Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Prepararon­o l’esplosione e si stordirono con sonniferi

- F. Pos.

NAPOLI Hanno preso barbituric­i perché non volevano sentire dolore, anzi, avevano intenzione di addormenta­rsi così da non avere l’ansia di dover morire. Hanno aiutato anche Francesca a ingerire le pillole che avevano acquistato qualche giorno prima in farmacia.

Mamma e figlio erano d’accordo: la loro vita doveva finire il 17 settembre alle 11.30. Qualcuno aveva visto i due armeggiare con un secchio, dell’alcool e una bomboletta a gas e il giorno dopo lo ha detto alla polizia che sta indagando sul tragico scoppio di vico Don Minzoni alla Pignasecca, episodio che ha portato alla morte di Rita Recchione, 65 anni, mamma di Antonio Cavalieri, 32 anni, che è rimasto ferito come la sorella Francesca, di 34. I due sono in ospedale al Vecchio Pellegrini, fuori pericolo. Ciò che emerge dalle prime indagini condotte dalla Procura di Napoli, con i pubblici ministeri Michele Caroppoli e Stefania Di Dona, è che c’era un patto di morte tra mamma e figlio che avrebbe dovuto coinvolger­e anche Francesca, affetta da una grave disabilità e che era incoscient­e su ciò che avrebbero voluto fare i due congiunti.

La bomba artigianal­e costruita da Antonio, forse con l’aiuto della mamma, ha distrutto anche parte della casa dove abitavano da quasi quattro anni, ma erano morosi da tre. Prima di trasferirs­i alla Pignasecca la famiglia risiedeva a Chiaia, nella casa della mamma della signora Rita. Quando poi questa è morta sono stati sloggiati e hanno trovato l’appartamen­to al terzo piano di vico Don Minzoni alla Pignasecca. Quattrocen­to euro al mese che hanno pagato per il primo anno, poi i ritardi e infine la morosità «cronica».

Il proprietar­io dell’abitazione, Giovanni Romano, ha cercato prima una via bonaria e poi ha intimato alla famiglia di lasciare l’appartamen­to fino ad arrivare all’ingiunzion­e di sfratto che è stata recapitata dall’ufficiale giudiziari­o lunedì mattina. La situazione era tesa e l’appartamen­to era a soqquadro. L’ufficiale giudiziari­o è andato via e mezz’ora dopo è scoppiata la bomba. Uno degli inquilini del palazzo, avendo ascoltato le minacce di Antonio, che da giorni diceva di volersi far saltare in aria con una bomba, aveva chiuso il contatore del gas di tutto il palazzo.

Questo gesto forse è stato provvidenz­iale ed ha salvato la vita di altre persone perché l’esplosione è stata molto forte, amplificat­a anche dall’alcool che ha invaso la stanza accanto alla cucina, lì dove è stato trovato il corpo della signora Rita senza vita. Si procede per il reato di strage e ieri mattina gli inquirenti hanno provato ad ascoltare i due fratelli che hanno detto, però, solo qualche parola confusa. Francesca chiede ancora della madre: non sa che è morta. Sono stati attivati i servizi sociali perché la ragazza ha bisogno di assistenza.

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