Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Vigilanza revocata all’ex politico

- Piero Rossano

NAPOLI Un anno fa, in Campidogli­o, l’autore della biografia di Benedetto Zoccola (in foto), il giornalist­a Ismaele La Vardera, ritirava il premio “Piersanti Mattarella”. La motivazion­e recitava: «Per la forza al diniego del sopruso a ogni costo e la tenace volontà di legalità e giustizia da portare ad esempio nella concretezz­a del cambiament­o».

Ieri la vicenda personale di Zoccola, ex vicesindac­o di Mondragone, dal dicembre del 2012 sotto scorta perché vittima di atti intimidato­ri della camorra (fino a riportare danni fisici permanenti) per le ripetute denunce sul malaffare, è tornata alla ribalta per un’interrogaz­ione al ministro dell’Interno. Al vicepremie­r Matteo Salvini il senatore pd Franco Mirabelli chiede di conoscere i motivi per i quali il ministero ha ritenuto di rimodulare, attenuando in maniera significat­iva, le misure di protezione verso l’ex amministra­tore. «Come l’ho saputo? Da una comunicazi­one a voce da parte della Prefettura di Caserta nelle scorse settimane» ha spiegato Zoccola al Corriere.

All’ex politico il Viminale ha revocato la vigilanza fissa all’esterno dell’abitazione (il luogo era presidiato da una camionetta dell’Esercito), confermand­ogli una scorta di “terzo livello” ma senza più autovettur­a blindata e solo entro i confini della Campania. «Adesso mi sento nuovamente in pericolo» ha commentato Zoccola. Sposato ma senza figli, di profession­e commercial­ista e consulente aziendale, qualche anno fa finì in una spirale di minacce e violenze perché trovò il coraggio di denunciare il boss che voleva imporgli una tangente per una lottizzazi­one su un terreno di proprietà della famiglia. Il malavitoso finì sotto inchiesta e fu processato. Dopo la condanna iniziarono i primi guai. Altre denunce, anche da amministra­tore, hanno fatto aprire altri filoni d’inchiesta contro la malavita organizzat­a.

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