Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Dal Nord a Napoli per amore dei libri: apre l’agorà Tamu
La sfida di due 27enni bolognesi
In un’epoca in cui «il turn over delle novità (editoriali) è sì alto che la vita media di un libro si riduce a un amen» (Ventavoli) l’invito è quello di ripensare l’intero approccio ai libri e il rapporto coi lettori, quindi alla vita dei libri prestando attenzione pure a quella di chi li maneggia. E se l’epoca è quella “meridiana-sbagliata”, d’una crescente domanda d’aiuto dai paesi del Corno d’Africa e del Medio Oriente che cozza contro una diffidenza occidentale proporzionale, poco importa, anzi, è anche il tempo di farsi domande, degli approfondimenti sull’«altro», gli «stranieri», che nelle città di mare come Napoli, prima dell’ondata razzista dilagante, si sono sempre dati per scontati. Queste le ragioni profonde che hanno mosso due 27enni, da Bologna, ad aprire una libreria in via Santa Chiara, la “Tamu-Medio Oriente, Nord Africa e altri Sud”. «Tamu», dalla penna di Fatima Mernissi, è un’eroina berbera che combatte contro i colonizzatori francesi. La libreria omonima di Cecilia e Fabiano è invece la sfida universale del «culto» contro bande di trogloditi, e nasce con la volontà di fare agorà coinvolgendo «chi tiene sul comodino pile di libri come chi non è abituato alla lettura, perché i libri siano pretesto per stringere legami e decidere il nostro rapporto col mondo».
Lui di Latina, lei di Castrovillari; lui piccole esperienze in case editrici dopo l’università in Lettere a Bologna, lei impegnata con la cooperazione a Tunisi. In pochi giorni hanno messo su una libreria di tutto rispetto, ma senza targhette «così che il visitatore possa curiosare tra le sezioni»: narrativa, Islam, migrazioni, saggistica e movimenti sociali, bambini; e ce n’è per tutti tra testi in lingua araba, anche graphic novel, francese o inglese. Tamu collabora già al Nazra Palestine Short Festival e qui presenterà “Fuori da Gaza” di Selma Dabbagh; in bella mostra il libico Hisham Matar accanto a “Femminismo senza frontiere” di Chandra Mohanty, ma il libro-manifesto, che sta per la mission della libreria, è la graphic novel “Mediterraneo” dell’olandese Armin Greder: una donna non riesce più a mangiare pesce dal mare che miete vittime in fuga dalle guerre o lo sfruttamento massivo franco-anglo-americano. «Perché a Napoli? A Bologna sembrava tutto già dato, progetti culturali, spazi possibili. Napoli è l’opposto, c’è stato un notevole fermento culturale dal basso, è una città mediterranea aperta, l’Università Orientale è dietro l’angolo. Ed è palpabile la volontà di farsi domande, si indovina di più la pericolosità del conflitto sociale anche al Vasto, dove abitiamo. Ci siamo sistemati lì e noi ci stiamo bene».