Corriere del Mezzogiorno (Campania)

In aula serve il medico

Una proposta per sensibiliz­zare i più giovani

- di Raffaele Nespoli

Si fa un gran parlare di prevenzion­e, ma troppo spesso non si riesce ad andare oltre le raccomanda­zioni e le dichiarazi­oni di intenti. Da un lato le istituzion­i, che non sempre riescono a mettere in piedi programmi omogenei su tutto il territorio nazionale; dall’altro i cittadini, che non essendo mai stati formati sul valore del “prendersi cura della propria salute” non hanno realmente interioriz­zato questa esigenza.

In un contesto così frammentat­o, la prevenzion­e diventa più che altro un complicato puzzle di analisi e controlli realizzati in maniera casuale ed estemporan­ea. Ecco perché sta facendo molto discutere e sta suscitando grande interesse una proposta lanciata dal network editoriale PreSa – Prevenzion­e e Salute, indirizzat­a alla ministra Giulia Grillo e al ministro per l’Istruzione Marco Bussetti. In cosa consiste l’idea? Introdurre la figura del medico in classe, coinvolgen­do gli specializz­andi in medicina e chirurgia, per insegnare ai ragazzi a prendersi cura di loro stessi ed educarli per l’appunto alla prevenzion­e, indirizzan­doli in maniera concreta verso stili di vita e comportame­nti sani.

L’aspetto interessan­te di questa proposta sta nella sua sostenibil­ità economica, perché non comportere­bbe oneri aggiuntivi per le casse dello Stato e non finirebbe per gravare sugli insegnanti.

I medici specializz­andi delle università italiane potrebbero dedicare una piccola parte del percorso formativo alla promozione della salute nelle scuole. Al di là di quelle che sono le patologie tipiche dell’età giovanile (infezioni respirator­ie, infezioni delle vie urinarie e gastroente­riti per i giovanissi­mi) esistono molte malattie che tenderanno a sviluppars­i nel corso della vita proprio a causa di pessimi stili di vita. Malattie sulle quali si può giocare d’anticipo grazie alla cultura della salute.

Ma qual è l’opinione dei medici? Annalisa Passariell­o, ricercator­e alla Federico II di Napoli e specialist­a in Oncologia pediatrica, vede il progetto con favore. «Partire dalnerativ­e, scuole è una buona idea – dice - perché oggi le criticità sono molte. Nel nostro Paese si è fatto e si fa molto in termini di prevenzion­e, tuttavia non c’è ancora la giusta attenzione verso le malattie croniche e le patologie neurodege- che coinvolgon­o moltissime persone. Agire sin dall’infanzia per trasmetter­e messaggi corretti potrebbe fare la differenza. Penso all’obesità giovanile, che in Campania è un problema già a partire dall’età scolare».

La pediatra spiega che grandi resistenze arrivano da parte dei familiari e superata la pubertà, è molto difficile che un ragazzino possa rimettersi in linea con il peso. «Un bambino al quale viene insegnato il valore della preven- zione – aggiunge - può essere un bambino che educa i genitori e la famiglia. Non sarà la panacea di tutti i mali, ma sarebbe un buon inizio». Passariell­o è convinta che il medico in classe sia un progetto da sposare, ma solo se strutturat­o per gli specializz­andi come parte specifica di un percorso di formazione. «Dovrebbe coinvolger­e – precisa - gli specializz­andi che abbiano scelto branche connesse con le problemati­che dell’infanzia e dell’adolescenz­a». Quanto alle forze in campo, il Miur per il 2018 ha comunicato un aumento dei posti disponibil­i per le specializz­azioni rispetto all’anno scorso: si è passati da 6.676 a 6.934. Di questi sono 6.200 quelli finanziati con risorse statali; 640 sono finanziati da fondi regionali e 94 con risorse di altri enti pubblici o privati.

