Corriere del Mezzogiorno (Campania)
TEATRI UNITI RITORNO A MONTECALVARIO
Da domani due giorni di eventi alla Sala Assoli, storica casa del gruppo napoletano e finissage della mostra per il trentennale della compagnia a Palazzo Reale In scena «Parole e musica» con Andrea Renzi che nel 1987 aprì una stagione
Teatri Uniti e Sala Assoli un cerchio tracciato nel tempo e che si ricongiunge, non a caso, nel segno di Andrea Renzi. Fu proprio lui, l’attore romano cresciuto a Napoli, il protagonista del primo spettacolo della compagnia nello spazio dei Quartieri Spagnoli a Montecalvario, il monologo «Ultima lettera a Filottete» di Jannis Ritsos che Mario Martone diresse nel gennaio del 1988. Quello stesso ambiente, ora ristrutturato, in cui domani alle 20.30 ci sarà ancora Renzi in scena con «Parole e musica», l’opera radiofonica di Samuel Beckett, sulle note di Morton Feldman, all’interno della due giorni organizzata per il finissage della mostra «1987/2017 - Trent’Anni Uniti», che ha celebrato l’anniversario della compagnia napoletana nata dalla fusione di Falso Movimento, Teatro dei Mutamenti e Teatro Studio di Caserta.
Non è un’eresia affermare che la Sala Assoli sia stata sin qui una vera e propria casa artistica di Teatri Uniti. Un luogo in cui, già prima della sua nascita, a partire dai primi passi di Falso Movimento nel contiguo Teatro Nuovo nel 1982 con «Tango Glaciale», ma anche dai successivi spettacoli di Antonio Neiwiller e di Toni Servillo, si sia creata una comune visione d’intenti, legata a una ricerca desiderosa di spazi non connotati in senso tradizionale, ma anche di forti motivazioni legate al cortocircuito con il difficile territorio circostante. Come testimoniò la successiva «Casa di Priamo» del 1988, ma soprattutto «I sette contro Tebe» da Eschilo, ancora di Martone e Renzi, che metteva insieme l’eco disperata della guerra fratricida nell’ex Jugoslavia, con quella quotidiana combattuta fra bande camorristiche proprio fra i vicoli adiacenti la Sala. E che di lì a poco, nel 1998, sarebbe divenuto uno dei film più ricchi di senso di Martone, quel «Teatro di guerra», premiato con il David per il miglior montaggio. Ma nel percorso parallelo delle due strutture un altro passaggio di fondamentale importanza è stato la messinscena nell’ottobre del 1998 de «Le false confidenze» di Marivaux, spettacolo letteralmente metronomico, che sottolineò il grande interesse di Toni Servillo per una rigorosa rilettura, ai confini dell’essenza pura, del teatro barocco e settecentesco, passata poi anche per Molière e Goldoni. Pietre miliari seguite poi da altri allestimenti come «La firma» di Václav Havel, con Enrico Ianniello e Tony Laudadio nel 2001, «Gracias a la vida» ancora di Ianniello e Laudadio nel 2003, l’epica «Napucalisse» nel 2006 e la successiva «Chiòve» del catalano Pau Mirò, diretta nella versione napoletana da Francesco Saponaro, che prevedeva una relazione a distanza fra azione teatrale e inserti filmati in tempo reale da un altro luogo. Infine «Titanic the end», la ripresa nel 2013 dello spettacolo culto di Antonio Neiwiller grazie al suo allievo, il compianto Salvatore Cantalupo, e «Porno Teo Kolossal» con Anna Bonaiuto, riletto nel 2015 dall’omonima opera di Pasolini.