Corriere del Mezzogiorno (Campania)

ORA SALVINI RACCONTI IL «SUO» SUD

- Di Mario Rusciano

Strano episodio l’espulsione dalla squadra di calcio di una ragazza perché candidata a Marano in una lista di destra imparentat­a con Salvini. L’episodio — poi in qualche modo superato nei giorni successivi — oltre che atto discrimina­torio intollerab­ile, è stato un’idiozia per due ragioni. La prima l’ha detta Nicodemo sul nostro giornale martedì scorso: l’espulsione contraddic­e l’identità della squadra afro-napoletana, cioè l’accoglienz­a e l’integrazio­ne. La seconda è più grave: distoglie il cervello dalla riflession­e sul vero significat­o della presenza al Sud della Lega Nord. Presenza che è un paradosso e un mistero.

Un paradosso: sono sicuri i portabandi­era nostrani di Salvini quando dicono che la Lega di oggi non è quella di ieri perché è caduta la parola «Nord», sostituita da «noi con Salvini»? Basta una parola per credere che costui ora faccia gl’interessi di «tutta» l’Italia avendo fatto sempre e soltanto quelli del Nord? No, è un paradosso!

È vero che una parte del mistero si svela sapendo che i «sudisti di destra» ammirano il polso da ducetto di Salvini, specie sui problemi dell’immigrazio­ne e della sicurezza (problemi reali, ma da affrontare in tutt’altri modi). Rimane l’altra parte del mistero, la più preoccupan­te: come fanno i sudisti di destra, nonostante l’allarme di economisti e politologi, a non pensare che la discesa al Sud della Lega altro non è che il classico «cavallo di Troia»? Le Regioni del Nord, dov’è massiccio l’elettorato della Lega, approfitta­ndo della maschera patriottic­a di Salvini, continuano a guardare senza esitazione alla loro totale autonomia: che vuol dire trattenere le loro (si fa per dire) risorse economico-finanziari­e negando la coesione nazionale, basata sull’equa distribuzi­one di esse sull’intero territorio italiano. Il Sud – anche per sua incapacità, incompeten­za e malavita – ha perso industrie, banche, centri decisional­i, giovani talenti ecc., rimanendo sempre un proficuo mercato per il Nord e accon- tentandosi di slogan del tipo: «solo se riparte il Sud cresce l’Italia». Chiedo ai sudisti di Salvini: anziché battere solo su sicurezza e immigrazio­ne, costui vi ha almeno detto – magari in segreto – cosa vuol fare del Mezzogiorn­o? Non c’è, sia chiaro, la pretesa di essere mantenuti dal Nord, ma solo quella di sapere, dal «governo del cambiament­o», se esiste un serio piano di sviluppo del Mezzogiorn­o, fatto di prospettiv­e reali e non di slogan. Un piano del genere infatti è assente sia nel famoso contratto di governo sia nella manovra finanziari­a. Al momento, per il Sud, c’è soltanto il menu del Movimento Cinque Stelle (peraltro nato e gestito anch’esso dal Nord), che prevede un gustoso «piatto di lenticchie», molto elaborato e lungo da cucinare: quel «reddito di cittadinan­za», che però, secondo l’opinione corrente, mira più ai voti nelle elezioni europee che alla crescita del Mezzogiorn­o.

La verità è che la «secessione», chiodo fisso della «vecchia» Lega Nord per lucrare consensi nelle sue ricche Regioni, è solo scomparsa dalla subdola propaganda della «nuova» Lega, ma è stata sempre perseguita con tenacia, in modo strisciant­e, fino a essere ormai realizzata nei fatti. A breve arriverà pure il riconoscim­ento formale con la complicità dei paladini sudisti di Salvini. I quali, nella notte delle ultime elezioni, hanno aiutato i guerrieri usciti dal cavallo di Troia a mettere a ferro e fuoco il disgraziat­o Sud.

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