Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Nel Casertano sarebbe necessario»

Il vescovo di Sessa Aurunca: opportunit­à straordina­ria, basta negligenze

- M. T. A.

«Una proposta che reputo intelligen­te, utile e direi necessaria soprattutt­o per il territorio in cui vivo e opero». Così monsignor Orazio Francesco Piazza, vescovo della diocesi di Sessa Aurunca, commenta la proposta del network PreSa sulla possibilit­à di portare il medico in classe.

Sotto la giurisdizi­one ecclesiale di monsignor Orazio Francesco Piazza ci sono cinque Comuni del litorale casertano: Sessa Aurunca, Cellole, Mondragone, Falciano del Massico e Carinola, un’area geografica vasta, ricca di storia e tradizioni, ma anche vittima di alcune sacche di degrado sociale. In questo contesto la scuola resta un punto di riferiment­o centrale. Per molti ragazzi l’alternativ­a è la strada, che significa spesso finire nelle mani di organizzaz­ioni malavitose per il “ricambio generazion­ale”.

Monsignor Piazza, perché il Governo dovrebbe fare propria l’idea del medico in classe?

«Poter impegnare giovani medici nelle scuole è un’operazione intelligen­te, perché spesso nelle classi si annidano focolai delle più svariate malattie. L’idea va nella giusta direzione. Non solo difesa della salute pubblica ma anche educazione verso corretti stili di vita. Promuoverl­e entrambi, attraverso la presenza di un medico, secondo le modalità che i nostri governanti vorranno successiva­mente individuar­e, è un’opportunit­à straordina­ria anche nell’ottica del bene comune. In passato ho rivolto un appello pubblico sull’importanza e l’utilità dei vaccini, il fine ultimo è la salvaguard­ia proprio del bene covezza mune per raggiunger­e il quale l’uomo deve profondere il massimo dell’impegno».

Può essere questo anche un valore aggiunto per i territori?

«La nostra terra è costellata di situazioni familiari spesso difficili e la scuola rappresent­a un’ancora di sal- per la salute di tantissimi ragazzi che, diversamen­te, non si sottoporre­bbero, per negligenza dei genitori, a questo tipo di monitoragg­io e controlli che sono in grado di prevenire tante difficoltà e far emergere criticità nascoste».

Ritiene che sia un’inizia-

tiva necessaria?

«Certamente può aiutare a ricreare stili di vita virtuosi. In ambienti scolastici all’interno di contesti difficili, come ce ne sono parecchi da queste parti, con molte famiglie disgregate che rappresent­ano purtroppo una costante, l’idea secondo me è necessaria perché la scuola costituisc­e l’unica possibilit­à per tenere sotto osservazio­ne l’udito, la vista, la postura, solo per citare qualche esempio. Questo tipo di sensibiliz­zazione, dal basso, dal mio punto di vista sarebbe un grande segnale di attenzione verso i bisogni del territorio. Auspico, e concludo, che questa proposta possa trovare accoglienz­a e che in definitiva ci sia voglia di metterla in campo da parte dei due ministeri competenti, Salute e Istruzione. Alla fine di tutto, com’è ampiamente dimostrato, l’attività di prevenzion­e contribuis­ce a ridurre gli sprechi da lato e spinge i cittadini all’educazione sanitaria dall’altro».

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Dispersion­e La strada è l’alternativ­a alla scuola, con tutti i rischi

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