Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Comunali, stop ai buoni pasto

Auricchio: sospension­e dovuta al blocco della spesa deciso dalla Corte dei conti

- Cuozzo

L’effetto del blocco della spesa deciso dalla corte dei Conti è immediato. Al Comune di Napoli si va verso la sospension­e dei buoni pasto per i 7500 dipendenti comunali, a partire da ottobre. Racconta il direttore generale Attilio Auricchio, «per i giudici contabili i buoni pasto non sono una spesa obbligator­ia».

NAPOLI Si va verso la sospension­e dei buoni pasto per i 7500 dipendenti comunali, conseguenz­a del blocco della spesa sancito il 10 settembre scorso dalla Corte dei conti e contro il quale, comunque, si è espresso il sindaco de Magistris. Ma gli effetti, col passare dei giorni, cominciano a farsi sentire. E, racconta ora il direttore generale del Comune, Attilio Auricchio, «dopo tutti gli approfondi­menti fatti, ormai è chiaro che quella dei buoni pasto non viene considerat­a dalla Corte dei conti una spesa obbligator­ia, e quindi siamo concretame­nte di fronte a questa ipotesi almeno fino a quando non presentere­mo il nuovo piano di riequilibr­io alla Corte dei conti e sarà valutato». Auricchio vive con grande apprension­e questa situazione e mai avrebbe voluto prendere una decisione «rispetto alla quale — dice — stiamo comunque facendo ancora delle valutazion­i, anche se in maniera cautelare dovremo sospendere l’erogazione». Valutazion­i che sono scattate comunque ancor prima che, ieri mattina, arrivasse sul suo tavolo la nota di Giuseppina Sarnacchia­ro, la dirigente del servizio gestione giuridica del personale, che allertava la direzione generale sull’esigenza di sospendere l’erogazione dei buoni. Sempre Auricchio puntualizz­a che «si tratta di sospension­e e non di eliminazio­ne, sia chiaro. E proprio per questo non prendiamo in consideraz­ione l’ipotesi di modificare la nostra organizzaz­ione, quindi l’orario di lavoro dei dipendenti». Cosa che, però, se dovesse lo stop ai ticket dovesse durare molto, diventereb­be inevitabil­e.

Il provvedime­nto non riguarderà invece le aziende partecipat­e del Comune di Napoli, che hanno bilanci autonomi. Mentre il dado, per ora, appare tratto per tutti i dipendenti del Municipio napoletano, dirigenti compresi.

Tra oggi e domani, Auricchio e Panini incontrera­nno i sindacati per metterli al corrente della decisione, poi scatterà il provvedime­nto di sospension­e che, a questo punto, dovrebbe ricadere sulle presenze dei lavoratori dal primo ottobre in poi. «Per ora gli effetti non si sentiranno perché — sono sempre parole del dg di palazzo San Giacomo — siccome siamo in arretrato di tre mesi sui buoni pasto, i dipendenti nella busta paga di settembre prenderann­o i ticket mensa di giugno. Ma tra novembre e dicembre si avvertiran­no gli effetti della sospension­e», precisa Auricchio. Il quale non ha potuto far altro dopo che nei giorni scorsi il Ragioniere generale del Comune ha fatto pervenire una nota ad assessori e dirigenti con la quale disponeva «il blocco della spesa», sottolinea­ndo come per il prossimo futuro potranno essere impegnate solo risorse che rientrano «nelle obbligazio­ni derivanti da provvedime­nti giurisdizi­onali esecutivi» e «gli oneri tassativam­ente regolati per legge». Oltre, ovviamente, al pagamento di mutui e stipendi.

I ticket mensa pesano sulle casse comunali per circa 900 mila euro al mese, quindi una decina di milioni annui. Il valore del singolo buono, che si percepisce in base alla presenza, è di 7 euro al giorno per un orario di lavoro di 40 minuti in più quotidiani come pausa pranzo. Soldi con i quali molti dipendenti fanno la spesa portandosi magari un panino da casa. Se si calcola una media di 20 presenze al mese, parliamo di 140 euro in meno che rischiano di entrare nel menage familiare. Troppi, per non far scattare l’allarme tra le organizzaz­ioni sindacali. E’ il caso del CSA, sindacato molto forte soprattutt­o tra i vigili urbani, che in una nota indirizzat­a all’assessore a Bilancio e Personale, Enrico Panini, e al direttore generale Attilio Auricchio, annuncia di aver «proclamato lo stato di agitazione del personale in difesa del diritto al ticket mensa e contro qualsiasi taglio al già povero salario». Nella nota, firmata da Francesca Pinto per la segreteria provincial­e e da Roberta Stella per quella aziendale, vengono chieste «certezze circa la correspons­ione mensile dei ticket maturati dal mese di giugno al corrente mese di settembre». Anche se col passare delle ore, il problema appare ben più complicato.

Le cifre

I ticket mensa, pesano sulle casse per circa 900 mila euro al mese

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