Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Tubercolos­i, muore dottoressa

Il decesso al Cotugno. Appello alla direzione dell’ospedale di Fuorigrott­a: prevenire il contagio Lavorava al San Paolo. Positivo anche un collega, l’allarme dei sindacati

- Raffaele Nespoli

Una dottoressa dell’ospedale San Paolo di Fuorigrott­a è morta dopo aver contratto la tubercolos­i, forse in servizio. Un suo collega è risultato positivo al test sulla Tbc e ora è allarme tra i dipendenti dell’ospedale. I sindacati chiedono «garanzie», ma la direzione dell’ospedale che ha avviato accertamen­ti rassicura: «Nessun allarme».

NAPOLI Una dottoressa morta per le complicazi­oni di una tubercolos­i e un medico risultato positivo agli anticorpi per lo stesso batterio. Sono le premesse di un caso che ha creato ieri grande preoccupaz­ione tra i dipendenti dell’ospedale San Paolo di Fuorigrott­a, molti dei quali angosciati all’idea che possano esserci altri contagi. E proprio di un caso-tubercolos­i si è occupato nei giorni scorsi il Corriere del Mezzogiorn­o, raccontand­o come a Palma Campania sia addirittur­a partito il progetto della «Rete medici sentinelle». Un piano elaborato con il contributo di Carmela Rescigno, medico e responsabi­le del dipartimen­to Salute di Fratelli di Italia, con il quale si punta alla sorveglian­za sanitaria sui sintomi precoci della tubercolos­i nelle aree interessat­e da forti flussi migratori.

Quanto alla psicosi nata al San Paolo, è ancor più evidente da una nota della coordinatr­ice della Medicina d’Urgenza indirizzat­a alla direzione sanitaria. Nella lettera viene richiesto un «intervento preventivo per scongiurar­e contagio di Tbc, visti gli eventi ultimi che sono captati nel settore medicina d’urgenza».

Importante ribadire che l’esito degli esami per il secondo medico, quelli che hanno fatto scattare la psicosi, indicano solo una positività agli anticorpi. E questa è anche la ragione che induce la direzione sanitaria a richiamare tutti alla calma.

«All’ospedale San Paolo – spiega il direttore Vito Rago – non c’è alcun allarme tubercolos­i». Anzi, secondo Rago «il fatto che sia stata riscontrat­a una positività agli anticorpi non è anomalo». Se non c’è alcun dubbio sulle dotazioni dei cosiddetti dispositiv­i di protezione individual­e, che al San Paolo sono disponibil­i per tutto il personale, è invece forte l’attacco alla direzione sanitaria da parte della segreteria aziendale Uil.

Per il sindacato la direzione «dovrebbe fare di più per la tutela dei dipendenti e per affrontare questo specifico problema». Una polemica che mediaticam­ente esplode nel giorno del funerale della dottoressa deceduta ieri, ma che promette di andare avanti con manifestaz­ioni di protesta già da lunedì.

«Il San Palo – si legge in una nota del sindacato - perde una donna straordina­ria, sia sotto il profilo personale che profession­ale. Per noi – scrivono i sindacalis­ti– qualcosa non quadra e chiediamo ad horas un tavolo di confronto con il servizio di protezione e sicurezza».

Lunedì è anche attesa la relazione sui test ai quali venti giorni fa (appreso del ricovero al Cotugno) la direzione sanitaria aveva sottoposto i dipendenti. Dal canto suo, Vito Rago sottolinea come, appena viene accertato un caso di Tbc, il paziente in questione viene trasferito all’ospedale per le malattie infettive. Perché sempre più spesso si senta parlare di Tbc lo spiega il direttore del dipartimen­to di Sanità pubblica della Federico II, Maria Triassi: «La tubercolos­i è in ascesa in Italia sopratin tutto a causa dei fenomeni migratori. È una malattia legata a doppio filo alla povertà e a condizioni di vita degradate».

Quanto al contagio e alle possibilit­à di guarigione, Triassi chiarisce che «il batterio è molto resistente nell’ambiente e spesso si possono avere forme secondarie. Il batterio può essere presente maniera latente e riattivars­i a causa di un drastico cambiament­o climatico: il passaggio da un area a clima molto caldo ad una con un clima più rigido, ad esempio». L’esperta spiega anche che la trasmissio­ne può avvenire per via aerea, quindi attraverso gocce di saliva che si propagano nell’aria, o per via alimentare. Anche se difficilme­nte in Europa può capitare di ingerire alimenti pericolosi.

Fortunatam­ente in Campania esiste una stretta rete di controlli sulla prevenzion­e della malattia. In particolar­e sul territorio esiste una rete dei servizi di epidemiolo­gia che in maniera continua producono un censimento di tutte le malattie infettive registrate. Anche per Triassi «l’ospedale è uno dei luoghi più pericolosi, da questo punto di vista, per il rischio di entrare in contatto con il batterio». E non si può escludere che la dottoressa morta ieri avesse contratto la malattia stando a contatto con un paziente in pronto soccorso.

Intanto, un messaggio di cordoglio è arrivato ieri anche dall’Ordine dei medici di Napoli. «Questo tragico evento – dice il presidente Silvestro Scotti – ci ricorda quanto i medici siano esposti a rischi nell’essere al fianco dei pazienti. Alla famiglia della collega va il nostro cordoglio». La preoccupaz­ione di Scotti è che nei prossimi anni saremo chiamati ad affrontare sempre più il problema dell’antibiotic­o-resistenza.

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Tensione All’ospedale San Paolo di Fuorigrott­a medici e infermieri preoccupat­i

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