Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Derby in musica Se Yesterday sfida ’O sole mio
«Un giorno all’improvviso» o «You’ll never walk alone»? Stasera «risuona», letteralmente, la sfida tra Napoli e Liverpool, tra tifoserie e inni, tra musiche e canti. Inevitabile per due città dense di musica, di musiche e di canzoni. Inevitabile per due metropoli dal passato ingombrante che hanno nei loro rispettivi Dna i Beatles
e la straordinaria tradizione musicale partenopea.
La rotonda di Penny Lane e la collina del Vomero, la poesia di Salvatore Di Giacomo e le pop-song di Sir Paul McCartney, gli spalti dell’Anfield Stadium e l’urlo dei tifosi del San Paolo di Fuorigrotta, la Stazione Garibaldi e Lime Street, l’area del Merseyside e la Regione Campania, Piazza del Plebiscito e il Royal Liver Building: i punti di contatto tra le due città non sono pochi.
I fasti dell’epoca borbonica di Napoli e il passato vittoriano di Liverpool fanno da sfondo
ad un animo vivace e contagioso, ad uno humour innegabile e, soprattutto, ad una attitudine al proprio codice linguistico: lo scouse per i liverpooliani e la lingua napoletana per i partenopei. Nel corso dei decenni, il Regno Unito ha fatto i conti con una sua «questione settentrionale», ideale contraltare di quella «meridionale» della quale Napoli è stata esempio più ingombrante.
Metropoli al limite, città sul confine, accomunate – negli ultimi anni – da un progetto di cooperazione artistica intitolato proprio «Cities on the edge», che vede affiancate le due aree urbane, città come Istanbul o Marsiglia.
Oggi il Liverpool affronta per la prima volta il Napoli di Carlo «Charles» Ancelotti, allenatore che ben conosce il club liverpooliano, incrociato negli anni vissuti sulla panchina del Chelsea. E allora si fronteggeranno idealmente «O Sole Mio» e «Yesterday», «Funiculì Funiculà» e «Let It Be», «O Surdato ‘Nnammurato» e «Hey Jude».
Fu, curiosamente, proprio in occasione di una sfida tra le due squadre che, nel 1976, nacquero gli Shampoo, band/ parodia dei Beatles in salsa napoletana. Frutto della mente di Giorgio Verdelli – autore televisivo e regista del fortunato documentario «Il tempo resterà» dedicato a Pino Daniele – il quartetto venne annunciato in diretta radiofonica nel corso di uno scherzo degno di Orson Welles.
Una beffa d’autore, proprio come i falsi Modigliani di Livorno, una mossa di marketing goliardico firmata dal vulcanico Verdelli e dal fondatore di Radio Antenna Capri, Gian-
ni De Bury con la benedizione di Corrado Ferlaino, all’epoca presidente del Napoli.
Verdelli e De Bury annunciarono la ricostituzione di una band formata da «quattro ragazzi provenienti da Liverpool» ai microfoni della radio e da quel momento l’inizio di una lunga beffa radiofonica, corredata da fiumi di telefonate in diretta.
Mai venne citata in diretta la parola «Beatles»: furono gli ascoltatori a fare il resto: in realtà da quel momento ebbe inizio la saga degli Shampoo, quartetto che proponeva riletfine ture di brani dei Fab Four con testi in lingua napoletana. Lo scherzo approdò ad un album, intitolato In Naples 1980/81, pubblicato dalla EMI Italiana e divenuto piccolo grande cult dei primi anni Ottanta.
Ma non è tutto: il mito di uno dei quattro figli più celebri di Liverpool – John Lennon – è oggi preservato da un mosaico leggendario, collocato al centro di «Strawberry Fields», un angolino di New York che prende il nome dal luogo di Liverpool che Lennon
più amava.
Progettata dall’architetto Bruce Kelly, l’area newyorchese di «Strawberry Fields» vanta la presenza di un elegante mosaico circolare: l’opera pavimentale, commissionata dall’Ente Provinciale del Turismo di Napoli, Venne realizzata dal Maestro Antonio Cassio e dal team del prestigiosissimo Studio Cassio e montato nell’area «lennoniana» di Central Park nel settembre 1985.
Al centro del mosaico campeggia il titolo del brano più famoso di John Lennon, proprio quella «Imagine» che alla del Novecento è stata definita dalle principali testate musicali internazionali «la canzone del secolo».
Realizzata completamente in Italia e donata dal Comune di Napoli al New York City Council, l’opera riproduceva un mosaico pompeiano conservato in una delle stanze del Mann, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli che pochi mesi fa ha ospitato una mostra antologica sul Napoli, da Ascarelli ad Hamsik. Un segno del destino? Un presagio di vittoria? Lascia che sia, let it be…