Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«La mia Salomè erotica sospesa tra amore e morte»
Luca De Fusco: «È un testo ideale per le contaminazioni»
Il palcoscenico di quello che fu il Teatro del Fondo questa volta è inclinato. E un cerchio intagliato sulle tavole si specchia nell’ovale della sala a ferro di cavallo. Stucchi e velluti in bell’aspetto: al teatro Mercadante è tutto pronto per l’apertura della stagione del secondo triennio del Nazionale napoletano.
Saranno i veli e l’amore della Salomè di Oscar Wilde a «svelare» il sipario sul cartellone 2018-2019 e lo spettacolo arriva forte del successo già riscosso nel programma estivo — assai prestigiosamente estivo, vista la nobiltà della location — Pompeii Theatrum
Mundi.
Luca De Fusco è, com’è noto, direttore e regista. Partiamo dal primo.
Tre aggettivi o definizioni per gli altrettanti cartelloni del Nazionale.
«Poliedrico per il Mercadante, patria dei dialetti per il San Ferdinando, contemporaneo per il Ridotto»
Il Nazionale è in salute? Quali «integratori» mancano ancora?
«È in salute. Di pubblico: gli abbonati dal mio arrivo sono passati da poco più di due mila a circa settemila; di tournée internazionali: in questa stagione con Sei personaggi a San Pietroburgo e Parigi e con Madame pink ancora a Parigi. Mancano gli sponsor e la puntualità dei pagamenti. Sono due problemi di origine geografica ma non ci arrendiamo».
Ora il regista di «Salomè»: perché proporre proprio oggi un testo poco frequentato come questo di Wilde?
«Per rimanere in casa vostra, proprio il critico del Corriere della Sera Franco Cordelli che ha definita questa mia regia la migliore della mia carriera, ha detto che riscoprire classici dimenticati è un dovere dei teatri nazionali né più né meno che scoprire nuova drammaturgia. Concordo pienamente. Salomè non si fa abitualmente perché è un mix difficilissimo da rendere tra tragico e comico e perché richiede due interpreti di eccezione. A giudicare dalle reazioni di critica e pubblico direi che ci è risuscita una sfida molto difficile».
Chi è Salomè secondo De Fusco?
«Salomè è un grande archetipo, un simbolo eterno di amore e morte. I registri che Wilde usa oscillano tra il drammatico, l’ironico, l’erotico, il grottesco in una miscela molto ambigua e di difficile rappresentazione proprio per i suoi meriti, ovvero per la sua originalità, che la fa solo in apparenza somigliare ad una tragedia greca mentre in realtà ci troviamo di fronte ad un’opera unica nel genere. È inoltre enigmatica ed inafferrabile la natura della protagonista e il suo desiderio di amore e morte che non trova logiche spiegazioni».
L’amore archetipico e amore-specchio.
«Credo che l’amore/odio di Salomè per Iokanaan sia figlio di quel desiderio mimetico su cui l’antropologo René Girard ha scritto pagine memorabili. In sostanza, a mio avviso, Salomè ama talmente il profeta da volersi trasformare in lui stesso. Non può e non vuole uscire da una dimensione narcisistica dell’amore e quindi si specchia nel profeta».
Una sfida rendere tutto questo racconto scenico?
«Decisamente. E io ho il gusto delle sfide. È poi nota la mia passione sulle contaminazioni tra teatro, danza, musica, cinema. Salomè, con la sua luna piena incombente e allucinata, con la sua danza dei sette veli, sembra quindi un testo ideale per questo teatro “spurio” che prediligo da molto tempo. Ma affrontiamo la sfida anche perché ci basiamo su un quartetto di attori di eccezione come Eros Pagni, Gaia Aprea, Anita Bartolucci e Giacinto Palmarini che incarneranno rispettivamente i ruoli di Erode, Salomè, Erodiade, Iokanan».
Lo stato di salute
Il Nazionale sta bene, circa 7000 gli abbonati Mancano ancora sponsor e puntualità dei pagamenti ma noi non ci arrendiamo