Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Falsi incidenti», arrestati 18 avvocati
Nel mirino 2.800 sinistri e la fabbrica dei finti testimoni. L’intercettazione: numeri da industria
Secondo l’accusa, attraverso i loro studi legali svolgevano il ruolo di «collettore»; sono 18 gli avvocati coinvolti nell’inchiesta sulla presunta maxi truffa alle compagnie assicurative da ieri agli arresti domiciliari. Quarantanove le misure cautelare in totale. Ad ogni falso testimone reclutato venivano corrisposti 100 euro a prestazione. Nel mirino ben 2.800 pratiche, di cui 2200 già in avanzato stato di gestione.
NAPOLI Un numero di truffe «impressionante», che «si traduce concretamente anche in un danno per i consumatori sui quali le compagnie di assicurazioni, attraverso le maggiorazioni dei premi assicurativi, fanno ricadere gli effetti negativi del fenomeno illecito»: così il gip Maria Luisa Miranda commenta il sistema organizzato da faccendieri e avvocati per ottenere il risarcimento di migliaia di incidenti mai avvenuti. Un sistema che ieri ha ricevuto un colpo duro con la notifica di 49 misure cautelari (18 avvocati sono agli arresti domiciliari).
Associazione a delinquere, truffa, falsa testimonianza e riciclaggio i reati ipotizzati a vario titolo nei confronti degli indagati.
Il sistema era di una semplicità sconcertante. Vincenzo Cocozza, titolare di una società di pratiche auto ritenuto capo e promotore dell’associazione a delinquere, attraverso conoscenti e amici «comprava» le targhe dei veicoli vittime degli incidenti fittizi. In cambio di piccole somme di denaro, cioè, acquisiva i numeri di targa di auto e ciclomotori su ciascuno dei quali, poi, imbastiva una causa davanti al giudice civile (e qui entravano in scena gli avvocati). Tra i procacciatori di «danni» c’è Salvatore Di Vicino, noto nell’ambiente della Sanità come «Tore ‘o pirata»: con precedenti penali importanti, è il cognato di Mariano Bacio Terracino, il rapinatore assassinato nel maggio del 2009 davanti a un bar della Sanità davanti a una telecamera di sicurezza.
Il filmato dell’omicidio, diffuso dalla Procura, suscitò clamore ma servì a identificare l’omicida. La presenza di un personaggio come Di Vicino
” Maurizio Bianco Siamo noi primi tra tutti a chiedere che si faccia pulizia nel nostro interno
nel gruppo di truffatori apre scenari preoccupanti che gli investigatori stanno approfondendo.
Non a caso, sottolinea il gip, gli incidenti per i quali veniva chiesto il risarcimento riguardavano solo veicoli e non persone: in questo modo la liquidazione era più semplice e veloce, anche se le cifre restavano basse. In fase stragiudiziale le compagnie di assicurazioni cedono più facilmente anche in un’ottica di comparazione «costi — benefici». Quando arrivava l’assegno, il proprietario dell’auto o della moto doveva incassarlo e girare la somma all’organizzazione, dal momento che era già stato pagato al momento della compravendita del «danno».
Spesso, tuttavia, sorgevano problemi, perché il proprietario non ricordava di essere già stato pagato o comunque pretendeva soldi. In questo caso gli venivano sguinzagliati contro i faccendieri che li avevano contattati all’inizio, che provvedevano a tacitarli con le buone o con le cattive.
Ovviamente, per ottenere la liquidazione del danno, l’organizzazione aveva bisogno di testimoni: costavano 100 euro a testimonianza, ciascuno di quelli identificati compare in più cause, spesso erano gli stessi procacciatori di «danni» che indossavano anche i panni dei testimoni.
L’inchiesta è stata avviata in seguito ad alcune segnalazioni di avvocati, insospettiti dal comportamento di alcuni colleghi. Il fascicolo è dei pm Alessandra Converso, Stefano Capuano e Salvatore Prisco, che indagano con il coordinamento dell’aggiunto Rosa Volpe. Le indagini sono della polizia municipale, con il generale Ciro Esposito; per gli accertamenti patrimoniali ha collaborato la Guardia di Finanza della sezione di pg della Procura con il colonnello Luigi Del Vecchio.
Sulla vicenda è intervenuto il presidente dell’ordine degli avvocati, Maurizio Bianco: «Gli arresti di oggi sono l’occasione per affermare che gli avvocati, primi tra tutti, chiedono a gran voce che si faccia pulizia al proprio interno e noi dobbiamo fare la nostra parte. Nel pieno rispetto delle garanzie e della convinta presunzione d’innocenza, il quadro che si è presentato agli occhi dei consiglieri delegati che hanno partecipato alle perquisizioni è apparso da subito sconfortante e sarà immediatamente sottoposto alla valutazione del Consiglio distrettuale di disciplina per eventuali provvedimenti».