Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Forcella, la «cultura» di Antesaecula
Forcella, che gode una così cattiva fama soprattutto dalla seconda metà dell’800 fino ai nostri giorni, è invece un’area urbana assai importante per la cultura napoletana.
Essa infatti, nonostante le cattive trasformazioni cui è stata sottoposta, si è rivelata efficace custode tanto di aspetti complessivi della città qual è la cultura catalana, ma anche di singoli episodi storicamente oltreché architettonicamente significativi. Oggi voglio ricordarvi la permanenza e la resistenza al tempo della chiesa e del fondaco di Santa Maria a Sicula.
L’antichissima chiesetta, già esistente nel 1012, venne rinnovata nel 1275 da Pier Leone Sicola, dignitario della corte di Carlo II, istituendovi una congregazione cui partecipavano anche i regnanti angioini.
Negli anni successivi crebbe molto con abitazioni e si sviluppò intorno ad un fondaco, arricchito nel 1619 da una casa di accoglienza ed un ospedale per donne: questo fondaco con la chiesetta tutt’oggi esiste, anche se in abbandono.
E ci si può recare a visitarlo nella sua miracolosa sopravvivenza nel vico Santa Maria Antesaecula, traversa della via Giudecca vecchia, passando un basso supportico.
Per allargare questa via in tempo di Risanamento venne abbattuto il palazzo che nei pressi aveva fatto costruire, nel secolo XV, la famiglia Sicola con un bellissimo paramento bugnato.
Nel ‘700 la chiesetta venne concessa alla Corporazione degli Apparatori, ovvero gli artigiani che si occupavano dell’allestimento delle luminarie per le feste cittadine, e il nome originario che ricordava i fondatori Sicola, era già stato corrotto con una denominazione latinizzante. Nel 1622 una nuova chiesa ed un monastero erano stati fondati con il medesimo titolo di Santa Maria Antesaecula, alla Sanità: ebbero un’importanza tale che, per la collocazione nei pressi della chiesa di San Severo ed in cima alla via centrale dell’impianto urbano tra via Arena alla Sanità e via Cristallini, la strada assunse il suo titolo. Forcella e la Sanità, solitamente additate per fatti di criminalità, emergono oggi come centri comunicanti della cultura della città.