Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Eraldo Pizzo: «Pallanuoto in crisi non solo a Napoli»
Parla l’ex campione della Pro Recco
Ciak, si gira il primo atto
NAPOLI del campionato del centenario e la pallanuoto napoletana si presenta allo start con due cavalli di razza azzoppati. E un terzo costretto ad una sosta nelle scuderie perché è retrocessa. Si comincia con gli occhi ancora gonfi di lacrime per l’improvvisa assurda morte di Mario Vivace, l’indimenticabile scugnizzo del Molosiglio. È il primo campionato, onoriamolo con un minuto di raccoglimento. Lo merita. Sabato il debutto: la Canottieri Napoli va a Brescia e ha poche chances. Il Posillipo, invece, se la passa meglio e riceverà il «sette» catanese. Non c’è l’Acquachiara di Franco Porzio, giocherà in A2, ma riemergerà.
Ne è sicuro anche Eraldo Pizzo, il leggendario caimano avversario di tante battaglie ma amico carissimo.
«La pallanuoto è in crisi di identità, le partite importanti diminuiscono e l’audience continua ad andare giù. I motivi sono quelli di sempre, a partire dalla crescente carenza di risorse, il nostro sport è come un cane che si morde la coda, mancano impianti esclusivi e siamo costretti ad allenarci tra una seduta di acqua gim e un’altra di nuoto sincronizzato. Dalle alle, non un minuto in più. Dobbiamo arrangiarci e questa condizione fa ancora di più calare la spinta emotiva oltre ad incidere su quel pizzico di entusiasmo che si è salvato. I circoli possono contare solo sullo spirito di appartenenza dei soci, ma anche questa voce è in calo».
Più a Napoli che a Genova, però.
«Non è mica vero. In Liguria, se si esclude l’isola della Pro Recco che pure qualche sia pur timida preoccupazione l’ha avvertita, i centri tradizionali di Camogli, Voltri, Nervi e Pegli hanno raschiato il fondo della piscina. E Civitavecchia, Firenze e Trieste hanno gli stessi problemi».
Mal comune mezzo gaudio, ma guai a dirlo. La pallanuoto deve trovare in sé le risorse per recuperare pubblico e consensi. Può farcela?
«Sì, può farcela ma qualcuno deve aiutarci».
La pensano così anche Enzo Semeraro e Achille Ventura, presidenti di Posillipo e Canottieri. «Se dobbiamo fare tutto da soli - , hanno detto - dobbiamo deporre le armi». Anche se noi crediamo poco a questa eventualità estrema, perché sappiamo che i Circoli possono attingere ad un vivaio che non smette di stupire. Quest’anno il Posillipo ha ritrovato i fratelli Di Martire che hanno girato le spalle alla Canottieri. La quale Canottieri ha risposto promuovendo dall’under 20 Andrea Tartaro, Alessandro Zizza, entrambi figli d’arte, Gianmarco Anello e Francesco Altomare. Riusciranno i nostri giovani eroi a supplire alle partenze dolorosissime di Velotto, il campione di Scampia, di Giorgetti e dello storico capitano Fabrizio Buonocore che si divertirà ancora un anno con la Cesport? A nostra memoria non si ha notizia di una Canottieri senza Buonocore: anche questo è un brutto segnale.
L’atto di accusa
Il nostro sport è in crisi di identità, le partite importanti diminuiscono e l’audience continua ad andare giù