Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Branco di Pimonte, dopo lo stupro dieci in libertà
Una sola condanna per le violenze su una 15enne nel 2016. Gli altri fuori dopo la messa alla prova
NAPOLI Dieci di loro hanno superato il periodo di messa in prova e dunque sono liberi; l’undicesimo, un sedicenne, è stato invece condannato a due anni. Finisce così la vicenda dello stupro di gruppo di Pimonte (undici ragazzini che abusarono di una quindicenne), drammatico episodio di cronaca che nel 2016 suscitò indignazione e clamore.
Un esito perfettamente in linea con la legge, la quale prevede pene molti miti per i minorenni, che tuttavia lascia l’amaro in bocca. Il caso è stato sollevato ieri da alcuni giornalisti locali: 19 mesi dopo quella terribile violenza avvenuta nella frazione Franche, in una delle capanne usate per il presepe vivente, quasi tutti i protagonisti sono ormai liberi, dal momento che il gip minorile ha disposto il non luogo a procedere. Durante il periodo della messa alla prova, ovviamente, gli aggressori della quindicenne — che ora vive all’estero — sono stati seguiti costantemente dagli assistenti sociali, che hanno constatato i progressi compiuti dai giovanissimi indagati. Proprio le valutazioni favorevoli degli assistenti sociali hanno avuto un ruolo determinante ai fini della decisione definitiva del giudice.
I fatti risalgono all’estate del 2016, quando una 15enne di Pimonte denunciò le violenze (avvenute a più riprese) subite in una capanna utilizzata per la rappresentazione del presepe vivente. Atti sessuali che furono anche filmati con gli smartphone, utilizzati poi a fini di ricatto nei confronti della giovane vittima. Regista delle violenze, secondo quanto emerso dalle indagini, fu il suo fidanzatino, 15enne all’epoca dei fatti, considerato dall’accusa anche il capo del branco. In seguito a questa drammatica vicenda, la famiglia della ragazzina decise di lasciare definitivamente Pimonte e trasferirsi in Germania. Polemiche suscitarono le dichiarazioni del sindaco del piccolo Comune dei Monti Lattari, Michele Palummo, che nel corso della trasmissione televisiva «L’aria che tira» definì la violenza «una bambinata che ormai è passata», minimizzandone la portata, salvo poi essere costretto a scusarsi nei giorni successivi.
Un episodio assai simile è avvenuto nei mesi scorsi a Castellammare, dove un’altra quindicenne è stata violentata più volte da un gruppo di coetanei, tra cui il suo fidanzatino, filmata e poi ricattata: anche in questo caso, per gli aggressori è scattato il periodo di messa alla prova e, se non ci saranno intoppi, tra pochi mesi i responsabili saranno liberi.
Secondo molti, le leggi da applicare quando gli imputati sono minorenni vanno riviste: molto spesso, infatti, sono iper garantiste nei confronti dei colpevoli, ma hanno conseguenze fortemente penalizzanti per le vittime, soprattutto dal punto di vista psicologico. La necessità di una revisione è stata ribadita anche dal plenum dello scorso Csm che si è riunito in settembre a Palazzo di Giustizia.
In linea con la legge Esito pressoché scontato per il procedimento a carico di undici ragazzi che abusarono di lei