Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La manovra preoccupa 7 italiani su 10 A Capri le barricate degli industriali
Alessio Rossi, leader di Confindustria giovani, illustra una ricerca dell’istituto Lorien Al governo: «Niente tasse per chi assume gli under 30». Oggi c’è il ministro Savona
Stamattina a Capri il ministro per gli Affari Europei, Paolo Savona, sentirà direttamente le inquietudini e le accuse degli imprenditori italiani, molto preoccupati per una manovra che - a loro dire rischia di far saltare i già (debolissimi) conti dello Stato, colpendo anche i risparmi delle famiglie. E ieri Alessio Rossi, presidente dei Giovani industriali (aprendo i lavori del 33esimo convegno di Capri), ha rincarato la dose: «Rischiamo un futuro spazzatura. Altro che reddito di cittadinanza, serve un reddito di sviluppo». E le paure degli italiani sono emerse dalla ricerca Lorien presentata al convegno di Capri in base alla quale «il 71% degli italiani è «preoccupato per la manovra in deficit», di questi «il 29% è molto preoccupato».
Secondo la ricerca nella manovra «grandi assenti» soprattutto la sanità (42%), il sostegno a nuova occupazione (31%) e ai giovani (24%). Per Lorien sale al 39% la quota di euroscettici, sui livelli di inizio anno, soprattutto tra gli elettori di Lega e Fratelli d’Italia. La fiducia nello Stato italiano (43%) è maggiore di quella nell’Ue (40%) ma non per i millenials (il 53% ha più fiducia nell’Europa). Ma, indica ancora il rapporto, se «di fatto metà degli italiani vorrebbe cambiare l’Europa questo significa uscire dall’euro solo per un minoritario 18% che scende al 12% fra i millenials». Quanto al Governo, aumenta di 12 punti rispetto a giugno (al 32%) il numero di chi ritiene «che siano Di Maio e Salvini senza il premier a prendere le decisioni»: per il 12% «soprattutto Salvini» per il 3% «soprattutto Di Maio». Per il 36% decide «Conte insieme a Salvini e Di Maio».
Detto questo, i giovani industriali italiani hanno chiesto al governo di sostenere il lavoro e l’impresa con «una decontribuzione totale per le assunzioni degli under-30». Alessio Rossi aggiunge: «Il lavoro è alla base della nostra Costituzione e nobilita la nostra identità. Per questo vogliamo che i giovani crescano con una cultura del lavoro e dell’impresa che sviluppi il talento e non l’arte di sbarcare il lunario». Secondo Rossi con il «conto salato» di una manovra che conta su una crescita «per nulla» scontata, più che la procedura Ue il rischio è che «a punirci ancora più duramente siano i mercati».
«Allora vogliamo essere noi giovani ad aprire una procedura di infrazione nei confronti del Governo per eccesso di cambiali in bianco - dice -. Non vogliamo rischiare un vero e proprio declassamento del rating generazionale: il nostro futuro rischia di diventare un titolo junk. Spazzatura». Il presidente Rossi non ha fatto sconti. Invece del reddito di cittadinanza, sono le sue parole, «sarebbe più coraggioso costruire un reddito di sviluppo, per chi vuole diventare imprenditore». I giovani «non hanno bisogno di tre proposte di lavoro a caso, ma di una opportunità per dimostrare che possono essere padroni delle proprie scelte e del proprio futuro», dice riferendosi alla misura prevista dalla manovra e bandiera del M5s. Quindi «se quei 780 euro al mese venissero dati ad un giovane per aprire una start-up e assumere collaboratori, sempre a 780 euro al mese, per tutti i 18 mesi, risorse e sforzi dell’imprenditore potrebbero essere tutti investiti per la crescita della propria azienda. Altro che 2 miliardi per il fondo start-up. In questo modo lo Stato potrebbe diventare un vero incubatore», sostiene Rossi. Conclude: «Sappiamo bene che l’Italia ha bisogno di aggredire la lotta alla povertà. Ci chiediamo se non ci fossero altri strumenti per farlo».