Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Pochi tifosi al San Paolo La sfida di Ancelotti: «Venite e divertitevi»
San Paolo con pochi spettatori Curve in protesta per il caro-biglietti Ancelotti pensa alla Fiorentina ma senza neologismi e filosofie: «Il sarrismo? Calcio identitario»
CASTEL VOLTURNO Si affranca dai neologismi, anche se inseriti in Treccani. Carlo Ancelotti è fautore del calcio variabile, senza identità particolari nè filosofie. Gli «ismi» non gli appartengono, sa di essere un modello «semplice» e spera che il Napoli conservi buona parte del sarrismo (la compattezza della fase difensiva e il gioco corto) ma impari anche quei movimenti in attacco che lui sviluppa in lungo e in verticale. Così, senza ancelottismi. In città tira aria di contestazione contro il presidente De Laurentiis. Stavolta è il caro biglietti ad agitare le curve e stasera al San Paolo i pochi affezionati (quindicimila) promettono cori e fischi contro la proprietà. Lo stadio divide, a tutti i livelli. E la polemica aspra tra il sindaco de Magistris (non sarà in curva come aveva annunciato due settimane fa) e il presidente De Laurentiis ha sortito conseguenze anche sulla tifoseria. Prezzi alti al San Paolo, eppure c’è un’indagine del «Napolista» che svela che sono quasi i più bassi d’Italia. Un adulto e due minori pagano 40 euro in curva a Napoli, 100 a Torino, 75 a San Siro e 60 a Cagliari.
Ancelotti si tiene lontano dalle polemiche. Pensa al campo, all’inversione della rotta e naturalmente al riscatto dopo la dura batosta di Genova. La sconfitta con la Samp è stata analizzata, «e mi sono anche molto arrabbiato con i giocatori», ha detto con un sorriso comunque rassicurante. Aggiungendo: «Abbiamo preso tanti gol, ma siamo comunque la squadra che ha subito meno. Un po’ di sfortuna ma anche qualche errore individuale che poi abbiamo visto insieme. Questa squadra deve essere sempre concentrata al massimo, una disattenzione ci può essere fatale».
La Fiorentina non è storicamente un avversario facile da domare, ma Ancelotti non c’era neanche l’anno scorso a Firenze, quando il Napoli praticamente perse lo scudetto. «Guardo al presente e al futuro», insiste. Ma per ora niente obiettivi. «E’ presto per parlare di scudetto, bisogna soltanto crescere e migliorare». Promette qualche cambio nell’ottica della rotazione a cui spesso ha fatto riferimento, ma tiene a non svelare alcuna delle carte. «Milik o Mertens? Sono arrivati entrambi stanchi deciderò nelle prossime ore», dice. L’ancelottismo non è un neologismo contemplato e lui: «La mia filosofia di gioco non è legata a una identità, il mio è un calcio variabile. Scelgo il corto, ma anche il lungo. L’importante è che questa squadra preservi il patrimonio degli ultimi tre anni, ma diventi anche più mia in fase di attacco con un calcio più verticale». LO stadio semivuoto non gli crea particolari patemi, ma Ancelotti predica ottimismo: «Verranno a vederci in diecimila, ma si divertiranno, ci vedranno vincere e passeranno parola. Chissà che il San paolo non torni di nuovo a rimpirsi». De Laurentiis gli ha consegnato le chiavi del Napoli («un attestato di stima che mi responsabilizza molto») ma ora Ancelotti pensa al suo ruolo: «Faccio l’allenatore, il mio compito è quello di alzare il livello di questa squadra». C’è un banco di prova importante stasera contro la Fiorentina e l’onda lunga della sconfitta con la Sampdoria dovrà scomparire».