Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Derby in musica Se Yesterday sfida ’O sole mio

- di Michelange­lo Iossa

«Un giorno all’improvviso» o «You’ll never walk alone»? Stasera «risuona», letteralme­nte, la sfida tra Napoli e Liverpool, tra tifoserie e inni, tra musiche e canti. Inevitabil­e per due città dense di musica, di musiche e di canzoni. Inevitabil­e per due metropoli dal passato ingombrant­e che hanno nei loro rispettivi Dna i Beatles

e la straordina­ria tradizione musicale partenopea.

La rotonda di Penny Lane e la collina del Vomero, la poesia di Salvatore Di Giacomo e le pop-song di Sir Paul McCartney, gli spalti dell’Anfield Stadium e l’urlo dei tifosi del San Paolo di Fuorigrott­a, la Stazione Garibaldi e Lime Street, l’area del Merseyside e la Regione Campania, Piazza del Plebiscito e il Royal Liver Building: i punti di contatto tra le due città non sono pochi.

I fasti dell’epoca borbonica di Napoli e il passato vittoriano di Liverpool fanno da sfondo

ad un animo vivace e contagioso, ad uno humour innegabile e, soprattutt­o, ad una attitudine al proprio codice linguistic­o: lo scouse per i liverpooli­ani e la lingua napoletana per i partenopei. Nel corso dei decenni, il Regno Unito ha fatto i conti con una sua «questione settentrio­nale», ideale contraltar­e di quella «meridional­e» della quale Napoli è stata esempio più ingombrant­e.

Metropoli al limite, città sul confine, accomunate – negli ultimi anni – da un progetto di cooperazio­ne artistica intitolato proprio «Cities on the edge», che vede affiancate le due aree urbane, città come Istanbul o Marsiglia.

Oggi il Liverpool affronta per la prima volta il Napoli di Carlo «Charles» Ancelotti, allenatore che ben conosce il club liverpooli­ano, incrociato negli anni vissuti sulla panchina del Chelsea. E allora si frontegger­anno idealmente «O Sole Mio» e «Yesterday», «Funiculì Funiculà» e «Let It Be», «O Surdato ‘Nnammurato» e «Hey Jude».

Fu, curiosamen­te, proprio in occasione di una sfida tra le due squadre che, nel 1976, nacquero gli Shampoo, band/ parodia dei Beatles in salsa napoletana. Frutto della mente di Giorgio Verdelli – autore televisivo e regista del fortunato documentar­io «Il tempo resterà» dedicato a Pino Daniele – il quartetto venne annunciato in diretta radiofonic­a nel corso di uno scherzo degno di Orson Welles.

Una beffa d’autore, proprio come i falsi Modigliani di Livorno, una mossa di marketing goliardico firmata dal vulcanico Verdelli e dal fondatore di Radio Antenna Capri, Gian-

ni De Bury con la benedizion­e di Corrado Ferlaino, all’epoca presidente del Napoli.

Verdelli e De Bury annunciaro­no la ricostituz­ione di una band formata da «quattro ragazzi provenient­i da Liverpool» ai microfoni della radio e da quel momento l’inizio di una lunga beffa radiofonic­a, corredata da fiumi di telefonate in diretta.

Mai venne citata in diretta la parola «Beatles»: furono gli ascoltator­i a fare il resto: in realtà da quel momento ebbe inizio la saga degli Shampoo, quartetto che proponeva riletfine ture di brani dei Fab Four con testi in lingua napoletana. Lo scherzo approdò ad un album, intitolato In Naples 1980/81, pubblicato dalla EMI Italiana e divenuto piccolo grande cult dei primi anni Ottanta.

Ma non è tutto: il mito di uno dei quattro figli più celebri di Liverpool – John Lennon – è oggi preservato da un mosaico leggendari­o, collocato al centro di «Strawberry Fields», un angolino di New York che prende il nome dal luogo di Liverpool che Lennon

più amava.

Progettata dall’architetto Bruce Kelly, l’area newyorches­e di «Strawberry Fields» vanta la presenza di un elegante mosaico circolare: l’opera pavimental­e, commission­ata dall’Ente Provincial­e del Turismo di Napoli, Venne realizzata dal Maestro Antonio Cassio e dal team del prestigios­issimo Studio Cassio e montato nell’area «lennoniana» di Central Park nel settembre 1985.

Al centro del mosaico campeggia il titolo del brano più famoso di John Lennon, proprio quella «Imagine» che alla del Novecento è stata definita dalle principali testate musicali internazio­nali «la canzone del secolo».

Realizzata completame­nte in Italia e donata dal Comune di Napoli al New York City Council, l’opera riproducev­a un mosaico pompeiano conservato in una delle stanze del Mann, il Museo Archeologi­co Nazionale di Napoli che pochi mesi fa ha ospitato una mostra antologica sul Napoli, da Ascarelli ad Hamsik. Un segno del destino? Un presagio di vittoria? Lascia che sia, let it be…

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Confronti Vecchi Lp degli Shampoo con la parodia del Beatles, i «re» di Liverpool

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