Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’appello del Vasto: «Matteo, aiutaci» E gli immigrati si fanno i selfie con lui
L’incontro con il sacerdote del Buon consiglio tra gli applausi della gente ai balconi
Via Firenze è tirata a lucido, via Milano è così pulita che si potrebbe mangiare in terra. Compare persino uno spazzino con carrellino portarifiuti. È vestito di tutto punto, in divisa arancione, ma più che altro fa scena perché di carte da raccogliere non ce ne sono.
«È così da due giorni, magari Salvini venisse qui al Vasto una volta alla settimana». La signora affacciata al terzo piano di una palazzina degli anni ‘50 ha paura di rivelare il proprio nome. «Quelli si ubriacano e litigano in continuazione — dice — fanno a bottigliate e ci molestano. Non ne possiamo più». Quelli, ovviamente, sono gli immigrati che hanno colonizzato il quartiere alle spalle della stazione centrale. La prefettura ne ha destinati 1200 rispondendo alla disponibilità degli albergatori della zona, quando gli immigrati facevano comodo agli affari. «Ora sono almeno 2.500 gli stranieri e molti sono clandestini» denuncia Mario Maggio, consigliere municipale di Fratelli d’Italia. Ieri ha consegnato un rapporto al ministro dell’Interno con una richiesta specifica: «Prevedere l’espulsione per gli immigrati che commerciano in borse e scarpe contraffatte, perché alimentano l’illegalità e sono spesso protagonisti di risse a bottigliate». Su facebook abbondano i video che mostrano i disordini. Il Vasto, insomma, sta esplodendo. «Per troppi anni si sono dimenticati di noi — spiega il signor Antonio, mentre passeggia con un cane al guinzaglio — io votavo Pd ma da tempo non lo faccio più. Salvini? Non mi sta simpatico, ma se viene qui a risolverci i problemi è il benvenuto».
Ma chi affitta le case agli immigrati clandestini, c’entra la camorra? La domanda, da queste parti, suona come una provocazione. «Macché camorra — risponde un residente — questa zona è completamente nelle mani degli stranieri: ci sono i cinesi, gli africani, gli arabi. Da qui i clan tradizionali sono scomparsi».
Sarà vero? Intanto però nella «polveriera» il parroco del Buon consiglio, Vincenzo Balzano, ha raccolto il grido d’allarme e lo ha girato al Viminale: «Non è questione di razzismo, ci mancherebbe — ha spiegato al Corriere del Mezzogiorno — ma di insostenibilità. Qui c’è gente che fa i propri bisogni in strada e si denuda davanti agli altri». Matteo Salvini non ci ha pensato due volte: «Andrò a trovare quel prete» ha detto ai suoi collaboratori romani. Così ora eccolo procedere a piedi lungo via Firenze, scortato da poliziotti e carabinieri e subito acclamato da negozianti e massaie, pensionati e disoccupati. «Matteo, salvaci!». «Matteo, pensa a Napoli!». «Non ci abbandonare!». Seguono applausi e incitamenti, invocazioni e strette di mano.
Il corteo avanza a stento perché la folla crescente preme. «Matteo, un selfie!». Salvini non si fa pregare. Sorriso e foto. Accade l’impensabile: gruppetti di immigrati si avvicinano, più di uno chiede e ottiene di farsi un selfie con il ministro. «Non sono contro di voi — spiega lui — dobbiamo proteggere chi si comporta bene, chi vive nella legalità». Qualcuno gli spiega che un palazzo di via Milano è finito quasi completamente nelle mani di persone che trafficano in attività illegali. «Ce ne occupiamo» replica.
Certo, non manca chi come Awa, una senegalese di mezz’età, lo affronta per dirgli che non è d’accordo con le nuove leggi. «Io sono a Napoli da trent’anni, gestisco un ristorante africano, mio figlio è nato qui ma non ha la cittadinanza italiana, come è possibile?». Salvini l’ascolta, prende nota. Alza l0 sguardo a incassare ancora applausi dagli abitanti dei piani alti degli edifici. Si rivolge a una signora al balcone: «Cercheremo di fare cose buone, stia tranquilla». Piovono ovazioni. Il ventre popolare della città vede in quest’uomo in completo blu elettrico un nuovo viceré. Gli ha già perdonato i cori e le battutacce anti-napoletane. E ora è pronto a tributargli onori. Salvini scopre un popolo che flirta con lui apertamente, «Mi sono commosso», dirà poi in prefettura. Firma volentieri la cambiale dell’impegno con il Vasto e promette che verrà a Napoli «una volta al mese». Prima di lui lo aveva già fatto Berlusconi. Ma l’epoca dell’idillio con il cavaliere sembra ormai lontanissima. Da un viceré all’altro, in fondo è una costante nella storia passata e recente della città.
Il ministro arriva finalmente alla chiesa del Buon consiglio. Le porte si chiudono e inizia il confronto con don Vincenzo Balzano. Durerà una ventina di minuti poi Salvini, assistito da due perpetue, si affaccia al balcone della canonica a raccogliere ulteriori applausi e incitamenti: la conquista del Vasto (e non solo) è cosa fatta. Il quartiere e un pezzo di città hanno trovato un nuovo viceré e possono tornare a sperare, in attesa di incoronare il prossimo.