Corriere del Mezzogiorno (Campania)
In coda nella classifica europea sulla pubblica amministrazione
Servizi, corruzione e imparzialità: la malaburocrazia abita ancora qui
NAPOLI La malaburocrazia è il nemico principale delle imprese. Secondo uno studio della Cgia di Mestre, sulla base di una rilevazione effettuata dal dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri, a livello nazionale la cattiva qualità della pubblica amministrazione costa 31 miliardi di euro al sistema delle piccole e medie imprese.
Il Mezzogiorno ne esce con le ossa rotte. Secondo l’ultima indagine condotta nel 2017 dalla Commissione europea sulla qualità della pubblica amministrazione a livello territoriale, su 192 territori le principali regioni del CentroSud compaiono per otto volte nel rank dei peggiori 20. Nel Meridione si registrano le performance più preoccupanti. Se la Campania (indice pari a 8,4) è al 186° posto, l’Abruzzo (6,2) è al 189° e la Calabria, il territorio in cui la pubblica amministrazione funziona peggio tra tutte le nostre 20 realtà regionali, è addirittura al 190° gradino della graduatoria generale, con un indice di soli 1,8 punti. Sicilia (15,7) e Puglia (15,7) sono al 177esimo e 178esimo posto della classifica e Basilicata (13) al 183esimo.
L’indice della qualità della pubblica amministrazione è il risultato di un mix di quesiti posti ai cittadini che riguardano la qualità dei servizi pubblici, l’imparzialità con la quale questi vengono assegnati e la corruzione. I servizi pubblici direttamente monitorati a livello regionale sono quelli a valenza più «territoriale» (istruzione, sanità e sicurezza) ma «l’indice tiene conto, a livello Paese, anche di servizi più generali, come ad esempio la giustizia, in modo da stilare altresì una classifica nazionale», spiegano dalla Cgia di Mestre. Nel dettaglio, per la Campania la qualità incide il 22,4 (in Lombardia è al 67,9), l’imparzialità è al 15,7 e la corruzione al 15,3. Meglio la Puglia dove il tema della qualità è al 33,9, l’imparzialità al 24,1 e la corruzione al 15,3. Gli indici in Basilicata sono 19,7 (qualità), 38,2 (imparzialità) e 7,7 (corruzione).
Paolo Zabeo, coordinatore dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, spiega: «I tempi e i costi della burocrazia sono diventati una patologia che caratterizza negativamente il nostro Paese. Non è un caso che molti operatori stranieri non investano da noi proprio per l’eccessiva ridondanza del nostro sistema burocratico. Incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza giuridica e adempimenti troppo onerosi hanno generato un velo di sfiducia tra imprese e Pubblica amministrazione che non sarà facile rimuovere in tempi ragionevolmente brevi».