Corriere del Mezzogiorno (Campania)
UN ALTRO CENTRAVANTI: PRIORITÀ NON CAPRICCIO
Lasciamo da parte le filosofie e i neologismi. Non scomodiamo il sarrismo che è andato o l’ancelottismo che non c’è perchè la responsabilità dell’allenatore alla fine resta un concetto relativo. Piuttosto chiediamoci perchè il Napoli ha tirato cinquantasette volte in porta nelle ultime tre partite, centrando il gol solo in tre occasioni. I movimenti, le geometrie pure importanti valgono fino a un certo punto se il problema non è la giocata ma la produzione offensiva: detto banalmente la difficoltà a far gol. Ciò significa che la qualità dei singoli o la loro leadership non è, almeno per ora, all’altezza della competitività del campionato di serie A e del palcoscenico internazionale dove il Napoli si è nuovamente affacciato. Non si vince con il singolo, vale il concetto di squadra. E siamo d’accordo in linea generale, ma quando accade che manca il guizzo vincente sotto porta in partite dove gli avversari o si difendono in maniera compatta o hanno la facilità di lettura delle giocate, bisogna interrogarsi. Il singolo, nel caso dell’attaccante, non decide ma risolve le situazioni difficili. Ancelotti si professa aziendalista, convinto della bontà della rosa a disposizione. Un concetto, anche questo, relativo. Relativo alla realtà dove oggi allena. Lontana da mondi dorati del Real Madrid, Bayern e Paris Saint Germain. Ma è legittimo per ora chiedersi se il centravanti (quello forte, tipo Cavani o Lewandoski, due nomi non fatti a caso) chiesto dai tifosi durante il mercato sarebbe stato utile a una squadra che si misura nelle zone di vertice. Nessuno vuole sminuire la qualità di Milik, Insigne, Callejon e Mertens perchè daranno il loro grande contributo. Ma l’arrivo di quello che una volta si chiamava bomber sarebbe stata una priorità, non un capriccio. Del resto la difficoltà in zona gol c’era stata anche nella straordinaria stagione scorsa: quattro gare finite 0-0 (la Juve solo due) e sei senza segnare (la Juve tre).