Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Boccia attacca i Cinquestelle
«Il Meridione ha votato per il cambiamento, potrebbe ritrovarsi solo sussidi»
Il leader degli industriali, dal palco del convegno di Capri, chiede correzioni alla Manovra
«Se vogliamo dare dignità si deve dare lavoro, il reddito di cittadinanza deve essere un ponte, non può essere un sussidio. Così distruggi la dignità delle persone. Il Sud ha votato per il cambiamento non per i sussidi». Così Enzo Boccia, leader di Confindustria, al convegno dei giovani imprenditori di Capri.
NAPOLI Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia cita The Post: «La stampa serve chi è governato, non chi governa». Per poi aggiungere: «E questo è anche il ruolo dei corpi intermedi dello Stato». A cominciare dall’associazione degli imprenditori.
Boccia a Capri, durante la kermesse degli under 40, critica la manovra. Non tutta a dire il vero, quello lo fanno i Giovani. Da meridionale è soprattutto il reddito di cittadinanza a risultare indigesto. «Impostare il reddito di cittadinanza per un giovane che può rinunciare a tre proposte di lavoro — dice —, in un Sud dove se ne arriva già solo una è un miracolo è un elemento di procedura che va un attimo seguito con attenzione. Il reddito di cittadinanza sicuramente è un elemento che riduce i divari ma deve essere un ponte verso l’occupazione ed il lavoro e non può essere un elemento di sussidio, altrimenti rovina il Mezzogiorno». Il ministro per gli Affari europei, Paola Savona, unico ad accettare l’invito caprese, si ritaglia il ruolo di pompiere, tentando di tranquillizzare gli industriali assai preoccupati per la manovra, tra Spread e sussidi. Tant’è che il messaggio di Boccia è chiaro: «La manovra va cambiata e va valutata in termini di crescita. Esiste una debolezza sulla crescita. La cosa è ancora correggibile a nostro avviso, i tempi sono stretti. La sfida che questo governo deve accettare, ed i tempi sono stretti anche in funzione delle agenzie che hanno valutato l’Italia, è far capire e comprendere quanto è la parte di crescita».
È la nota dolente, la crescita. Praticamente inesistente nel Def. A cominciare dal deficit infrastrutturale. Sul piano politico, Boccia fa un discorso che si incista nel dualismo governativo. Facendo emergere anche le incongruenze: «Ci sono distonie sul terzo valico, sulla Torino Lione, occorre aprire i cantieri non chiuderle». Ma è soprattutto con i 5 Stelle che è in chiara rotta di collisione. «Se vogliamo dare dignità si deve dare lavoro — prosegue —, il reddito di cittadinanza deve essere un ponte, non può essere un sussidio. Così distruggi la dignità delle persone. Il Sud ha votato per il cambiamento non per i sussidi».
Non sono gli unici a essere nel mirino della Confindustria. Con ironia spegne anche entusiasmi leopoldini. «Siamo in Campania, sono arrivati politici che hanno sempre criticato i corpi intermedi, dovevano scomparire, loro non ci sono più e noi siamo qui. Proprio da Napoli vorremmo mandare un consiglio. De Filippo diceva: essere scaramantici è da ignoranti, ma non esserlo porta male». Conclude: «Siamo a un bivio, non ci stancheremo delle critiche, questo governo deve accettare che Confindustria che vive dei suoi associati, che sono imprese che eleggono i loro presidenti, è un soggetto che non può essere valutato come uno vale uno, noi rappresentiamo il popolo dell’industria e dei lavoratori». Prosegue il ragionamento anche il leader dei Giovani imprenditori, Alessio Rossi, che fa cenno a «messaggi» arrivati «dal governo» sull’opportunità dei toni usati da Confindustria. «La risposta che possiamo dare — dice — è solo una: gli imprenditori quando alzano la voce è perché hanno a cuore le loro imprese e il loro Paese. Non preoccupatevi quando ci sentirete gridare, preoccupatevi quando non sentirete più la nostra voce: perché allora vorrà dire che nessuno vorrà più lavorare nel nostro Paese».
Rossi
«Il governo non tema se alziamo la voce, si preoccupi se non ci sente parlare»
L’aiuto «Può servire, ma soltanto per tornare nel mondo produttivo»