Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Re Carlo e il passato: portò gli emiliani in coppa dei Campioni

- Donato Martucci

NAPOLI Una settimana da urlo per Carlo Ancelotti. Sentimenti contrastan­ti, umori diversi. Stasera l’amarcord con il Parma, dove è nato e cresciuto sia come calciatore che allenatore, poi sabato a Torino, nella sfida di tutte le partite per i napoletani, quella con la Juventus.

Non ha grandi ricordi Carletto alla guida della squadra bianconera: la tifoseria lo beccava spesso e alla fine l’allenatore di Reggiolo non ha trovato l’ambiente ideale per vincere. Il battesimo del calcio, quello vero, dicevamo l’ha avuto a Parma. Da giocatore ha giocato dal 1976 al 1979, prima di trasferirs­i alla Roma e al Milan dove ha chiuso la carriera. Da allenatore si è trovato a guidare nel 1996 il Parma guidato da Tanzi, ovvero la Parmalat. Grande disponibil­ità economica, giocatori di livello e dopo aver portato la Reggiana in serie A al suo primo anno in panchina, Carlo si merita la grande chance con i ducali dove si era esaurito il ciclo di Nevio Scala. Ancelotti commette due errori, da lui stesso ammessi: «Sono stato un pazzo» ha detto candidamen­te in un’intervista. Eh si, perché lasciare andare Zola (che poi troverà i successi al Chelsea) e rifiutare l’arrivo di Roberto Baggio, gli avrebbero consentito un ulteriore salto di qualità. Gioca con il 4-4-4-2 rimodellat­o dai principi sacchiani. Si fa comprare Crespo e Chiesa, attaccanti moderni e poi tanti altri giocatori che diventeran­no famosi. Uno lo lancia dal vivaio ed è un portiere.Si chiama Gianluigi Buffon.

Il suo Parma finisce secondo in classifica e quindi in Coppa dei Campioni al primo colpo. Non male, ma alla fine anche nei due anni parmensi, il tecnico non vincerà nulla. Lo vuole la Juve: tre anni di contratto e incomprens­ioni con l’ambiente. Esce in Champions in semifinale e perde lo scudetto all’ultima giornata a Perugia. Negli ultimi due anni conquista 144 punti, con due secondi posti. Ma non basta per rimanere a Torino con i tifosi inviperiti e che non gli hanno mai perdonato il suo passato romanista e milanista. Il calendario si è divertito a regalare ad Ancelotti emozioni forti nel giro di un mese. Anche il Milan, dove Carlo ha praticamen­te vinto di tutto da allenatore e da giocatore. Ora Parma e poi Juventus, una dopo l’altra. Poi anche il Liverpool in Champions. Una finale persa incredibil­mente con Benitez (da 3-0 a 3-3 e poi sconfitta ai rigori). Due anni dopo ancora finale con i Reds e la rivincita per la settima Champions vinta dai rossoneri. Dolci ricordi, ma anche delusioni. Prima però c’è il Parma. Ancelotti ha spronato i suoi: guai a sottovalut­are gli emiliani: per un giorno i sentimenti possono andare in un cassetto. Il campo farà il resto.

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L’allenatore Carlo Ancelotti

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