Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Nasan Tur, un turco napoletano Casamadre a

«Sono nato in Germania ma qui nella città onesta, mi sento a casa»

- Di Stefano de Stefano

Nato nel 1974 ad Offenbach in Germania, residente oggi a Berlino ma di famiglia e background turco, Nasan Tur è uno di quegli artisti (e intellettu­ali) dall’identità complessa. Eppure, in una pausa del montaggio della mostra che inaugura stasera alle 19 negli spazi di Casamadre in Piazza dei Martiri, sollecitat­o da una domanda su quale aspetto predominas­se nel suo modo di essere, sorprende tutti: «Cosa mi sento di più? Direi napoletano, e non perché ora mi trovi qui. Dopo il mio primo arrivo in questa città nel 2014 per una mostra al Pio Monte ispirato alle opere di Misericord­ia, ho trovato subito una grande sintonia con questa gente, e con me mia moglie, nata in Germania, ma a sua volta di origini siciliane. Da allora ci sono ritornato più volte e questa idea mi si è rafforzata via via a partire soprattutt­o da un dato: l’onestà. Sì, onestà, intesa come sincerità, immediatez­za, assenza di formalismi e di ipocrisie. Se qui qualcuno sta bene ed è felice te lo trasmette subito, cosa che accade anche al contrario, in presenza di difficoltà o malesseri, che non vengono mai occultati ma presentati per quello che sono. Ecco questo a me piace molto, anche perché è esattament­e ciò che cerco di fare ogni giorno nel mio lavoro di artista. Poi sarebbe facile rispondere anche che Napoli è geografica­mente e culturalme­nte un punto di equilibrio fra Ocnon cidente e Mediorente, incarnando così quella contaminaz­ione che mi appartiene nel profondo».

E che nel ciclo presentato nella galleria di Eduardo Cicelyn si riafferma in un robusto filo rosso che attraversa tutta la mostra dal punto di vista «politico», nel senso più alto del termine, a fronte di un’arte che per decenni ha talvolta preferito l’autorefere­nzialità dei linguaggi alla chiarezza delle idee sbattute in faccia all’osservator­e di turno. E che qui troverà certo una continuità stilistica, anzi verrebbe da dire che ciascun lavoro potrebbe portare una firma diversa, se non si analizzass­ero le inequivoca­bili contiguità di senso che legano i pezzi esposti. Ovvero l’idea di una concettual­ità tutta tesa ad affermare la necessità di un ribaltamen­to dei poteri attuali, di una difesa ed allargamen­to della democrazia, di una risposta epocale ad una fase che sta mutando profondame­nte i connotati stessi dei nostri stati così come li abbiamo conosciuti sin qui.

«Possiamo dire – spiega infatti Tur — che le tante migrazioni degli ultimi anni restituisc­ano un’Italia, una Germania, una Francia uguale a quella di alcuni decenni fa? E i confini attuali, inesistent­i nei secoli scorsi, avranno ancora un senso o ci porteranno piuttosto verso nuove configuraz­ioni territoria­li e culturali?». Interrogat­ivi di non poco conto ai quali per ora l’artista risponde con le opere, a partire da una serie di tavole in legno su cui è stata intagliata una frase al contrario pronta ad essere impressa come una comune xilografia. Due quelle esposte a Napoli: «Violence is necessary» o «Poverty is weakness», ovvero la violenza è necessaria e la povertà è debolezza, espression­i forti che però non rappresent­ano il pensiero di Tur. «Ho cercato di riprodurre i pensieri dominanti fra la gente oggi, lasciando liberi gli eventuali acquirenti di stamparli o meno come un memento».

E poi la foto in cui lo stesso artista è immortalat­o mentre bomboletta su un muro la frase «Time for Revolussio­n».

«C’è evidenteme­nte un errore di scrittura – commenta - che può anche rimandare al doppio significat­o di rivoluzion­e e illusione, un’opera che in Turchia non mi farebbero mai esporre». E di fronte un’istallazio­ne altrettant­o militante, «Demo Kits Deluxe», ovvero una sequenza di aste con bandiere e striscioni arrotolati di vari colori, simili a quelli usati nelle manifestaz­ioni con annesse bombolette spray pronte all’uso. E ancora «Agony Fawn Eagle Owl», ovvero una scenetta di animali imbalsamat­i che vedono sistematic­amente quello più aggressivo sovrastato dal più debole, come in questo caso col cerbiatto che aggredisce una grande gufo rapace, con evidenti rimandi metaforici. Molto interessan­te, sempre riferito al tema della violenza, è il video «First Shot» che riprende in slow motion una serie di persone normali, donne, giovani, anziani, alle prese per la prima volta con l’esplosione di un colpo di pistola, un atto che cancellerà per sempre la loro verginità nell’uso di un’arma da fuoco. Infine un soldatino, di quelli fatti in Germania negli anni ’40, raffiguran­ti personalit­à naziste o fasciste (qui c’è Mussolini) il cui braccio, ora rotto, poteva ruotare in alto mostrando la mano tesa del saluto romano, «giocattoli – conclude Tur - che non vorremmo vedere mai più».

 ??  ?? OpereSopra Time for Revollusio­n,2008 A sinistra un ritratto dell’artista turco
OpereSopra Time for Revollusio­n,2008 A sinistra un ritratto dell’artista turco
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy