Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La fontana di Tatafiore finisce in Tribunale
NAPOLI Itaca finisce in Tribunale. Ernesto Tatafiore ha perso la pazienza: la sua fontana rimossa senza preavviso da via Scarlatti e oggetto di numerose polemiche oggi giace abbandonata alla Mostra d’Oltremare, in un deposito, come ha denunciato «il Mattino». Dopo questo ennesimo affronto, l’artista ha dato mandato ai suoi legali di procedere.
La fontana che Tatafiore aveva donato al Comune di Napoli vent’anni fa era stata di recente rimossa senza che all’artista fosse comunicato nulla. Poi si era parlato di necessità di restauro e infine la scoperta dell’opera abbandonata. Ce n’è abbastanza per far andare su tutte le furie l’autore che sbotta: «Abbiamo a che fare con persone senza cultura, segno di un imbarbarimento generale».
Cosa chiede Tatafiore tramite l’azione legale? «La stessa sovrintendenza ha parlato della necessità di ricollocare la fontana dov’era. Questo sarebbe il minimo. Tra l’altro, mi era stata promessa la possibilità di fare una ricognizione nel deposito, allo stato non so nemmeno se i bulldozer nel trasporto abbiano fatto danni. Non ho avuto nemmeno la possibilità di vedere le condizioni attuali della mia opera». Così Carlo Penna e Alessia Barbati, legali di Tatafiore, hanno stabilito di presentare lunedì in Tribunale gli atti a tutela del maestro perché dalla direzione centrale Patrimonio del Comune non è arrivata nessuna risposta alle loro richieste. I legali parlano di «lesione del diritto morale d’autore» e chiedono la ricollocazione dell’opera «nel luogo per il quale era stata pensata».
Tra l’altro, in una nota dei legali si parla di «modo villano ed arrogante in cui la vicenda si è svolta». In un primo momento, dopo le scuse di Elena Coccia e Nino Daniele, sembrava possibile arrivare a una pacificazione. Era stato dunque sospeso il deposito di atti giudiziari. Ma poi la mancanza di qualsiasi interlocuzione e le ulteriori vicende hanno spinto l’artista a procedere. «Avremmo preferito», scrivono ancora gli avvocati, «evitare di trasferire in sede giudiziaria la vicenda, ma non abbiamo avuto alternative, né possiamo permettere il reiterarsi di comportamenti oltraggiosi in danno del maestro Tatafiore e dell’opera Itacam appartenente al patrimonio culturale di Napoli». E su questo non c’è dubbio.