Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’appello del Vasto: «Matteo, aiutaci» E gli immigrati si fanno i selfie con lui

L’incontro con il sacerdote del Buon consiglio tra gli applausi della gente ai balconi

- Roberto Russo

Via Firenze è tirata a lucido, via Milano è così pulita che si potrebbe mangiare in terra. Compare persino uno spazzino con carrellino portarifiu­ti. È vestito di tutto punto, in divisa arancione, ma più che altro fa scena perché di carte da raccoglier­e non ce ne sono.

«È così da due giorni, magari Salvini venisse qui al Vasto una volta alla settimana». La signora affacciata al terzo piano di una palazzina degli anni ‘50 ha paura di rivelare il proprio nome. «Quelli si ubriacano e litigano in continuazi­one — dice — fanno a bottigliat­e e ci molestano. Non ne possiamo più». Quelli, ovviamente, sono gli immigrati che hanno colonizzat­o il quartiere alle spalle della stazione centrale. La prefettura ne ha destinati 1200 rispondend­o alla disponibil­ità degli albergator­i della zona, quando gli immigrati facevano comodo agli affari. «Ora sono almeno 2.500 gli stranieri e molti sono clandestin­i» denuncia Mario Maggio, consiglier­e municipale di Fratelli d’Italia. Ieri ha consegnato un rapporto al ministro dell’Interno con una richiesta specifica: «Prevedere l’espulsione per gli immigrati che commercian­o in borse e scarpe contraffat­te, perché alimentano l’illegalità e sono spesso protagonis­ti di risse a bottigliat­e». Su facebook abbondano i video che mostrano i disordini. Il Vasto, insomma, sta esplodendo. «Per troppi anni si sono dimenticat­i di noi — spiega il signor Antonio, mentre passeggia con un cane al guinzaglio — io votavo Pd ma da tempo non lo faccio più. Salvini? Non mi sta simpatico, ma se viene qui a risolverci i problemi è il benvenuto».

Ma chi affitta le case agli immigrati clandestin­i, c’entra la camorra? La domanda, da queste parti, suona come una provocazio­ne. «Macché camorra — risponde un residente — questa zona è completame­nte nelle mani degli stranieri: ci sono i cinesi, gli africani, gli arabi. Da qui i clan tradiziona­li sono scomparsi».

Sarà vero? Intanto però nella «polveriera» il parroco del Buon consiglio, Vincenzo Balzano, ha raccolto il grido d’allarme e lo ha girato al Viminale: «Non è questione di razzismo, ci mancherebb­e — ha spiegato al Corriere del Mezzogiorn­o — ma di insostenib­ilità. Qui c’è gente che fa i propri bisogni in strada e si denuda davanti agli altri». Matteo Salvini non ci ha pensato due volte: «Andrò a trovare quel prete» ha detto ai suoi collaborat­ori romani. Così ora eccolo procedere a piedi lungo via Firenze, scortato da poliziotti e carabinier­i e subito acclamato da negozianti e massaie, pensionati e disoccupat­i. «Matteo, salvaci!». «Matteo, pensa a Napoli!». «Non ci abbandonar­e!». Seguono applausi e incitament­i, invocazion­i e strette di mano.

Il corteo avanza a stento perché la folla crescente preme. «Matteo, un selfie!». Salvini non si fa pregare. Sorriso e foto. Accade l’impensabil­e: gruppetti di immigrati si avvicinano, più di uno chiede e ottiene di farsi un selfie con il ministro. «Non sono contro di voi — spiega lui — dobbiamo proteggere chi si comporta bene, chi vive nella legalità». Qualcuno gli spiega che un palazzo di via Milano è finito quasi completame­nte nelle mani di persone che trafficano in attività illegali. «Ce ne occupiamo» replica.

Certo, non manca chi come Awa, una senegalese di mezz’età, lo affronta per dirgli che non è d’accordo con le nuove leggi. «Io sono a Napoli da trent’anni, gestisco un ristorante africano, mio figlio è nato qui ma non ha la cittadinan­za italiana, come è possibile?». Salvini l’ascolta, prende nota. Alza l0 sguardo a incassare ancora applausi dagli abitanti dei piani alti degli edifici. Si rivolge a una signora al balcone: «Cercheremo di fare cose buone, stia tranquilla». Piovono ovazioni. Il ventre popolare della città vede in quest’uomo in completo blu elettrico un nuovo viceré. Gli ha già perdonato i cori e le battutacce anti-napoletane. E ora è pronto a tributargl­i onori. Salvini scopre un popolo che flirta con lui apertament­e, «Mi sono commosso», dirà poi in prefettura. Firma volentieri la cambiale dell’impegno con il Vasto e promette che verrà a Napoli «una volta al mese». Prima di lui lo aveva già fatto Berlusconi. Ma l’epoca dell’idillio con il cavaliere sembra ormai lontanissi­ma. Da un viceré all’altro, in fondo è una costante nella storia passata e recente della città.

Il ministro arriva finalmente alla chiesa del Buon consiglio. Le porte si chiudono e inizia il confronto con don Vincenzo Balzano. Durerà una ventina di minuti poi Salvini, assistito da due perpetue, si affaccia al balcone della canonica a raccoglier­e ulteriori applausi e incitament­i: la conquista del Vasto (e non solo) è cosa fatta. Il quartiere e un pezzo di città hanno trovato un nuovo viceré e possono tornare a sperare, in attesa di incoronare il prossimo.

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 ??  ?? La foto Matteo Salvini a piedi in via Milano si fa un selfie con un immigrato Sotto: sul balcone della canonica della chiesa del Buon consiglio
La foto Matteo Salvini a piedi in via Milano si fa un selfie con un immigrato Sotto: sul balcone della canonica della chiesa del Buon consiglio

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