Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Oltre il culto e la liturgia I santi al cinema e in tivù

Da “Operazione San Gennaro” a “Il Vangelo secondo Matteo” i film sui patroni lasciano il segno nell’immaginari­o collettivo

- Mario Basile

Non c’è solamente il culto, la liturgia, la venerazion­e. La figura di un santo a volte sconfina, esce dagli steccati della religione e diventa protagonis­ta, o comprimari­o, nel cinema, in tv, nella musica e nella letteratur­a. Un esempio è proprio San Gennaro. Il santo patrono di Napoli appare, oppure resta sullo sfondo, in diverse pellicole ambientate in città. La più famosa in quest’ambito è Operazione San Gennaro, commedia cult diretta nel 1966 da Dino Risi, ricordata per la memorabile interpreta­zione di Nino Manfredi, nei panni di Armandino Girasole detto Dudù, ladro belloccio e dall’aria chic a capo di una banda che, ingaggiata da alcuni complici americani, tenta di fare il colpo della vita: rubare il prezioso tesoro di San Gennaro. Proprio lo spirito blasfemo del piano mette in luce la stretta connession­e tra il popolo napoletano e il santo. Così forte che c’è bisogno della sacra ap- provazione dello stesso patrono per il furto, i cui proventi secondo il piano di Dudù sarebbero stati in parte destinati a migliorare la condizione dei poveri della città. «Bisogna vedere San Gennaro cosa ne pensa - suggerisce saggiament­e Don Vincenzo ‘o fenomeno (interpreta­to da Totò) - perché se quello si offende, si indispetti­sce, non fa più i miracoli. Armandì, noi a Napoli campiamo solo di miracoli».

Il dialogo con San Gennaro torna anche nella commedia Caccia al tesoro, l’ultimo film del regista Carlo Vanzina, scomparso pochi mesi fa. Qui è Vincenzo Salemme a “parlare” con San Gennaro, ottenendo il via libera dal santo a prendere uno dei gioielli della sua Mitra. San Gennaro entra pure in una popolariss­ima battuta de Il mistero di Bellavista, sequel del fortunato Così parlò Bellavista. San Gennà non ti crucciare, tu lo sai, ti voglio bene, ma ‘na finta ‘e Maradona squaglia ‘o sangue dinto ‘e vvene recita con particolar­e trasporto emotivo Luigino il poeta.

Andando oltre Napoli, in pochi sanno che una celebre scena del Padrino parte terza (l’uccisione del boss Joey Zasa) è collocata durante la Festa di San Gennaro di New York. Per quanto riguarda la tv, memorabile lo sketch de La smorfia con Massimo Troisi e Lello Arena che provano a chiedere a San Gennaro la “grazia” di vincere al lotto. Nella musica, invece, ecco Faccia gialla –nomignolo con cui i napoletani si rivolgono al proprio patrono – di Pino Daniele e Se io fossi San Gennaro di Federico Salvatore. Tra i libri, San Gennaro non dice mai di no di Giuseppe Marotta e Allah, San Gennaro e i tre kamikaze di Pino Imperatore.

Le opere legate a San Matteo, patrono di Salerno, riguardano il suo Vangelo. A portarlo sul grande schermo, nel 1964, fu Pier Paolo Pasolini, con il film Il Vangelo secondo Matteo che vede nel cast anche il poeta salernitan­o Alfonso Gatto. «Il miglior film su Cristo, per me, è Il Vangelo secondo Matteo, di Pasolini - disse qualche anno fa il regista Martin Scorsese, in un’intervista alla rivista La Civiltà Cattolica - quando ero giovane, volevo fare una versione contempora­nea della storia di Cristo ambientata nelle case popolari e per le strade del centro di New York. Ma quando ho visto il film di Pasolini, ho capito che quel film era già stato fatto».

Da ricordare, invece, nella musica: la Passione secondo Matteo per soli, coro e orchestra BWV 244 di Johann Sebastian Bach e il disco “Passio secundum Mattheum” della band Latte e Miele, tra i più importanti esponenti del rock sinfonico italiano.

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Grande schermo «Operazione San Gennaro» e «Il Vangelo secondo Matteo»

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