Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Curato male a Poggioreale, adesso è in fin di vita
La denuncia dei parenti di un detenuto: il tumore individuato soltanto con il ricovero al Cardarelli
NAPOLI «Mio padre sta morendo perché al carcere di Poggioreale non lo hanno curato. Abbiamo denunciato la struttura e siamo pronti a dare battaglia». A parlare è Nunzia Rigotti, la figlia di Ciro, un uomo di 62 anni di Ponticelli che deve scontare nove anni di carcere per droga, ma che da un mese è ricoverato in rianimazione all’ospedale Cardarelli perché ha un tumore alla faccia e al cervello.
«È in stadio terminale», dice la figlia. Tutto sarebbe partito quattro mesi fa quando Rigotti ha iniziato a sentire i primi dolori all’orecchio e a perdere sangue dal naso. «Mi ha raccontato che gli avevano somministrato antidolorifici e tamponato la perdita con dell’ovatta, ma ad ogni colloquio era sempre più magro e nessuno si degnava di curarlo». A metà luglio la famiglia ha chiesto una visita specialistica: «Un nostro medico ha riscontrato un polipo nel naso e ha chiesto una tac urgente che gli è stata fatta solo la settimana scorsa». Implacabile il risultato: tumore maligno e non operabile. «Poteva essere curato, poteva essere salvato, poteva essere operato ma adesso è troppo tardi», denunciano i familiari di Rigotti. Dello stesso parare anche Pietro Ioia, presidente dell’associazione degli ex detenuti, impegnato in battaglie per il rispetto dei loro diritti. «Posso dire che siamo potenzialmente davanti ad un altro caso di malasanità nel carcere di Poggioreale, che io chiamo il mostro. Quando scorre sangue a qualche detenuto, da qualunque parte del suo corpo, non ci vogliono antidolorifici o la cosiddetta pillola di Padre Pio, ma medici specialistici, interventi celeri. Lì non ce ne sono e così facendo si continuerà a morire nelle mani dello Stato e il caso di Rigotti è l’ennesima riprova. Si poteva intervenire prima e non si è fatto».
Poi lancia un appello: «Adesso fatelo tornare a casa. Vuole morire nel suo letto». Al momento la famiglia ha presentato un esposto alla Procura che potrebbe aprire un fascicolo a breve per accertare così sia avvenuto tra le mura di quella cella e se ci siano stati ritardi nella diagnosi, se insomma Rigotti poteva essere salvato.