Corriere del Mezzogiorno (Campania)

J’accuse di Lanzetta: «Vomero o via Manzoni peggio delle periferie La guerra è anche lì»

- di Carlo Franco

L’innesco lo ha dato la

NAPOLI prodezza immonda del gentiluomo (o dei?) che ha abbandonat­o nella campana riservata alla plastica e ai metalli la testa del pesce spada e altri residui di una clamorosa abbuffata. Decretando con un sol colpo la fine della raccolta differenzi­ata: a Napoli non si fa né si farà mai.

All’indignazio­ne è seguita la reazione e due problemi, più degli altri, sollecitan­o una risposta: è possibile sperare in una condanna esemplare che metta al bando i barbari, tutti i barbari compreso i criminali dei baretti e delle “stese”? E ancora: l’episodio della testa di pesce spada è avvenuto in via Manzoni, in un quartiere che una volta si definiva “bene”, non in una strada di una periferia che annaspa nel degrado. Se la città non saprà rispondere adeguatame­nte verrà decretato il “fine pena mai”: Napoli è tutta periferia.

La tradiziona­le geografia di quartiere, insomma, è saltata e via Manzoni — o via Cilea, o via Scarlatti dove si sradica e si “deporta” l’opera di un artista senza neanche avvertirlo — è periferia quanto e più di Ponticelli o della Sanità. L’interrogat­ivo già posto da tempo, ora è più stringente. O dentro o fuori.

E’ proprio così, chiediamo a Peppe Lanzetta, il cantore della “sporca” letteratur­a urbana che per il suo ultimo spettacolo – Sotto il Vesuvio niente, presentato al Napoli Teatro Festival – ha composto una preghiera laica dedicata a Nostra Signora di Gomorra. Che richiama l’invocazion­e a San Ghetto martire, composta da Felice Pignataro nell’anno più caldo della faida di Scampia.

La risposta è un pugno nello stomaco: «Guagliù, ci vogliamo convincere che stiamo in guerra, al centro, in periferia e in collina. Prendiamo mazzate da tutte le parti, una volta scelsi un luogo da intitolare a Pasolini, venni avvicinato da due giovani che mi sussurraro­no: smamma, qui vendiamo la droga. E’ vero anche, però, che nelle periferie sono rintraccia­bili alcuni valori che al centro sono stati cancellati. La solidariet­à, ad esempio, a Piscinola, che è il quartiere dove sono nato, esiste ancora, come esiste nel quartiere Zen a Palermo».

Tutta Napoli è periferia, allora?

«Le periferie si sono sdoppiate: c’è quella geografica, delimitata dal territorio, e quella dell’anima della quale vado parlando dai giorni di Figli di un Bronx minore, venticinqu­e anni fa. Allora pensavo a Piscinola e a Scampia, ma il discorso valeva e vale per Parigi, New York e, anche se probabilme­nte sono di parte, lasciatemi dire che i ruoli in commedia si sono invertiti e perfino gli scettici ammettono che nelle periferie dell’anima trovi più afflato, forse perché c’è una abitudine alla sofferenza e si vive in qualche modo tutti insieme, mentre nei quartieri borghesi il sentimento dominante è la solitudine».

E’ vero, nel Bronx napoletano scritto venticinqu­e anni fa molte situazioni di oggi sono presenti.

«Gli artisti qualche volta riescono a vedere in un radar speciale e questo mi ha consentito di anticipare il discorso dei non luoghi, cioè i megastore, i centri commercial­i dove molti non vanno per comprare cose, ma per trovare una piazza, un’agorà, e stare insieme agli altri».

Il rione Sanità è quello che ha fatto il passo più lungo sul percorso di risanament­o.

«E’ vero, dobbiamo ringraziar­e padre Loffredo e i volontari, ma quella non è periferia, ma un’isola, un quartiere a rischio, circoscrit­to e, quindi, più a misura d’uomo. Al Vomero, invece, è successo il contrario: il quartiere borghese per definizion­e ha fatto un passo indietro dopo l’arrivo della metro e la crisi del commercio. La periferia geografica è un’altra, per me comincia al Villaggio Coppola e finisce a Salerno. Dove si vive allo sbando come in un’arca di Noè».

Chiudiamo con un’ultima domanda: al Vomero, diversamen­te dalla Sanità, si sono fatti passi indietro. Come se lo spiega?

«La crisi è esplosa con l’arrivo della metro, i ragazzi di Secondigli­ano e dintorni non si sono più sentiti esclusi e si sono presi la rivincita. A modo loro. Perché, come le ho detto, siamo in guerra».

La crisi è esplosa con l’arrivo della metro, i ragazzi di Secondigli­ano e dintorni non si sono più sentiti esclusi e si sono presi la rivincita

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 ??  ?? ScrittoreA destra, lo scrittore Peppe Lanzetta A sinistra, piazza Vanvitelli al Vomero. Un quartiere, a sentire Lanzetta che avrebbe subito una involuzion­e, «da quartiere borghese per definizion­e ha fatto un passo indietro dopo l’arrivo della metro e la crisi del commercio»
ScrittoreA destra, lo scrittore Peppe Lanzetta A sinistra, piazza Vanvitelli al Vomero. Un quartiere, a sentire Lanzetta che avrebbe subito una involuzion­e, «da quartiere borghese per definizion­e ha fatto un passo indietro dopo l’arrivo della metro e la crisi del commercio»

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