Convinto che «la promozione della dimensione positiva della salute sia sempre di più una necessità irrinuncia­bile», Anche Italo Angelillo, ordinario di Igiene alla Scuola di Medicina e Chirurgia alle

l’Università della Campania Luigi Vanvitelli, ritiene che «fronteggia­re le malattie non basta», si deve lavorare «per recuperare il ruolo della persona nella gestione della propria salute. È necessario, quindi, un percorso educativo che, attraverso la conoscenza induca comportame­nti coerenti con un modello di vita improntato al benessere». Angelillo, che è anche direttore del dipartimen­to di Medicina Sperimenta­le alla Vanvitelli sposa l’idea di un intervento precoce, già dai primi anni di vita. Unico «strumento idoneo a sviluppare nelle nuove generazion­i l’attenzione verso i fattori dai quali dipende il benessere individual­e e della collettivi­tà».

Dunque, la scuola come «luogo ideale in cui poter maturare convinzion­i, opinioni, conoscenze, atteggiame­nti e abitudini e per instaurare un dialogo sulla salute e sui corretti stili di vita». La presenza del medico in classe, attraverso il continuo rapporto con i ragazzi, avrebbe proprio l’obiettivo di facilitare la diffu- sione dei messaggi di prevenzion­e. «È dimostrato – prosegue Angelillo - che un numero limitato di comportame­nti contribuis­ce in larga misura a determinar­e alcune tra le maggiori cause di morte, come le malattie cardiocirc­olatorie, il cancro e gli incidenti. Questi comportame­nti, spesso maturati in giovane età, comprendon­o il consumo di tabacco, di sostanze psicotrope, di alcol, le diete non salutari, un’attività fisica e comportame­nti sessuali inadeguati. Il medico in classe può fornire nozioni attraverso un processo formativo e non informativ­o, coinvolgen­do l’alunno con un’interazion­e attiva. In particolar­e, per la lotta ai danni dal tabagismo, la migliore strategia è la prevenzion­e. Le morti e le malattie fumo-correlate sono prevedibil­i e prevenibil­i e si conosce quali danni provoca l’uso di tabacco e come fare per evitarne le conseguenz­e». Angelillo sottolinea quanto sia importante anche l’attività fisica nella prevenzion­e di molte malattie cronico-degenerati­ve: malattie cardiovasc­olari, malattie respirator­ie, obesità, diabete mellito, osteoporos­i e alcune forme di cancro. Un altro esempio è l’educazione alimentare, che deve mirare a promuovere stili di vita corretti al fine della prevenzion­e dell’obesità infantile e, di conseguenz­a, delle patologie cronico-degenerati­ve.

Infine, conclude Angelillo, «la promozione della salute sessuale e l’adozione di comportame­nti sicuri, per prevenire la trasmissio­ne delle infezioni, sviluppand­o approcci per promuovere buone pratiche ed informazio­ni per affrontare importanti aspetti della prevenzion­e delle malattie sessualmen­te trasmissib­ili. L’educazione alla salute con il medico in classe deve aiutare a produrre un efficace cambiament­o dei comportame­nti di salute, potenziand­o le azioni virtuose, ma anche attuando un percorso in cui si mantenga stabile il cambiament­o salutare nel proprio stile di vita».

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 ??  ?? Annalisa Passariell­o Ricercatri­ce di pediatria generale all’Università Federico II di Napoli e specialist­a in Oncologia pediatrica
Annalisa Passariell­o Ricercatri­ce di pediatria generale all’Università Federico II di Napoli e specialist­a in Oncologia pediatrica
 ??  ?? Italo Angelillo Ordinario di Igiene alla Scuola di Medicina e Chirurgia all’Università della Campania «Luigi Vanvitelli»
Italo Angelillo Ordinario di Igiene alla Scuola di Medicina e Chirurgia all’Università della Campania «Luigi Vanvitelli»
 ??  ?? Interrogaz­ioni «sanitarie» Il futuro in classe con il medico in cattedra secondo Daniela Pergreffi
Interrogaz­ioni «sanitarie» Il futuro in classe con il medico in cattedra secondo Daniela Pergreffi
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