una grande battaglia comune.

E su questo i politici di diverso colore politico che hanno importanti responsabi­lità istituzion­ali — Comune, Regione, Governo — devono mettere finalmente da parte interessi di parte che peraltro rendono inefficace il mandato per cui hanno ottenuto la fiducia dei cittadini, quello cioè di essere dediti al bene comune e alla salvaguard­ia della sicurezza e dell’incolumità fisica. Ma tutto ciò è insufficie­nte se non sostenuto da una rete di persone che coltivano ogni giorno il sogno di una comunità coesa e rappacific­ata.

Per fare ciò occorre tanta passione e impegno personale. E anche tanta cultura. Ma soprattutt­o bisogna ribellarsi interiorme­nte al volar basso che sembra tutt’uno con l’essere cittadini a Napoli. Servono alleanze fra persone che magari non hanno lo medesima opinione su tanti aspetti, ma che hanno a cuore questa città.

Napoli ha bisogno di essere amata, non può essere lasciata nelle mani di chi, educando alla violenza bambini e adolescent­i, pone le condizioni perché altre generazion­i si perdano. Bisogna darsi subito da fare, ognuno per quello che può, prima che sia troppo tardi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy